La violazione della privacy su Facebook che sigla la pace sulla pubblicità social
Da quando Facebook è nato, una delle cose più innovative, e sicuramente più utilizzate da parte degli utenti è stato il tasto degli apprezzamenti, ovvero il classico “mi piace”, semplice tasto col pollice in alto che simboleggia appunto l’approvazione di un qualcosa che è molto gradito all’utente.
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Foto, giochi, stati, pagine, gruppi e quant’altro: un semplice mi piace viene utilizzato talvolta anche per noia, ovvero un utente non sa cosa fare e allora decide di cliccare sul tasto, e talvolta questo tasto viene utilizzato anche come obbligo, seppur in maniera meno frequente.
Quello che gli utenti non sanno, o per meglio dire non sapevano è che col cliccare su quel famigerato tasto, il suo profilo viene praticamente delineato e tracciato: cliccando ad esempio su una determinata foto che ritrae un prodotto, l’utente manifestando il suo apprezzamento fa capire i suoi gusti reali, e questo potrebbe essere una delle motivazioni per la quale Facebook si è trovata come costretta a dover rimborsare gli utenti con circa quindici dollari per ciauscuno, con un totale di circa venti milioni di dollari spesi.
Pochi giorni fa infatti, alcuni utenti si sono lamentati con Facebook e con tutta la direzione, se così la si vuole chiamare, per un fatto che sicuramente non è stato molto gradito: attraverso il “mi piace”, postato sulle pagine di alcuni prodotti aziendali, le stesse aziende hanno potuto ottenere alcuni dati personali degli utenti, cosa che per la privacy non dovrebbe mai accadere, e che ha scatenato una sorta di lamentela generale da parte degli utenti iscritti sul social network.
La pubblicità ha quindi intasato il profilo degli utenti, e Facebook, così come il suo fondatore, il miliardario Mark Zuckerberg, hanno dovuto trovare una soluzione per evitare che questa situazione potesse degenerare: con un piccolo rimborso agli utenti e con la promessa che una situazione del genere non si ripeterà in futuro, pare che l’ira funesta degli utente che si sono visti rubare, seppur in piccola parte, alcuni loro dati personali che sono stati sfruttati dalle aziende inserzioniste di Facebook si sia completamente placcata.
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Per evitare che questo accada, Facebook ha adottato dei nuovi sistemi che permetteranno all’utente di evitare che questo problema si possa ripresentare in futuro: quando verranno postati dei nuovi mi piace, l’identità dell’utente non verrà assolutamente rubata da parte di codeste aziende inserzioniste, come se l’apprezzamento non venga effettivamente utilizzato per quella determinata pagina.
Contemporaneamente però, tutto questo trambusto mediatico non fa altro che agevolare anche gli azionisti di Facebook: nel corso degli ultimi giorni, nel quale la bomba della privacy è esplosa, le azioni di Facebook hanno raggiunto sul mercato finanziario un valore pari a quaranta dollari, valore che sicuramente farà piacere agli azionisti che vedono il loro patrimonio aumentare.
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