Spread BTp-Oat negativo: cause, impatti e prospettive sul mercato finanziario italiano

andamento dello spread btP-Oat e scenario attuale
Lo spread BTp-Oat, indicatore chiave della fiducia degli investitori nel debito sovrano italiano rispetto a quello francese, ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi quindici anni. Dopo essere oscillato a circa 180 punti base nel 2021, il differenziale di rendimento tra titoli decennali italiani e francesi si è drasticamente ridotto, arrivando a un minimo storico intorno ai 7 punti, un gap quasi azzerato che testimonia una rivoluzione nel percepito rischio sovrano tra i due Paesi. Questo fenomeno riflette un’inversione di tendenza: il costo del debito francese si è avvicinato a quello italiano, segnalando un deterioramento accentuato nella gestione economico-finanziaria della Francia.
Indice dei Contenuti:
Particolarmente significativo è il trend registrato sulle scadenze medio-brevi, dove si è visto, per la prima volta dopo vent’anni, un sorpasso del rendimento francese su quello italiano. Questo ribaltamento tradizionale nello spread è il risultato di molteplici fattori, tra cui le tensioni politiche interne francesi e le incertezze sulle prospettive di bilancio. Tale dinamica mette in luce una crescente fragilità del quadro economico transalpino, che si riflette sulle aspettative dei mercati e sulla percezione del rischio sovrano.
Lo scenario attuale suggerisce che l’area del differenziale marginale tra BTp e Oat non è più solamente una questione di mercato, bensì un indicatore di profonde difficoltà strutturali e politiche in Francia, in contrapposizione alla stabilità e alla prudenza fiscali che caratterizzano il modello italiano più recente. Questo contesto rende lo spread BTp-Oat non solo un dato finanziario, ma un termometro delle tensioni socio-politiche e delle strategie economiche adottate nel cuore dell’Eurozona.
instabilità politica e impatto sul deficit francese
La situazione politica francese evidenzia una crescente instabilità che si riflette direttamente sulla sostenibilità del deficit pubblico. Il governo di François Bayrou, privo di una solida maggioranza in Assemblea Nazionale, si trova in estrema difficoltà nel far approvare la legge di bilancio annuale. L’obiettivo di ridurre il deficit dal 5,8% del PIL 2023 al 4,6% entro il 2026, in linea con le richieste della Commissione europea, appare sempre più complicato da raggiungere. L’adozione dell’articolo 49.3 della Costituzione per bypassare il Parlamento ha generato un ampio fronte di opposizione, segnale della gravità della crisi politica in corso.
Nel contesto attuale, il deficit francese si mantiene su livelli preoccupanti, ben superiori a quelli italiani, che puntano a contenersi attorno al 3%. Dopo un avanzo primario marginale per l’Italia, la Francia resta alle prese con un forte disavanzo anche al netto degli interessi sul debito, i quali continuano a salire a causa dell’incremento dei rendimenti sovrani. Questo circolo vizioso alimenta ulteriormente la sfiducia dei mercati e contribuisce a mantenere alta la pressione sui titoli di Stato francesi.
La mancanza di un governo stabile, associata all’impossibilità di implementare riforme strutturali efficaci, espone la Francia a un rischio crescente di crisi fiscale. La conflittualità politica e l’impossibilità di un accordo solido sulle misure di bilancio rappresentano un freno alla ripresa economica e portano a un progressivo peggioramento dei fondamentali pubblici, aggravando la percezione negativa del rischio sovrano francese da parte degli investitori.
ipotesi di evoluzione e rischi per il futuro economico
Le ipotesi di evoluzione della crisi politica e fiscale francese delineano uno scenario rischioso per l’equilibrio economico dell’intera Eurozona. L’eventualità di uno scioglimento anticipato dell’Assemblea Nazionale appare come la soluzione più probabile invocata dal presidente Emmanuel Macron per tentare di ristabilire una maggioranza parlamentare. Tuttavia, i sondaggi non premiano questa strada, che potrebbe favorire l’ascesa della destra di Marine Le Pen, consolidando un contesto politico frammentato e polarizzato.
Un’ipotesi più estrema, seppur meno probabile al momento, è la possibile uscita anticipata di Macron dall’Eliseo, condizione che innescherebbe ulteriore incertezza e nervosismo sui mercati finanziari. In tal caso, la corsa elettorale vedrebbe protagonisti il giovane delfino di Le Pen, Jordan Bardella, e a sinistra Jean-Luc Mélenchon, figura contraria a qualsiasi politica di rigore fiscale. Il quadro politico si farebbe ancor più instabile, con conseguenze dirette sulla gestione del debito pubblico e sui rendimenti sovrani.
Un’ulteriore opzione, meno traumatica ma di difficile realizzazione, riguarda la nomina di un quinto primo ministro in poco più di un anno, senza tuttavia risolvere la crisi di maggioranza. In assenza di un accordo forte, la possibilità di approvare una legge di bilancio che rispetti i parametri europei rimarrebbe un’illusione, aggravando la percezione di rischio da parte degli investitori e mantenendo elevati i rendimenti sui titoli di Stato francesi.
Il mercato coglie tali segnali, evidenziati dal quasi azzeramento del premio per assicurare il debito italiano rispetto a quello francese, e apre la porta a uno scenario finora impensabile: lo spread BTp-Oat in territorio negativo. La stabilità politica italiana e l’approccio rigoroso del governo Meloni nel gestire la finanza pubblica contribuiscono a sostenere questo trend, mentre la Francia si avvicina a un punto di rottura che potrebbe compromettere la fiducia nei suoi titoli di Stato.
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