I’m Watch, il fallimento dello smartwatch italiano precursore di Apple e Google
È sempre un piacere vedere l’innovazione made in Italy. Start up tricolori che si affacciano sul mercato con qualcosa di nuovo e, a volte, riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati.
I’m Watch sarebbe potuta essere tra queste ma così non è stato.
Nata nel 2012 e finanziata persino da Ennio Doris, patron di Banca Mediolanum, I’m spa è stata la società vicentina che ha prodotto I’m Watch, uno smartwatch tutto italiano con sistema operativo android. Hanno bruciato sul tempo Google con Android Wear e Apple con Apple Watch, ma il giocare d’anticipo non premia sempre.
Con un comunicato stampa diffuso sul sito ufficiale, l’azienda ha annunciato che sospenderà le vendite e uscirà dal settore dei wearable.
[blockquote style=”1″]i’m SpA comunica oggi la decisione di interrompere le vendite di i’m Watch a partire dal 1° ottobre prossimo e di sospendere il progetto i’m Tracer, uscendo così dal business della “Wearable Technology. Autentica pioniera in questo settore, l’azienda ha preso questa decisione per via dell’accesa concorrenza che si è creata sul mercato degli smartwatch con la presenza di grandi aziende multinazionali che possono contare su una straordinaria potenza finanziaria e tecnologica. Uno scenario competitivo che di fatto ha confermato una volta di più come il “first mover” di un settore difficilmente riesca poi a conquistare il mercato di riferimento. [/blockquote]
I due veneti, Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini avevano inventato uno smartwatch con sistema operativo i’m Droid, una versione modificata di android adattata alle dimensioni del display. Sono stati degli innovatori assoluti.
Lo avevano presentato al MWC di Barcellona e a livello internazionale al CES 2013.
Con un prezzo base di 350 euro avevano ricevuto oltre 10000 prenotazioni. Esistevano anche versioni più costose realizzate con oro o altri metalli preziosi e che potevano arrivare a costare anche 13000 euro; alcune unità sono state acquistate da clienti arabi e russi.
La società prevedeva di arrivare a vendere 50000 unità entro la fine del 2012 e quadruplicare nel 2013 ma le cose sono andate diversamente. Il fatturato nel 2012 avrebbe dovuto raggiungere i 12 milioni. Nel 2013 le vendite hanno portato alla società 4,2 milioni ma le perdite hanno raggiunto i 4 milioni.
Nel comunicato stampa si parla di concorrenza con le grandi multinazionali (probabilmente in riferimento ad Apple e Google). C’è da dire che anche Pebble è partita da zero ma è riuscita a ritagliarsi una fetta di utenza nel mercato dei wearable.
I’m SpA sottolinea che “i servizi di assistenza e garanzia per gli i’m Watch già venduti saranno naturalmente assicurati, secondo il rispetto delle normative vigenti“.