Svizzera chiama alla solidarietà climatica
La Svizzera avanza un’iniziativa audace al COP29, esortando i principali emettitori di CO2, come Cina e Russia, a contribuire finanziariamente per sostenere i paesi più vulnerabili nel contrasto ai cambiamenti climatici. Questa proposta mira a ridefinire le responsabilità globali riguardo alla finanza climatica, spostando l’attenzione anche su nazioni in via di sviluppo che, pur avendo lanciato significative emissioni, possiedono capacità economiche adeguate per fornire assistenza. Il delegato svizzero, Felix Wertli, evidenzia che mentre le nazioni sviluppate devono continuare a giocare un ruolo cruciale, è essenziale che anche i paesi con elevate emissioni contribuiscano, data la loro crescente responsabilità. Tale cambiamento di paradigma potrebbe non solo incrementare i fondi disponibili, ma anche favorire un coinvolgimento più attivo di tutti i paesi verso obiettivi comuni nella lotta contro il riscaldamento globale.
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Il contesto della finanza climatica globale
Negli ultimi decenni, il dibattito sulla finanza climatica si è concentrato principalmente sulle responsabilità dei paesi sviluppati, che hanno storicamente contribuito in modo significativo alle emissioni di gas serra. Secondo la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), i paesi sviluppati hanno promesso di fornire annualmente 0 miliardi ai paesi in via di sviluppo per sostenere le loro iniziative di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Tuttavia, solo nel 2022 questo obiettivo è stato ufficialmente raggiunto.
Con l’acuirsi della crisi climatica, le necessità finanziarie per i paesi in via di sviluppo sono esplose, raggiungendo stime che parlano di circa 0 miliardi all’anno, secondo stime delle Nazioni Unite. Alcuni esperti, come rappresentanti di stati africani e indiani, dichiarano che la cifra dovrebbe addirittura superare il trilione di dollari annui per affrontare in modo adeguato gli effetti del riscaldamento globale. In tale contesto, la Svizzera propone di ampliare la lista dei potenziali donatori, includendo paesi che oggi, pur essendo in via di sviluppo, hanno visto crescere in maniera significativa le loro emissioni e hanno anche una notevole capacità economica.
Questo cambiamento nella narrazione è determinato dalla consapevolezza che tutti i paesi devono assumersi la responsabilità delle conseguenze della crisi climatica, non solo quelli tradizionalmente considerati responsabili. La proposta svizzera al COP29 riflette questo bisogno emergente di una collaborazione più equa e inclusiva nell’affrontare le sfide climatiche globali, spostando così l’attenzione anche su nazioni come Cina e Russia, che oggi occupano un posto di primo piano tra i principali emettitori di CO2.
Proposta svizzera per nuovi paesi donatori
La Svizzera ha delineato un piano strategico per l’ampliamento del gruppo di paesi donatori, costruendo la sua proposta su due modelli distintivi. Il primo modello si concentra sui dieci maggiori emettitori di CO2, richiedendo che anche questi paesi, tra cui Cina e Russia, contribuendo finanziariamente, tenendo conto di un reddito nazionale lordo pro capite superiore a .000, aggiustato per il potere d’acquisto. Il secondo modello considera le emissioni cumulative di almeno 250 tonnellate pro capite a partire dal 1990, in cui si stabilisce una soglia di reddito pro capite superiore a .000. Questo approccio mirato evidenzia l’intento della Svizzera di considerare non solo l’emissione attuale, ma anche la responsabilità storica e la capacità economica di ciascun paese nel partecipare alla finanza climatica.
Tale iniziativa si allinea con le richieste già espresse da altri Stati, inclusi membri dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, che invitano le nazioni in via di sviluppo a responsabilizzarsi in relazione alla causa climatica. Con la crescente consapevolezza che i costi per la transizione verso energie più sostenibili richiedono un lavoro collettivo, la proposta svizzera mira a delineare un nuovo panorama collaborativo per la finanza climatica, sfidando le convenzioni tradizionali sull’allocazione delle responsabilità.
Reazioni e prospettive alla COP29
Le reazioni alla proposta svizzera sono state varie e spesso polarizzate. Mentre alcuni paesi sviluppati e ONG applaudono l’iniziativa come un riconoscimento della responsabilità collettiva per il cambiamento climatico, le nazioni emergenti, come la Cina, si sono opposte fermamente. Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha evidenziato che il finanziamento climatico dovrebbe rimanere una responsabilità delle nazioni più sviluppate, che storicamente sono state i maggiori emettitori di CO2. La posizione di Pechino mette in evidenza le tensioni esistenti tra le nazioni in via di sviluppo e quelle sviluppate, creando una dinamica complessa che potrebbe influenzare le negoziazioni successive.
Inoltre, esperti di climatologia e economisti si sono schierati su entrambi i lati del dibattito. Da un lato, la proposta svizzera è vista come un passo verso una maggiore inclusività e una necessaria evoluzione del dialogo globale sulla finanza climatica. Dall’altro, alcuni critici avvertono che tale approccio potrebbe indebolire le responsabilità preesistenti dei paesi ricchi, riducendo la loro incidenza nel finanziamento delle misure climatiche, in particolare se i contributi di Cina e Russia dovessero essere considerati più significativi. Sono emersi timori che la divisione delle responsabilità possa portare a una diluizione degli impegni da parte delle nazioni già altamente emissive.
Con l’avvicinarsi del COP29, le aspettative si concentrano non solo sulle proposte formali, ma anche sulle dinamiche politiche che potrebbero influenzare la loro attuazione. La volontà dei paesi di trovare un terreno comune e condividere l’onere della crisi climatica sarà cruciale. Con quasi 200 rappresentanti nazionali coinvolti, il vertice potrebbe rivelarsi un momento decisivo non solo per la Svizzera e la sua proposta, ma per il futuro della finanza climatica globale.