Le tasse sul cloud stanno per arrivare in europa una proposta di riforma del diritto d’autore che farà discutere
Le proposte di riforma fanno sempre discutere. Quando poi si parla di aumentare le imposte o crearne di nuove, si scatena la bufera.
E’ quello che sta succedendo in queste ore, dopo la proposta dell’europarlamentare Francoise Castex di equiparare i servizi di online storage ad hard disk e supporti fisici nella questione dei diritti d’autore.
Che una riforma del diritto d’autore a livello europeo fosse necessaria era del resto noto da tempo. In un mondo che si sta sempre più volgendo al digitale, proteggere un mercato in forte espansione è necessario, per non rimanere imbrigliati in un sistema dalle potenzialità infinite ma ancora privo di un sistema legislativo determinato.
Erano state proposte licenze paneuropee che facilitassero l’inserimento tutelato da una parte e la libera fruizione dall’altra, ma il dibattito sollevato dalla Castex va ben al di là di questo. Nella sua proposta sottolinea giustamente l’oggettiva difficoltà di conciliare la circolazione della cultura con la garanzia dei diritti agli autori, e alla stessa industria culturale le entrate sulle quali si basava finora la sua economia.
Contro l’intenzione di tassare cloud e servizi di online storage si levano potenti le voci di quanti vorrebbero un mercato digitale più libero, svincolato da tutta la burocrazia del mercato reale. Tra loro Christian Engstrom, eurodeputato appartenente al Partito Pirata Svedese, teme che una simile proposta possa andare a danneggiare i consumatori e la libera circolazione del sapere.
Si schiera al suo fianco la macchina dell’Information Technology, che vede nella tassazione un ostacolo alla fruibilità, e pur ribadendo la necessità per l’Europa di darsi un regolamento preciso sul tema, ritiene il sistema proposto inadatto e obsoleto.
L’ideatrice sostiene invece che l’influenza di una manovra simile sui prezzi per i consumatori sarebbe minimo, ma potrebbe garantire chiarezza su diritti e proprietà. Vorrebbe in cambio dalle aziende e dai titolari dei diritti limpida gestione e precise dichiarazioni sui ricavati. Afferma che con una revisione in merito ai DRM, la Gestione dei Diritti Digitali, che rendono tracciabili i prodotti impedendo le copie non autorizzate, si potrebbe arrivare ad un sistema più equo e giusto per tutti. Inutile dire che le Collecting Societies, i titolari dei diritti d’autore e l’industria dei contenuti si schierano al suo fianco in questa battaglia.
Nel rapporto, il riferimento diretto è al cloud computing. Ma se è vero che non c’è differenza tra un supporto fisico e uno digitale, resta da vedere come classificare dispositivi tassabili e non. Sono ancora molti i punti da chiarire, e l’argomento farà discutere a lungo.
Perché per quanto si possa difendere o attaccare la proposta, se da una parte sono tutti contrari e dall’altra tutti troppo d’accordo, forse così equa non è.