Sofia Manvati, violinista comasca in giro per il mondo

SOFIA MANVATI, VIOLINISTA COMASCA IN GIRO PER IL MONDO
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— di Cécile Prakken —
Chi non conosce ancora la violinista Sofia Manvati? Da qualche mese Sofia è primo violino del Quartetto Noûs. Un motivo per un nuovo incontro entusiasmante con lei.
Chi è Sofia Manvati?
Sofia Manvati si laurea presso il Conservatorio C. Monteverdi di Cremona, sotto la guida di Laura Gorna. Si perfeziona presso l’Accademia “Stauffer Center for Strings” a Cremona e l’Accademia Chigiana di Siena, con il Maestro Salvatore Accardo. Consegue inoltre una seconda laurea di secondo livello presso il Conservatorio Reale di Bruxelles perfezionandosi ulteriormente con il violinista Philippe Graffin.
Sofia è stata invitata da numerosi festival e stagioni concertistiche in Italia e all’estero, come per esempio la Società dei Concerti di Milano, “Musikamera Venezia”, “Oslo Chamber Music Festival” in Norvegia, “Cartagena Music Festival” in Colombia, “Oxford Chamber Music Society”, “Norwich Chapel Concerts”, “Amici della Musica di Padova”, “Amici della Musica di Firenze”, “Chigiana Summer Festival”, “Festival Pianistico di Bergamo e Brescia”, “Festival Resonances” in Belgio, “Schiermonnikoog Festival” in Olanda, “Hobro Music Association” in Danimarca, “Vittadini Chamber Music Festival”, “W. Walton Trust” di Ischia, “Serate Musicali” di Trieste, “European Parliament Lunch Concerts” a Bruxelles e non ultimo per la stagione di musica da camera presso l’Auditorium Parco della Musica Santa Cecilia a Roma.
Sofia suona regolarmente presso l’Auditorium G. Arvedi sugli strumenti storici, come gli Stradivari, gli Amati e i Guarnieri, del Museo del Violino di Cremona.
Con il pianista Giorgio Lazzari forma il Duo Rodin, che ha vinto il “Premio Guglielmo 2023/2024” per la musica da camera.
Quali sono le tue impressioni dopo questi primi mesi nel Quartetto Noûs?
SM: <Entrare a far parte del Quartetto Noûs come primo violino è un onore e una grande responsabilità. Il quartetto d’archi è una delle formazioni più intense e profonde della musica da camera e poter condividere questa esperienza con musicisti straordinari è un privilegio. La sintonia tra noi è fondamentale e ogni prova è un’occasione per esplorare il repertorio con nuova consapevolezza e ricerca. La musica da camera per me ha sempre avuto un ruolo fondamentale, poiché rappresenta la più alta espressione del dialogo musicale. È un continuo scambio di idee, un equilibrio tra individualità e collettività, in cui ogni voce ha il suo spazio, ma tutte convergono verso un’unica visione interpretativa. Ogni nota, ogni frase musicale acquista un significato profondo quando viene costruita insieme, con ascolto e sensibilità reciproca.>
Nel tuo percorso di studio e desiderio professionale era previsto anche un ruolo come primo violino nel Quartetto o eri focalizzata su una carriera da solista?
SM: <Penso che oggi questa distinzione non sia poi così fondamentale. Sono fermamente convinta che la musica sia una sola cosa e che un musicista debba essere in grado di affrontare tutto: dal repertorio solistico alla musica da camera, fino all’esperienza orchestrale. Ogni ambito ha le sue peculiarità, ma alla fine si tratta sempre di fare musica con la massima espressività e consapevolezza.
Per me il quartetto è sempre stato un sogno. Ho già avuto esperienze in passato, ma non ho mai trovato l’occasione per formare un gruppo stabile con le persone giuste. Finalmente, con il Quartetto Noûs, sento di aver trovato questo equilibrio. Le cose più belle della vita capitano nei momenti più inaspettati. La vita in quartetto è un equilibrio delicato, fatto di ascolto, rispetto e compromessi. Suonare insieme significa creare una sintonia non solo musicale, ma anche umana, perché passiamo tantissimo tempo insieme, tra prove, concerti e viaggi. Le soddisfazioni che derivano dal suonare in un quartetto sono immense e ogni concerto è il frutto di un lavoro di squadra, di una ricerca condivisa e di una crescita costante. Non ultimo viaggiare con il quartetto rende tutto ancora più speciale: è molto più divertente rispetto a viaggiare da soli; si condividono esperienze, si affrontano insieme le difficoltà e ci si sostiene a vicenda, sia musicalmente che nella vita di tutti i giorni. Sentire di far parte di una piccola famiglia musicale è qualcosa di unico e prezioso.>
Il Quartetto Noûs ha un ricco calendario di concerti e viaggi. Riesci a far quadrare la tua vita, lo studio e la preparazione del nuovo repertorio, gli spostamenti per le prove, i viaggi?
SM: <È una bella sfida, ma anche una parte affascinante del nostro lavoro. Ogni settimana è diversa: ci sono periodi intensi di tournée, altri dedicati allo studio di nuovi brani, altri ancora in cui ci si concentra sulle prove, altri invece di incisioni e un intenso lavoro di editing. Serve tanta organizzazione, certo, ma soprattutto una buona intesa tra di noi. Ognuno ha i suoi spazi e le sue responsabilità, ma tutto funziona perché c’è un progetto comune che ci appassiona. Il tempo per lo studio individuale, per esempio, è fondamentale, ma lo è anche ritagliarsi momenti di pausa, per ricaricare le energie e mantenere un equilibrio personale.>
Come è suonare e vivere in un quartetto d’archi?
