Andare in pensione prima nel 2026: requisiti e misure per 60 anni o 35,10 anni di contributi
isopensione: come funziona e quando è utilizzabile
Isopensione è lo strumento che consente, a determinate condizioni, di anticipare l’uscita dal lavoro con il sostegno economico dell’azienda che si fa carico dell’erogazione dell’assegno e dei contributi figurativi. Rimane operativo anche nel 2026 e rappresenta l’unica alternativa per ottenere la pensione a 60 anni o con 35 anni e 10 mesi di contributi senza usufruire delle misure oggi scomparse come Opzione Donna e Quota 103. L’accesso non è automatico: occorre che l’impresa avvii un processo di esodo incentivato concordato con le organizzazioni sindacali e che il lavoratore accetti l’offerta di prepensionamento prevista dall’intesa.
Indice dei Contenuti:
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L’Isopensione non è una misura individuale né strutturale a libera scelta del dipendente: la sua attivazione richiede che l’azienda sia coinvolta in un piano di riorganizzazione, ristrutturazione o riduzione del personale e che sottoscriva un accordo in sede ministeriale con i sindacati maggiormente rappresentativi. Nell’intesa si definiscono il numero dei lavoratori interessati, i criteri di selezione, le modalità di uscita e gli oneri economici a carico dell’impresa. Solo dopo la sottoscrizione dell’accordo il singolo lavoratore può aderire volontariamente all’esodo.
Il meccanismo operativo prevede che l’INPS eroghi un trattamento corrispondente all’importo della pensione maturata al momento dell’uscita, comprensivo dei contributi figurativi utili al perfezionamento della posizione contributiva. Tuttavia, pur essendo formalmente una prestazione previdenziale, il costo economico viene anticipato e sostenuto interamente dal datore di lavoro: questo è il presupposto che rende l’Isopensione uno strumento riservato a realtà aziendali che accettano l’onere finanziario dell’anticipazione pensionistica.
In termini temporali, l’Isopensione serve soprattutto per lavoratori che si trovano a non più di sette anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata. La durata massima della copertura contributiva figurativa e dell’erogazione anticipata è stata prorogata fino al 2026 a sette anni, ma la fruizione è sempre subordinata alla definizione formale dell’intesa aziendale e alla successiva domanda dell’interessato, che deve essere compilata e trasmessa con la convalida del datore di lavoro tramite il modello previsto dall’INPS.
requisiti e limiti per lavoratori e aziende
Requisiti e limiti per lavoratori e aziende: per accedere all’Isopensione occorrono condizioni precise sia sul versante aziendale che su quello dei lavoratori. Il meccanismo è concepito come strumento di accompagnamento all’uscita dal lavoro nel quadro di processi aziendali strutturati; pertanto l’accesso non può essere rivendicato individualmente senza che sussista l’accordo collettivo e la copertura finanziaria prevista dall’impresa. I vincoli comprendono limiti di età e contributivi, la necessità di un’intesa ministeriale con i sindacati rappresentativi e la disponibilità dell’azienda a sostenere integralmente l’onere economico per l’intera durata dell’anticipazione.
Possono essere destinatari dell’Isopensione esclusivamente i lavoratori che abbiano raggiunto i requisiti anagrafici o contributivi previsti: età minima di 60 anni oppure il possesso di almeno 35 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 34 anni e 10 mesi per le donne. La misura è pensata per soggetti collocati a non più di sette anni dal conseguimento dei requisiti ordinari di pensionamento: questo vincolo temporale delimita chiaramente la platea ammissibile e impedisce uscite troppo anticipate rispetto al percorso previdenziale ordinario.
Sul fronte aziendale, l’accesso all’Isopensione è subordinato all’adozione di un piano di esodi concordato in sede ministeriale con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Nell’intesa vanno dettagliati numero dei lavoratori coinvolti, criteri di selezione, durata dell’erogazione e modalità di copertura finanziaria. Senza questo atto formale l’INPS non può procedere all’erogazione del trattamento anticipato, anche se il singolo lavoratore soddisfa i requisiti anagrafici o contributivi.
Esistono inoltre limiti temporali e quantitativi: la copertura contributiva figurativa e il versamento anticipato dell’assegno sono concessi per un periodo massimo stabilito dalla normativa (sette anni fino al 2026) e l’azienda deve impegnarsi a mantenere la copertura per l’intero arco temporale previsto dall’intesa. In assenza della sostenibilità economica da parte dell’impresa o del consenso sindacale, la misura non può essere attivata.
Infine, l’adesione del lavoratore è volontaria e richiede la presentazione di una domanda specifica all’INPS convalidata dall’azienda tramite il modello previsto. L’accettazione comporta la decadenza da altre richieste di accesso anticipato alla pensione nello stesso periodo: è quindi necessario valutare con attenzione le implicazioni previdenziali, fiscali e contrattuali prima di aderire a un esodo incentivato.
