Arrestati nelle curve di Milan e Inter: chi è il bodyguard di Fedez
Arresti nelle curve di Milan e Inter
Tutti d’accordo per delinquere anche dalle curve opposte. Gli ultrà delle curve di Inter e Milan hanno messo in atto estorsioni legate alla vendita dei biglietti delle partite, facendo pagare un vero e proprio ‘pizzo’ per il parcheggio nei pressi dello stadio di San Siro. Hanno creato un cartello per la vendita di bibite e gadget all’interno dello stadio, e sono stati registrati casi di lesioni e risse. Sedici persone sono state arrestate, mentre altre due hanno ricevuto gli arresti domiciliari. I capi e dirigenti delle tifoserie organizzate delle due curve sono stati coinvolti in queste operazioni. Le forze dell’ordine, inclusa Polizia e Guardia di Finanza, hanno eseguito le ordinanze del giudice delle indagini preliminari Domenico Santoro in un’inchiesta della Procura di Milano, nata da quattro diverse linee d’indagine. Si va dalla presenza della ‘ndrangheta, che sarebbe stata agevolata dalla curva interista, fino a nomi noti legati al mondo dello spettacolo come quelli dei bodyguard di Fedez, rimasti coinvolti in situazioni problematiche.
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Il panorama delle tifoserie milanesi si tinge di contorni inquietanti: l’inchiesta rivela un mondo sottostante di illegalità che travalica il confine dello sport, mostrando collusioni e dinamiche criminali radicate. Questo non è solo un caso isolato, ma un esempio di come la passione calcistica possa facilmente intrecciarsi con attività illecite, creando un’alleanza pericolosa tra le tifoserie e la criminalità organizzata.
Dettagli sulle indagini e modalità di operazione
Le indagini che hanno portato agli arresti nelle curve di Milan e Inter si sono sviluppate attraverso un lungo e articolato lavoro di intelligence e ascolti ambientali da parte della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano. Sei anni di eventi sono stati monitorati, documentando comportamenti e attività illecite all’interno e all’esterno dello stadio Meazza. Le forze dell’ordine hanno messo in luce un’organizzazione ben strutturata, in grado di gestire estorsioni e vendite illegali con modalità operative raffinate e collaudate nel tempo.
All’inizio di tutto, c’è stata la scarcerazione di Vittorio Boiocchi, un ex leader della curva interista, che ha riassunto il potere nella sua curva fino alla sua morte avvenuta nell’ottobre 2022. Quest’evento ha scatenato una guerra tra le fazioni per il controllo dei profitti legati alle attività illecite che si svolgevano fuori e dentro lo stadio. Le indagini hanno svelato che l’aggressività e la violenza non erano solo fenomeni isolati, ma riflettevano lotte di potere tra gruppi organizzati per la spartizione di utili provenienti dalle vendite dei biglietti, pizzo per i parcheggi e altro ancora.
Il coinvolgimento della ‘ndrangheta è emerso chiaramente: alcuni membri della curva interista avrebbero agevolato le attività della cosca Bellocco, contribuendo così a un rafforzamento della criminalità calabrese nelle dinamiche della curva. Le tecniche utilizzate per le estorsioni si sono rivelate varie, comprendendo minacce e aggressioni fisiche per assicurarsi il controllo sul mercato dei biglietti e sulla vendita di articoli all’interno dello stadio.
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Le operazioni di polizia si sono svolte in parallelo a un’intensa attività di indagine sotto copertura, con agenti infiltrati che hanno permesso di raccogliere prove decisive. L’impegno delle forze dell’ordine ha quindi portato a svelare una reale rete di malaffare collegata al mondo del tifo, rivelando non solo i protagonisti, ma anche la complessità delle relazione tra tifoserie e criminalità organizzata.
La curva dell’Inter e il coinvolgimento della ‘ndrangheta
Nel contesto della curva dell’Inter, la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di figure di spicco coinvolte in attività illecite. Tra gli arrestati spiccano **Andrea Beretta**, riconosciuto come il capo della curva Nord, e **Marco Ferdico**, suo vice, entrambi accusati di far parte di un’associazione a delinquere che avrebbe favorito gli interessi della ‘ndrangheta.** Questo gruppo criminale, in particolare la cosca dei **Bellocco**, ha trovato nella curva interista un trampolino di lancio per espandere la propria influenza e attività illecite.
La tensione crescente nel sottobosco delle tifoserie è emersa con l’omicidio di Antonio Bellocco, avvenuto un mese prima per mano di Andrea Beretta. **Il reggente della curva, Renato Bosetti,** è stato arrestato poco dopo, sottolineando il vuoto di potere e le rivalità interne che si sono create dopo il delitto. Questo ha innescato una feroce lotta per il controllo delle attività lucrative, incluse estorsioni e violenze tipiche del panorama ultras. L’infiltrazione della malavita calabrese nella curva è apparsa evidente, legando inscindibilmente sport e criminalità organizzata in un mix esplosivo.
