Sottosopra: origine e spiegazioni della teoria che ha ispirato Stranger Things e il suo universo oscuro
Teoria dei molti mondi e il gatto di Schrödinger
La teoria dei molti mondi e l’esperimento mentale del gatto di Schrödinger costituiscono il nucleo concettuale su cui si regge l’interpretazione scientifica del Sottosopra in Stranger Things. Qui si tratta di trasferire un paradosso della meccanica quantistica nella narrazione: la sovrapposizione di stati e la domanda su cosa accada al mondo quando viene effettuata una misura diventano strumenti per immaginare realtà alternative che coesistono con la nostra. La spiegazione che segue chiarisce perché questa base teorica risulta funzionale alla serie e quali sono i limiti fisici che ne riguardano la verifica sperimentale.
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Nella meccanica quantistica una particella può trovarsi in una sovrapposizione di stati fino a quando non viene misurata; l’apertura della scatola nell’esperimento mentale del gatto di Schrödinger illustra questa incongruenza tra intuizione classica e fenomenologia quantistica. L’interpretazione di Copenhagen risolve il paradosso postulando un collasso indeterministico della funzione d’onda al momento della misura. Contro questa idea, Hugh Everett propose che non esista collasso: ogni possibile esito si realizza in un ramo distinto dell’universo. Ogni evento quantistico genererebbe dunque una ramificazione pluriversale in cui tutti i risultati convogliano in mondi separati ma coesistenti.
Applicato alla fiction, il modello di Everett permette di concepire il Sottosopra non come un luogo fisico distante, ma come un ramo parallelo in cui eventi e configurazioni divergono rispetto a Hawkins. La scelta dei creatori di utilizzare riferimenti reali alla fisica quantistica aumenta la plausibilità narrativa: la menzione esplicita dei molti mondi offre al pubblico una cornice teorica per accettare l’esistenza di una dimensione speculare popolata da fenomeni anomali.
Tuttavia, dal punto di vista scientifico, questa interpretazione è difficile da falsificare. Se i rami non comunicano tra loro, non esistono esperimenti in grado di provare o smentire direttamente la loro presenza; per molti fisici resta dunque un’interpretazione ontologica della matematica quantistica più che una teoria empiricamente verificabile. La scelta narrativa dei Duffer brothers sfrutta proprio questa ambivalenza: la teoria è abbastanza robusta da risultare credibile, ma sufficientemente elusiva da mantenere intatto il mistero che sostiene la trama.
FAQ
- Che cos’è l’esperimento del gatto di Schrödinger?
È un esperimento mentale che mostra la sovrapposizione quantistica: fino all’osservazione, un sistema può essere in due stati contemporaneamente, illustrato con l’immagine di un gatto considerato vivo e morto simultaneamente.
- In cosa consiste la teoria dei molti mondi di Everett?
Propone che non esista un collasso della funzione d’onda: al momento della misura l’universo si divide in tanti rami quanti sono i risultati possibili, ciascuno realizzando una diversa versione degli eventi.
- Perché i molti mondi rendono plausibile il Sottosopra?
Perché consentono di immaginare una realtà parallela che occupa lo stesso spazio del nostro universo ma si è separata in un ramo diverso della funzione d’onda, spiegando la coesistenza senza interazione immediata.
- La teoria dei molti mondi è verificabile sperimentalmente?
Attualmente no: se i rami non interagiscono, non esistono esperimenti univoci per confermarli o smentirli, motivo per cui molti la considerano più interpretazione filosofica che teoria empirica.
- Qual è la differenza tra collasso della funzione d’onda e molti mondi?
Il collasso (interpretazione di Copenhagen) implica che l’atto della misurazione seleziona un unico esito; i molti mondi evitano il collasso postulando la realizzazione simultanea di tutti gli esiti in universi paralleli.
- Perché la serie cita teorie fisiche reali?
