Storytelling e turismo. Su Internet chi emoziona conquista i viaggiatori: se ne parla al TTG di Rimini
Marco e Chiara sono una coppia in procinto di festeggiare le nozze d’argento. Vivono in un paese di provincia, hanno cresciuto tre figli e conosciuto meno mondo di quanto avrebbero voluto. Sognano di recuperare il tempo perso.
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Dopo anni di lavoro hanno messo da parte i soldi sufficienti per regalarsi un viaggio importante. Faticano, però, a trovare una destinazione che accontenti i gusti di entrambi. Una sera si imbattono in un sito che racconta meravigliose leggende sugli aborigeni australiani e mostra immagini di spiagge da sogno.
Con un click accedono a My trip in a minute, un canale YouTube che permette ai turisti di tutto il mondo di raccontare il loro viaggio australiano in 60 secondi, un altro click e uno chef insegna a preparare la Pavlova, il dolce tipico di quelle parti e poco dopo una famiglia racconta quanto siano state utili le app che l’ente turistico australiano mette a disposizione per non perdersi gli eventi più importanti del paese. La navigazione dura ore tra immagini mozzafiato e suggestioni. Quella sera Marco e Chiara, euforici, prenotano il viaggio.
Morale: se ti emozioni, parti.
Si potrebbe riassumere così il crescente successo di una tecnica di marketing ormai diffusa in molti settori, ma che nel turismo trova un “habitat” decisamente congeniale: lo storytelling.
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Di fatto, se state leggendo questo post è perché la storia di Marco e Chiara ha attirato la vostra attenzione. Una serie di dati sulla diffusione dello storytelling probabilmente non avrebbe ottenuto lo stesso effetto.
Raccontare storie per suscitare decisioni di acquisto è un sistema che si sposa perfettamente con il mondo digitale per la capacità di quest’ultimo di portare il messaggio ovunque e soprattutto nel momento in cui l’utente è più disposto a riceverlo. Secondo le stime di Google, il 70% degli utenti quando comincia a pensare a una vacanza non ha ancora ben chiaro dove vuole andare e usa Internet per ispirarsi. Riuscire a far breccia nel loro immaginario è la chiave per il successo.
Il caso australiano non è di fantasia. Le strategie di promozione turistica di questo paese sono tra le migliori al mondo proprio grazie al massiccio uso dello storytelling e al grande coinvolgimento degli utenti nella creazione dei contenuti.
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Un tempo, chi cercava una meta per una vacanza o per un semplice weekend era costretto ad andare in agenzia, sfogliare cataloghi con brevi descrizioni, poche foto e tabelle piene di tariffe. Se l’agente di viaggio non era in grado di dare qualche suggerimento o se non si disponeva di racconti di amici e conoscenti (storie per l’appunto) azzeccare la scelta era quasi un terno al lotto. La prenotazione si basava spesso su pochi elementi razionali quali il costo del viaggio e le stelle assegnate all’hotel.
Poi è arrivato Internet, i forum, le comunità di utenti con le loro recensioni (e le polemiche sulla loro attendibilità), ma sono le storie, intese come momento di connessione emotiva tra chi racconta e chi riceve il messaggio, quelle che sembrano vendere davvero. Il viaggio comincia molto prima della partenza e la decisione d’acquisto passa innanzitutto dal cuore.
Lo storytelling umanizza qualsiasi brand e lo avvicina al consumatore. E sarebbe sbagliato pensare che si tratti di uno strumento solo per grandi marche. Anche il più modesto dei bed&breakfast può trovare la formula per promuoversi attraverso la narrazione. Testi, interviste, fotostorie e video costituiscono i ferri del mestiere del nuovo marketing e sono anche oggetto di specifici corsi di formazione. Se ne parla proprio in questi giorni a Rimini alla TTG Incontri, la fiera internazionale B2B del turismo (17/19 ottobre) che per la prima volta ospita anche un progetto, il TBDItaly, dedicato ai nuovi “cantastorie” del turismo: i travel blogger.
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Tutti sappiamo che l’Italia ha nel turismo un’immensa risorsa che da tempo e da più parti viene indicata come fondamentale per risollevare le sorti di un’economia asfittica. Lo sforzo per rendere competitiva l’offerta turistica, oltre all’investimento nel miglioramento dei siti e delle strutture ricettive, deve passare per forza dal digitale. Un primo importante passo è stato fatto qualche giorno fa con l’accordo tra Enit (l’Agenzia Nazionale del Turismo) ed Expo2015 per la creazione di un registro digitale del turismo che permetterà agli operatori italiani di pubblicare una descrizione della propria offerta su un catalogo virtuale personalizzabile, realizzato secondo gli standard digitali internazionali.
Un primo passo, dicevo, perché il resto è creatività. E agli italiani, per fortuna, non manca.
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