FAQ
- Chi può richiedere l’Isopensione? Possono accedervi i lavoratori che hanno compiuto 60 anni o raggiunto 35 anni e 10 mesi di contributi (uomini) o 34 anni e 10 mesi (donne), purché l’azienda abbia sottoscritto l’intesa sindacale e ministeriale.
- L’azienda può imporre l’uscita tramite Isopensione? No. L’adesione è volontaria per il lavoratore; l’azienda può proporre l’esodo ma non costringere il dipendente ad accettarlo.
- Quanto dura la copertura contributiva figurativa? Fino a un massimo di sette anni per le intese valide nel 2026, con obbligo dell’azienda di sostenere i contributi per l’intero periodo concordato.
- L’INPS paga direttamente l’assegno in assenza dell’accordo aziendale? No. L’erogazione dell’Isopensione richiede l’accordo aziendale e la convalida della domanda tramite il modello previsto dall’INPS.
- Ci sono limiti numerici per i lavoratori coinvolti? Sì: il numero dei lavoratori interessati viene definito nell’intesa tra azienda e sindacati e riportato nelle comunicazioni ministeriali.
- Quali cambiamenti sono previsti dopo il 2026? Dal 2027 è prevista la riduzione del periodo massimo di anticipo, tornando all’impostazione originaria con un limite inferiore agli attuali sette anni.
procedura pratica: dall’accordo sindacale alla domanda INPS
Nel processo che porta all’attivazione dell’Isopensione ogni fase è normata e richiede precisione procedurale: dall’avvio delle trattative in azienda alla formale domanda all’INPS, con obblighi documentali e tempistiche da rispettare per garantire la legittimità dell’esodo incentivato.
L’avvio formale parte dall’impresa che segnala la necessità di un piano di riorganizzazione o riduzione del personale e convoca le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per negoziare l’intesa. In sede ministeriale si definiscono i punti essenziali: numero dei lavoratori coinvolti, criteri oggettivi di selezione, durata dell’esodo, importo e modalità di copertura finanziaria a carico dell’azienda. Solo l’accordo trasmesso alle competenti autorità rende l’isopensione attivabile per i singoli dipendenti.
Dopo la sottoscrizione dell’intesa, i lavoratori selezionati ricevono la proposta formale di adesione e devono decidere volontariamente se accettarla. L’accettazione del lavoratore va documentata per iscritto: l’atto di volontà è requisito imprescindibile per la successiva fase amministrativa. Il datore di lavoro, contestualmente, assume l’impegno finanziario e deve preparare la documentazione probatoria dell’accordo da allegare alla richiesta all’INPS.
La presentazione della domanda all’INPS non è la normale istanza di pensione: si utilizza il modello specifico previsto dall’istituto (modello SC77 o altro modello vigente) che attesta la convalida aziendale dell’uscita anticipata. Alla domanda vanno allegati l’accordo sindacale e ministeriale, l’elenco dei lavoratori interessati, le dichiarazioni di adesione sottoscritte e tutta la documentazione contabile che dimostri la capacità dell’azienda di sostenere gli oneri previdenziali per la durata concordata.
L’INPS verifica la conformità formale e sostanziale della richiesta: controlla i requisiti anagrafici e contributivi del lavoratore, la regolarità dell’intesa aziendale e la completezza della documentazione. Solo dopo l’esito favorevole dei controlli l’ente procede all’erogazione dell’assegno e alla certificazione dei contributi figurativi. Eventuali omissioni o discrepanze nella documentazione possono comportare rigetti o richieste integrative che rallentano l’iter.
Infine, vanno osservati i termini e le scadenze: la trasmissione dell’accordo, la notifica dell’offerta di esodo al lavoratore e l’inoltro della domanda all’INPS seguono tempistiche precise stabilite dalla normativa e dagli accordi ministeriali. La mancata osservanza dei termini può compromettere l’accesso alla prestazione. Per questo motivo è fondamentale il supporto tecnico-legale sindacale e aziendale nella predisposizione di tutta la documentazione e nella gestione delle comunicazioni con l’INPS.
FAQ
- Qual è il primo passo per attivare l’Isopensione? L’azienda deve avviare la negoziazione con i sindacati e sottoscrivere un’intesa in sede ministeriale che definisca i dettagli dell’esodo.
- La domanda all’INPS la presenta il lavoratore o l’azienda? La domanda è presentata dal lavoratore ma deve essere convalidata e corredata dalla documentazione fornita dall’azienda, tramite il modello previsto dall’INPS.
- Quali documenti sono indispensabili per la richiesta? L’accordo sindacale e ministeriale, le dichiarazioni di adesione del lavoratore, l’elenco dei partecipanti e la documentazione che comprovi la copertura finanziaria aziendale.
- Cosa verifica l’INPS prima di erogare l’Isopensione? L’ente controlla requisiti anagrafici/contributivi, regolarità dell’intesa e completezza della documentazione allegata.