Per conferire credibilità narrativa: l’uso di concetti scientifici reali fornisce una base plausibile che favorisce la sospensione dell’incredulità e arricchisce il mondo di fiction.
Interpretare il Sottosopra con la fisica quantistica
Il Sottosopra viene reso credibile nella narrazione attraverso un ribaltamento degli strumenti concettuali della fisica quantistica: non si tratta semplicemente di evocare mondi paralleli, ma di reinterpretare le nozioni di sovrapposizione e decoerenza come elementi capaci di giustificare la presenza di una dimensione speculare che coesiste con la nostra. Nel contesto della serie, la sovrapposizione quantistica diventa metafora operativa: uno stato «ibrido» del reale in cui strutture fisiche e biologiche assumono configurazioni differenti pur occupando lo stesso spazio. Questo approccio consente alla sceneggiatura di tradurre in immagini e regole diegetiche concetti astratti della teoria quantistica.
Dal punto di vista scientifico, la transposizione è pragmatica: la meccanica quantistica introduce la nozione che sistemi microscopici possano esistere in molteplici stati finché non interviene una misura. Nella serie, quel principio viene ampliato e applicato a scala macroscopica, implicando che intere porzioni della realtà possano trovarsi in una «funzione d’onda» separata. La conseguenza narrativa è chiara: un luogo come Hawkins può avere una controparte inconoscibile e ostile, la cui esistenza non contraddice le leggi osservate perché, nel racconto, la separazione dei rami impedisce l’interazione ordinaria.
La spiegazione funziona anche quando si introducono fenomeni di contaminazione tra i piani: fughe di energia, creature che oltrepassano barriere e alterazioni ambientali sono presentate come rare rotture di isolamento tra rami quantistici. In termini di realismo scenico, questa scelta permette di mantenere coerenza interna senza pretendere rigore fisico assoluto: la «decoerenza» diventa la chiave narrativa per giustificare perché tali eventi siano eccezionali e traumatici, e non la norma quotidiana.
Infine, l’uso di riferimenti scientifici reali ha un effetto duplice sulla percezione dello spettatore: da un lato conferisce un involucro di plausibilità, dall’altro mantiene lo spazio per l’ignoto. La fisica fornisce parole e immagini abbastanza familiari da essere comprensibili, ma non così definitive da chiudere il mistero. È questa tensione tra spiegazione e indeterminatezza che rende il Sottosopra una costruzione narrativa efficace e credibile all’interno dell’universo seriale.
FAQ
- Come viene applicata la sovrapposizione quantistica al Sottosopra?
Viene estesa in modo metaforico a scala macroscopica per immaginare porzioni di realtà in uno stato separato della funzione d’onda, giustificando una dimensione parallela che coesiste con la nostra.
- Che ruolo ha la decoerenza nella serie?
Serve come spiegazione narrativa per l’isolamento tra i piani: solo in rari casi la decoerenza viene «forzata», permettendo contaminazioni tra i due mondi.
- Perché la serie può usare concetti quantistici senza rispettare il rigore scientifico?
Perché la struttura narrante sfrutta le teorie come cornice interpretativa, non come descrizione letterale dei fenomeni, preservando coerenza interna senza pretesa di realismo assoluto.
- Le creature del Sottosopra sono spiegate dalla fisica quantistica?
Nel racconto sono presentate come conseguenza di differenze nello stato della materia tra i rami; è una giustificazione narrativa che usa il linguaggio della fisica ma non corrisponde a un modello scientifico reale testato.
- Come giustificano gli autori la coesistenza dei due piani nello stesso spazio?
Attraverso l’idea che i rami quantistici possano occupare lo stesso spazio senza interagire, permettendo la convivenza di due realtà diverse sovrapposte.
- La spiegazione quantistica del Sottosopra è verificabile?
No: l’interpretazione usata nella serie è narrativa e metaforica; se i rami non comunicano, non esistono esperimenti pratici per provare l’esistenza di mondi paralleli di questo tipo.
