Venezia 70. Leone d’Oro a SacroGRA. Di buono ha il titolo e la canzone di Dalla: il Cielo
Sabato 7 Settembre la Giuria presieduta da Bernardo Bertolucci ha premiato con il Leone d’Oro il regista Gianfranco Rosi per Sacro GRA, documentario o film non si è capito bene perchè è in ogni caso un’opera (?) monca, non finita, non partorita (verrebbe naturale dire abortita, ma dicono sia una definizione antipatica).
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Anche se il Leone dopo 15 anni torna in Italia non credo ci sia da rallegrarsi.
Tuttavia, cominciamo dalle cose positive:
All’inizio: il Titolo SACRO GRA, incuriosisce e gioca sull’equivoco con il sacro Graal che naturalmente non c’entra nulla. Il GRA di Rosi è un acronimo del Gran Raccordo Anulare e si riferisce ad una strada, una sorta di tangenziale che circonda Roma e ne definisce le periferie (alcune, non tutte).
Alla fine: la canzone di Lucio Dalla, il Cielo. Non solo, altra nota positiva. il film è finalmente finito. Due cose di cui gioire. Molto.
Si parla di premio coraggioso ma fatico a capire cosa ci sia di coraggioso nel premiare un’opera brutta in ogni caso che sia film o un documentario. Perchè sia chiaro. Pure fosse davvero un documentario Sacro GRA è brutto lo stesso. Perchè un documentario dovrebbe documentare, chiarire, illustrare. Cosa che il lungometraggio (è proprio il caso di precisarlo) non fa. Offre qualche spunto, peraltro per niente innovativo. Tralasciando come è girato. Forse con un videofonino si poteva fare di meglio.
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Spunti di storie viste e riviste. Il trans che vive su un camper, il nobile nel monolocale, l’esperto di palme che deve debellare il punteruolo rosso (saranno due anni che Striscia la Notizia ci illumina sul punto, già poco interessante di suo), la famiglia di Cavalieri di Malta che affitta la bella casa alla qualunque, il dipendente dell’ambulanza, che sulla strada ne vede di tutti i colori. Spunti di storie, non sviluppate, ma tutto sommato meglio così.
Mi chiedo come un Grande come Bertolucci possa davvero pensare che questa sia stata un’opera degna di tale ambito premio.
Mi fa pensare che il cinema sia davvero finito e che le sale cinematografiche abbandonate e inquietanti di Canyons poi spiegate dal regista di American Gigolò Paul Schrader, siano quanto mai imminenti.
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Il cinema del vicino futuro sarà sempre meno di qualità, a low cost, ma i prodotti aumenteranno. Una specie di discount, è il caso di dirlo.
Se questo è il futuro del cinema, c’è davvero poco da rallegrarsi.
Meglio soffermarsi sugli altri premi:
I migliori attori, che vengono premiati con la Coppa Volpi, sono Elena Cotta per il film Via Castellana Bandiera di Emma Dante e Themis Panou interprete di Miss Violence del regista greco Alexandros Avranas.
Tye Sheridan, adolescente al fianco di Nicolas Cage in Joe di David Gordon Lee, vince il premio Marcello Mastroianni per il migliore attore esordiente.
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Il premio speciale della Giuria è andato a “Die frau des Polizisten” di Philip Gronig.
La miglior sceneggiatura premiata è stata quella di Steve Coogan e Jeff Pope per la pellicola Philomena di Stephen Frears.
Il premio speciale per il Contenuto innovativo a Mahi Va Gorbeh (Fish & Cat) di Shahram Mokri.
La migliore regia Orizzonti è stato assegnato a Still Life di Uberto Pasolini.
Il premio Orizzonti per il Miglior film a Eastern Boys di Robin Campillo.
Il premio Orizzonti al migliore cortometraggio è andato a Kush di Shubhashish Bhutiani.
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