Amministratore del sito sessista Phica.eu indagato un uomo fiorentino di 45 anni

Gestione e amministrazione del sito Phica.eu
Le indagini sull’amministrazione di Phica.eu, il sito web al centro dello scandalo per contenuti sessisti e offensivi, hanno portato all’identificazione di un soggetto chiave: Vittorio Vitiello, 45enne originario di Pompei e residente a Scandicci che secondo l’analisi condotta dall’esperto di cyberintelligence Alex Orlowsky, confermata dallo stesso sul proprio profilo Facebook, e pubblicata dal ‘Domani’, Vitiello avrebbe svolto un ruolo attivo nella gestione della piattaforma e nelle pratiche di estorsione rivolte a chi chiedeva la rimozione dei contenuti pubblicati.
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Vitiello però respinge ogni accusa. Rifugiato dietro il suo abituale nick felino, ha pubblicato oggi, martedì 2 settembre, sulla home della piattaforma incriminata – ora chiusa – un lungo testo, corredato da screenshot di chat con presunti ‘clienti’. Nelle conversazioni mostra come offrisse un servizio di rimozione di contenuti da phica.eu, ma non solo.
Secondo la sua ricostruzione, la richiesta di un compenso sarebbe stata legittima, frutto di una collaborazione consensuale e a largo raggio, non limitata al singolo sito.
Vitiello è noto anche con gli pseudonimi BossMiao e Phicamaster, e risulta essere il titolare della società Lupotto srl, specializzata in campagne pubblicitarie sui social media.
Il 45enne è stato ascoltato dalle autorità fiorentine in seguito alla denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro, le cui immagini e quelle di altre figure politiche erano state indebitamente caricate sul sito accompagnate da commenti sessisti e volgari. La scoperta di Vitiello come amministratore rappresenta un elemento cruciale nell’accertamento delle responsabilità e nel delineare il quadro delle attività illegali legate a Phica.eu.
Denunce, segnalazioni e azioni legali avviate
Il clamore suscitato dalla diffusione di immagini sessiste e offensive su Phica.eu ha innescato una serie massiccia di denunce e segnalazioni da parte di donne vittime della pubblicazione non autorizzata dei propri scatti.
L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, affermata nel settore della tutela legale delle donne, ha promosso una class action che sta raccogliendo decine di segnalazioni provenienti da esponenti politiche, influencer e attrici. Il gruppo di 12 legali coinvolti nel procedimento ha già catalogato numerosi casi, principalmente introdotti attraverso associazioni femminili impegnate nella difesa dei diritti civili.
Le denunce depositate mirano a ottenere non solo la rimozione immediata dei contenuti diffamatori, ma anche il risarcimento danni sia contro i gestori delle piattaforme sia contro coloro che hanno contribuito alla diffusione e alla pubblicazione dei commenti sessisti e diffamatori. Contemporaneamente, sono state avviate azioni penali e civili, confermando la volontà di contrastare efficacemente questa forma di violenza digitale e di affermare il diritto alla privacy e alla dignità delle vittime.
Indagini della polizia postale e reazioni degli interessati
Le indagini condotte dalla polizia postale hanno assunto un ruolo centrale nel tentativo di far luce sulla gestione e sulla dinamica operativa di Phica.eu. Dopo aver chiuso il sito, considerato un emblema della diffusione di contenuti sessisti e offensivi, gli investigatori stanno approfondendo i legami tra amministratori, collaboratori e soggetti coinvolti nel caricamento delle immagini e nei commenti lesivi. Parallelamente, le attività di monitoraggio digitale sono orientate a identificare gli utenti responsabili della pubblicazione di contenuti illegali e a verificare l’entità delle azioni estorsive attribuite al gestore del sito.
Nel frattempo, un altro soggetto italiano tirato in causa nel corso delle indagini, il manager Roberto Maggio, ha negato qualsiasi coinvolgimento nella gestione del portale. Maggio, attivo tra Dubai e Sofia, ha chiarito che la sua società, Hydra, con sede legale in Bulgaria, si occupa esclusivamente del supporto tecnico relativo ai sistemi di pagamento all’estero e non della conduzione o della responsabilità sui contenuti del sito. Ha inoltre affermato di non essere stato contattato formalmente dalle autorità, pur mostrando fiducia nelle capacità investigative della polizia postale di individuare i veri responsabili.
Il lavoro della Procura di Roma, sulla base delle informazioni raccolte dagli investigatori, potrebbe sfociare a breve nell’apertura di un fascicolo formale, con un focus diretto sul quadro criminale che si cela dietro la piattaforma. L’attività delle forze dell’ordine e della magistratura si presenta dunque articolata e complessa, con l’obiettivo di contrastare efficacemente le violazioni della privacy e la diffusione di contenuti sessisti, restituendo giustizia alle numerose vittime coinvolte.
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