SM: <Il quartetto è una formazione molto intima: si lavora a stretto contatto, si prendono decisioni insieme, si costruisce un suono condiviso. Ci vuole ascolto, pazienza e anche un po’ di umorismo, perché è normale avere opinioni diverse, soprattutto su repertori così ricchi e complessi. Ma questa è anche la bellezza del quartetto: le differenze non sono un ostacolo, anzi, diventano una risorsa se c’è fiducia e voglia di mettersi in gioco. Quando si trova quell’equilibrio, si crea una specie di respiro comune, un’energia che va oltre il singolo. È lì che nasce davvero la musica.>

Cosa vuol dire: NOÛS?
SM: <Il nome Noûs (si pronuncia “nùs”) viene dal greco antico νοῦς, e ha un significato molto profondo e affascinante. Noûs si può tradurre come intelletto, mente, ma non nel senso puramente razionale: nel pensiero greco, soprattutto in filosofi come Platone e Aristotele, indica la facoltà più alta dell’anima, quella che coglie l’essenza delle cose, la verità, l’armonia nascosta del mondo. È un’intelligenza profonda, quasi intuitiva, che unisce pensiero e percezione. Scegliere questo nome per un quartetto d’archi è molto significativo: richiama l’idea di una conoscenza condivisa e profonda, quasi spirituale, che nasce dall’ascolto reciproco e dalla ricerca del senso attraverso la musica. In fondo, suonare in quartetto è proprio questo: unire quattro voci in un solo pensiero sonoro, in un unico “Noûs”.>
Il Quartetto Noûs ha un repertorio specifico o suonate anche musica contemporanea o altri generi?
SM: <La musica contemporanea è una parte importante del nostro percorso artistico. È una sfida diversa, spesso più radicale, ma proprio per questo estremamente stimolante. Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con compositori viventi, che ci hanno permesso di entrare nel cuore del processo creativo. Un nome su tutti è Silvia Colasanti, una voce molto forte e poetica nel panorama musicale italiano. Suonare le sue opere è per noi un’esperienza intensa: la scrittura è raffinata, piena di tensione emotiva e profondità, ma al tempo stesso dialoga con la tradizione in modo originale. Dedicarsi alla musica contemporanea significa anche mettersi in ascolto del presente, aprirsi a nuove forme espressive, sperimentare. E ci piace pensare che sia anche un modo per rinnovare il rapporto con il pubblico, portandolo dentro un viaggio sonoro meno prevedibile, ma proprio per questo più coinvolgente.>
Quante prove alla settimane fate? Abitate tutt’e quattro vicini?
SM: <Il quartetto Noûs ha la base a Como, quindi abbiamo la fortuna di abitare abbastanza vicini e di conseguenza riusciamo ad organizzarci con quattro giorni di prove a settimana di media.>
Hai già fatto tanti viaggi per concerti. Hai avvertito un pubblico diverso rispetto ai tuoi concerti solistici o con pianoforte?
SM: <A inizio gennaio 2025 abbiamo avuto l’occasione di partecipare in Colombia al Cartagena Festival Internacional de Música, un contesto straordinario sia dal punto di vista musicale che umano. Abbiamo suonato in diversi concerti, accanto a musicisti di grande livello, come il chitarrista Rafael Aguirre e il pianista Martín García García, in una cornice vivace, calorosa e profondamente ispirante. Quello che ci ha colpito subito è stato il pubblico colombiano: entusiasta, partecipe, generoso. C’è un modo diverso di vivere la musica, più spontaneo, più emotivo. Si percepisce un coinvolgimento autentico, un’energia che si riflette anche sul palco. È una sensazione bellissima, perché senti che ogni nota arriva, che c’è uno scambio vero. Cartagena, poi, con la sua luce, i colori, la storia e l’intensità del luogo, ha reso tutto ancora più magico. Suonare lì è stato come uscire per un attimo dal tempo e riscoprire la musica nella sua dimensione più viva e condivisa. È stata un’esperienza davvero speciale, che porteremo a lungo con noi.>
Per chi desidera conoscere il quartetto Noûs, cioè Sofia Manvati, Alberto Franchin (violino), Sara Dambruoso (viola), Riccardo Baldizzi (violoncello), segnate le prossime date:
* Il 13 maggio a Praga al Liechtenstein Palace per l’EuroArt Prague Festival,
* il 24 maggio a Treviso presso la Chiesa di S. Teonisto per la Fondazione Benetton,
* il 15 giugno a Cassano Magnago per gli Amici della Musica di Ispra,
* il 29 giugno alla Società del Quartetto di Milano con una “maratona Shostakovich”.
* Il 20 e 21 luglio al King’s Lynn Festival nel Regno Unito,
* il 26 luglio allo Stresa Festival,
* il 27 ottobre a Hoylake, nel Regno Unito, per la Hoylake Chamber Concert Society,
* il 2 novembre a Firenze, alla Sala Vanni, per la rassegna Suoni Riflessi.
* infine il 3 dicembre si chiude l’anno con un concerto a Versailles.
Sofia continua dicendo che questi sono alcuni dei loro prossimi impegni:
“Siamo entusiasti di condividere la nostra musica con pubblici così diversi e di portare il nostro repertorio in luoghi nuovi”.
Ringrazio Sofia Manvati per il suo tempo, la sua professionalità e il suo entusiasmo.
https://www.sofiamanvati.com/ https://quartettonous.com/
©Cécile Prakken, aprile 2025 – Photo:@tony_hassler
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