Wormhole, spazio-tempo e licenza narrativa
Questo passaggio della narrazione abbraccia concetti di relatività e topologia per trasformare il Sottosopra in un effetto di piegatura dello spaziotempo. I wormhole, nella teoria della relatività generale di Albert Einstein, sono soluzioni matematiche che descrivono connessioni tra punti distanti dello spaziotempo: immaginiamoli come tunnel che accorciano la distanza tra due posizioni nello stesso universo. Nel mondo reale la loro esistenza resta ipotetica e la loro stabilità un problema insormontabile; nella serie, invece, diventano strumento narrativo per spiegare come un varco possa aprirsi tra Hawkins e la sua controparte ostile. La resa visiva e le implicazioni emotive del concetto funzionano perché traducono un’astrazione matematica in azione filmica concreta.
Dal punto di vista scientifico, i wormhole non sono sinonimi dei mondi paralleli della meccanica quantistica: collegano regioni dello stesso universo piuttosto che rami esistenziali separati. La sceneggiatura mescola però queste due famiglie di idee per ottenere libertà creativa: un tunnel nello spaziotempo può infatti essere usato come metafora operativa per giustificare contatti sporadici e distruttivi tra piani diversi. Questo incrocio concettuale alimenta la suspense perché suggerisce una vulnerabilità fisica realistica — un punto debole nello spazio-tempo che può essere esplorato o sfruttato — senza dover risolvere i problemi tecnici che la teoria comporterebbe nella realtà scientifica.
In termini tecnici, i wormhole stabili richiederebbero forme di energia esotica e condizioni al contorno che, oggi, esulano dalla fattibilità sperimentale. La serie evita di entrare nei dettagli tecnici, preferendo invece concentrarsi sulle conseguenze drammatiche: aperture improvvise, instabilità che amplificano gli effetti ambientali e la possibilità di attraversamento da parte di entità ostili. Tale scelta narrativa è coerente con la funzione del wormhole come dispositivo diegetico: non si pretende di istruire il pubblico sulla fisica dei buchi neri o sulla metrica di Schwarzschild, ma di offrire una spiegazione interna che renda plausibili gli eventi soprannaturali sul piano emotivo e visuale.
Infine, la commistione tra wormhole e teoria dei molti mondi dimostra come i Duffer brothers usino la scienza reale come materia prima per costruire metafore drammatiche. Il risultato è una licenza narrativa che conserva sufficiente rigore terminologico da apparire credibile, pur rimodellando i vincoli fisici per servire tensione narrativa e caratterizzazione dei personaggi. Il wormhole, insomma, è presentato come il cavallo di Troia che permette al Sottosopra di incidere il mondo di Hawkins mantenendo una coerenza interna accettabile per lo spettatore.
FAQ
- Che ruolo hanno i wormhole nella serie?
Funzionano come spiegazione narrativa per l’apertura di varchi tra Hawkins e il Sottosopra, traducendo un concetto teorico in un meccanismo diegetico che giustifica invasioni e contaminazioni.
- I wormhole collegano i mondi paralleli di Everett?
No: concettualmente collegano punti dello stesso spaziotempo; la serie sovrappone queste idee per creare una soluzione narrativa funzionale.
- Esistono wormhole stabili nella fisica reale?
Attualmente no: la loro stabilità richiederebbe energie esotiche e condizioni che non sono realizzabili con le conoscenze odierne.
- Perché la serie mescola wormhole e molteplici universi?
Per guadagnare flessibilità narrativa: la fusione permette di spiegare sia la coesistenza di realtà parallele sia i contatti traumatici tra piani senza impegnarsi in dettagli tecnici.
- La rappresentazione dei wormhole è scientificamente accurata?
È semplificata e adattata allo scopo narrativo: usa il quadro teorico per motivare eventi drammatici, non per descrivere fedelmente la fisica dei tunnel nello spaziotempo.