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Le forze dell’ordine hanno mappato un’organizzazione complessa, in cui le dinamiche di potere tra diversi gruppi ultras non solo si sovrapponevano, ma si intrecciavano con le operazioni della ‘ndrangheta. **La violenza e le risse sono diventate ricorrenti, segno di uno scontro in atto non solo per il predominio della curva, ma anche per il controllo dei flussi di denaro generati dalle operazioni illecite attorno al mondo del calcio.** I metodi utilizzati variavano da intimidazioni e minacce, fino a veri e propri attacchi, evidenziando un clima di terrore volto a mantenere il dominio in una realtà in cui l’economia illegale prosperava senza fatica.
Profilo degli arrestati nella curva del Milan
Fra gli arrestati nella curva Sud del Milan spiccano nomi noti legati non solo alla tifoseria, ma anche a personaggi del mondo dello spettacolo. **Luca Lucci**, uno dei capi ultrà, è riconosciuto per il suo atteggiamento ribelle e per il suo approccio aggressivo nei confronti di chi tenta di intromettersi nelle loro attività illecite. Less prominent but equally significant, **Francesco Lucci**, suo fratello, è stato associato alle stesse pratiche ritenute dannose per il club e la società civile.
Accanto a loro troviamo **Alessandro Sticco**, noto con il soprannome di “Shrek”, **Fabiano Capuzzo**, **Christian Rosiello**, e **Islam Hagag**, conosciuto come Alex Cologno, tutti arrestati con l’accusa di associazione per delinquere. Christian Rosiello gode di notorietà come bodyguard di Fedez, indicando una complicata intersezione tra il mondo del tifo e quello delle celebrità. **Rosiello e Hagag**, in particolare, hanno attirato l’attenzione mediatica per il loro legame con il popolare rapper, avendo viaggiato e trascorso tempo con lui, evidenziando un mix tra il mondo del tifo e la vita dei VIP.
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Particolarmente allarmante è il precedente coinvolgimento di Rosiello in un agguato avvenuto in una discoteca, dove è accusato di aver preso parte a un violento pestaggio. La presenza di personaggi legati al mondo dello spettacolo in questa rete criminale solleva interrogativi sulle dinamiche che uniscono sport e celebrità, rivelando come anche i più noti possano essere coinvolti in atti illeciti. **Il fatto che questi arrestati trascorressero del tempo con Fedez, famoso per le sue posizioni contro la violenza di ogni forma, rappresenta un paradosso che merita di essere esplorato.**
Questo mix di criminalità e popolarità crea un ambiente rischioso non solo per i soggetti coinvolti, ma anche per il pubblico e i tifosi, ponendo interrogativi su quali valori siano trasmessi e sulla reale celebrazione della cultura calcistica. Le influenze reciproche tra gruppi ultrà e personaggi noti amplificano la necessità di vigilanza e responsabilità da parte di tutti, dal pubblico agli operatori del settore e delle forze dell’ordine.
Relazioni con personaggi noti e implicazioni legali
Le connessioni tra i membri delle curve e personaggi noti del mondo dello spettacolo arricchiscono il quadro di questa vasta inchiesta. Christian Rosiello, bodyguard di Fedez, è stato protagonista di episodi controversi che pongono interrogativi inquietanti sulla sua condotta. La sua vicinanza a Fedez, artista di grande popolarità, mette in luce come il mondo della musica e quello delle tifoserie possano intrecciarsi in modi inaspettati e preoccupanti. Le voci di corridoio suggeriscono che le frequentazioni di Rosiello e di altri arrestati con Fedez e la sua cerchia, tra cui Islam Hagag, amico del rapper, non siano state estranee a tensioni personali, nemmeno nel contesto di relazioni pubbliche e apparizioni sociali.
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Luca Lucci e Rosiello, insieme a Hagag, erano stati avvistati recentemente in viaggio a Parigi con Fedez, segno tangibile di una complicità che sfida le norme sociali e legali. **Questo intreccio biografico e professionale tra ultras e celebrità** fa emergere alcune domande: quali sono le influenze reciproche e come possono questi legami influenzare i comportamenti? I rapporti di amicizia e lavoro tra i membri delle curve e le figure pubbliche sollevano seri interrogativi: sono ignari delle attività illecite o, peggio, compiacenti? La facciata di amicizia e supporto potrebbe nascondere un’alleanza più profonda, con potenziali implicazioni legali ed etiche.
Inoltre, l’impatto di questa associazione con personaggi noti su chi li circonda è significativo. I tifosi e il pubblico in generale potrebbero percepire un’influenza negativa, considerando che alcuni dei comportamenti più scorretti sono operati da individui che dovrebbero fungere da modelli. La tensione tra fama e responsabilità diventa palpabile, richiedendo una riflessione collettiva su quali valori venissero trasmessi e su come la legalità e l’integrità potrebbero venir compromesse in nome della notorietà.
I legami di Rosiello e Hagag con il rapper Fedez si caricano quindi di un significato più complesso, dove le storie personali si intrecciano con il tessuto di una narrazione più ampia, fatta di illegalità e opportunismo. La presenza di personaggi noti in questa inchiesta rappresenta un elemento critico non solo per il loro destino legale, ma anche per l’immagine e la reputazione del mondo del calcio e della cultura pop in generale.
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