- Cosa succede se manca un documento nella domanda? L’INPS può richiedere integrazioni o respingere la domanda; ciò comporta ritardi nella concessione della prestazione.
- È necessario il supporto sindacale per la procedura? Sì: il ruolo sindacale è centrale nella negoziazione dell’accordo e nella tutela dei diritti dei lavoratori durante l’intero iter.
durata, vantaggi temporanei e cosa cambia dal 2027
Il periodo massimo di erogazione dell’Isopensione fino al 2026 è stato esteso a sette anni, una scelta normativa temporanea che ha inciso sulla possibilità di anticipare la cessazione dal lavoro in modo più significativo rispetto al regime originario. Questa estensione rappresenta un vantaggio limitato nel tempo: consente all’impresa di sostenere l’onere per un arco più lungo e al lavoratore di godere di una copertura contributiva figurativa estesa, ma non modifica la natura finanziaria dell’operazione né i vincoli selettivi che regolano l’accesso.
La proroga a sette anni semplifica la pianificazione degli esodi in aziende con piani di ristrutturazione complessi, perché diluisce l’onere a carico dell’impresa e facilita l’allineamento con gli ammortizzatori sociali. Tuttavia il beneficio è destinato a scemare: la normativa prevede un ritorno alla durata originaria di massimo quattro anni a partire dal 2027. Questo significa che gli accordi stipulati dopo tale data dovranno prevedere un anticipo più limitato rispetto alle intese vigenti nel 2026, riducendo lo spazio operativo per le aziende e per i lavoratori che puntano a un’uscita precoce.
Dal punto di vista del lavoratore il vantaggio è temporaneo e va valutato in relazione alla perdita potenziale di reddito e agli effetti sul montante contributivo futuro. La copertura figurativa riconosciuta dall’INPS per il periodo di Isopensione consente il conteggio dei contributi ai fini pensionistici, ma l’anticipo della pensione e la durata della fruizione incidono comunque sull’importo definitivo dell’assegno. Con il ritorno al limite di quattro anni dal 2027, l’opportunità di un prepensionamento significativo si riduce, rendendo l’Isopensione meno appetibile per chi è ancora lontano dai requisiti ordinari.
Per le imprese la riduzione futura del periodo massimo comporterà una maggiore pressione nella gestione dei piani di uscita: dovranno trovare soluzioni alternative per contenere i costi o concordare uscite più veloci e selettive. Inoltre, la sostenibilità economica di un esodo incentivato con durata ridotta potrà richiedere modalità di incentivazione diverse (una tantum, accordi di outplacement, o ricorso a strumenti di flessibilità interna) per rendere accettabile la proposta ai lavoratori e agli organi sindacali.
In prospettiva, la modifica della durata pone anche questioni operative per l’INPS: la gestione delle pratiche, la verifica dei periodi di contribuzione figurativa e il controllo dei flussi finanziari legati agli accordi richiederanno adattamenti procedurali. Per i lavoratori interessati entro il 2026 è dunque essenziale valutare l’adesione tenendo conto del vincolo temporale esteso, mentre chi ipotizza l’uscita dal 2027 in poi dovrà considerare che il margine di anticipo concesso dall’Isopensione sarà più contenuto.
Infine, la natura transitoria dell’estensione mette in evidenza la rilevanza di tempistiche e calendari: gli accordi da negoziare e finalizzare entro il periodo di vigenza della proroga possono offrire opportunità non più replicabili in futuro. Per questo è cruciale un’analisi preventiva accurata dei costi aziendali, delle conseguenze previdenziali individuali e della fattibilità pratica dell’uscita anticipata, coinvolgendo consulenza specialistica e le rappresentanze sindacali nelle fasi decisionali.
FAQ
- Per quanto tempo è possibile usufruire dell’Isopensione nel 2026? Fino a sette anni, grazie alla proroga normativa valida per il periodo 2022-2026.
- Cosa cambia dal 2027 riguardo alla durata? Dal 2027 è previsto il ritorno al limite originario di massimo quattro anni di anticipo.
- La proroga a sette anni altera i requisiti anagrafici o contributivi? No: la proroga riguarda solo la durata massima dell’erogazione e della copertura figurativa, non i requisiti di accesso.
- Quali effetti ha la riduzione della durata per le aziende? Le imprese avranno meno flessibilità temporale per diluire i costi e dovranno ripensare gli strumenti di incentivazione all’esodo.
- Come influisce la durata sulla pensione definitiva del lavoratore? L’anticipo e la durata dell’erogazione incidono sull’importo definitivo: la copertura figurativa aiuta il montante, ma l’uscita anticipata può ridurre l’assegno pensionistico complessivo.
- Conviene aderire all’Isopensione entro il 2026? La convenienza dipende da valutazioni individuali e aziendali: la proroga offre più margine, ma è necessario analizzare costi, benefici previdenziali e alternative disponibili.