- In che modo il wormhole aumenta la tensione narrativa?
Introduce un elemento di vulnerabilità fisica e imprevedibilità: un varco instabile può aprirsi, chiudersi o espandersi, creando rischio costante e catalizzando decisioni drammatiche dei personaggi.
L’influenza della scienza sulla costruzione del mito
La scienza agisce da spina dorsale nella costruzione mitologica di Stranger Things: non come mera decorazione, ma come materia prima che viene selezionata, sintetizzata e rimodulata per sostenere temi emotivi e simbolici. I creatori della serie attingono a concetti reali — interpretazione dei molti mondi, decoerenza, wormhole, relatività — e li riconfezionano in regole diegetiche che rendono credibile l’invasione del Sottosopra. Questo approccio trasferisce autorità al racconto: il linguaggio scientifico offre precisione apparente, mentre la narrativa impone priorità drammatiche. La scienza diventa così strumento di legittimazione, non di pedissequa rappresentazione.
Nel processo di mitopoiesi seriale la selezione dei riferimenti è strategica. I Duffer brothers prediligono teorie che mantengono un margine di indeterminatezza: sono abbastanza note da risultare familiari ma prive di risposte definitive, consentendo alla trama di prosperare nello spazio dell’incertezza. Da un punto di vista operativo, questo significa che i dettagli tecnici vengono semplificati fino a conservarne l’essenza concettuale, garantendo coerenza interna senza essere ostacolati dal rigore sperimentale. Il risultato è una fitta rete di richiami che conferisce allo spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a una costruzione plausibile e saturata di significato.
La collaborazione con ricercatori reali amplifica l’effetto: citare scienziati, nomi e nozioni stabilisce un ponte tra finzione e sapere accademico che rafforza l’impatto emotivo delle scene. Non si tratta di divulgazione tecnica, ma di un uso calibrato dell’autorevolezza scientifica per motivare scelte di trama e comportamenti dei personaggi. In questo quadro, la scienza non spiega tutto, ma fornisce coordinate cognitive che guidano la sospensione dell’incredulità e la partecipazione empatica del pubblico.
Infine, l’inserimento di concetti scientifici nella narrazione svolge una funzione simbolica: trasforma la lotta contro il Sottosopra in un confronto tra conoscenza e ignoranza, tra controllo e caos. Le nozioni di misurazione, osservazione e vulnerabilità dello spaziotempo vengono usate per riflettere paure contemporanee — perdita di sicurezza, minacce invisibili, fragilità delle istituzioni — e per attribuire ai protagonisti un ruolo di investigatori e difensori del reale. In questo modo la scienza alimenta il mito, offrendo non soltanto spiegazioni parziali, ma anche una cornice morale e interpretativa che rende la storia culturalmente rilevante.
FAQ
- Come utilizza Stranger Things i concetti scientifici?
Li seleziona e semplifica per costruire regole narrative credibili: non cerca rigore sperimentale, ma plausibilità diegetica.
- Perché la serie cita scienziati reali?
Per conferire autorità alla narrazione e facilitare la sospensione dell’incredulità dello spettatore.
- La scienza nella serie spiega tutto del Sottosopra?
No: fornisce coordinate concettuali e simboliche, lasciando spazio all’enigma necessario alla fiction.
- In che modo la scienza rende il mito più efficace?
Offre precisione apparente e un quadro interpretativo che rende le minacce immaginarie emotivamente e culturalmente rilevanti.
- La rappresentazione scientifica influisce sul messaggio della serie?
Sì: trasforma il conflitto in una metafora di paura contemporanea e responsabilità collettiva nella conoscenza.
- Gli autori possono essere criticati per semplificazioni scientifiche?
Sì, ma quelle semplificazioni sono deliberate: servono a sostenere la trama e l’impatto emotivo più che a fornire una lezione scientifica.




