Smart City, le città intelligenti si connettono a Internet col cellulare
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Pagare la sosta sulle strisce blu esattamente per il tempo in cui si è rimasti parcheggiati senza spendere un centesimo di più, sapere qual è la fermata più vicina o quanti minuti mancano all’arrivo dell’autobus nel punto in cui lo si sta aspettando, trovare un’auto disponibile nei pressi della propria posizione e usarla solo per il tempo necessario, lasciandola poi in un altro punto della città. Tutto con il proprio cellulare.
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Sono solo alcune delle possibilità offerte dalle città più all’avanguardia in materia di digitalizzazione dei servizi ai cittadini.
Che Internet sia il protagonista della rivoluzione che sta avvenendo ogni giorno sotto i nostri occhi è un dato di fatto.
Le previsioni dicono che nel 2050 il 75% della popolazione globale vivrà nelle grandi città (oggi la percentuale è già attorno al 50%), di conseguenza non stupisce che colossi mondiali come Microsoft o Cisco abbiano sviluppato accordi con varie amministrazioni cittadine per offrire servizi integrati di utilità per residenti.
Le possibili applicazioni in questo campo sono immense. Secondo i dati forniti da Cisco, che lo scorso ottobre, ancora una volta a Barcellona, ha organizzato il congresso Internet of Things, il cosidetto “Internet delle cose”, oggi ci sono “solo” 6,8 miliardi di persone contro i 10 miliardi di dispositivi collegati a Internet, che si prevede diventino 50 miliardi nel 2020. Cose che, inevitabilmente, si connetteranno sempre di più tra loro.
I campi di interazione tra Rete, città e abitanti toccano tutti gli aspetti della vita urbana: dall’architettura sostenibile al risparmio energetico, dalla mobilità intelligente al consumo collaborativo (sharing economy). Così, mentre da un lato si studiano modi innovativi per affrontare le sfide più insidiose che il futuro riserva alle città come inquinamento, energia, traffico, edilizia, ma anche sicurezza, sanità e cultura, dall’altro si sviluppano microprogetti per migliorare la qualità della vita dei cittadini. E molti di questi ruotano intorno al cellulare come strumento di controllo delle operazioni quotidiane.
A Barcellona, per esempio, dal settembre scorso è attivo ApparkB un servizio che anche in alcune città italiane sta muovendo i primi passi: il pagamento della sosta in strada con lo smartphone. Scaricando una semplice applicazione gratuita del comune è possibile dimenticarsi di parcometri, monetine e carte di credito (qui i “gratta e sosta” a per fortuna non sono mai esistiti) e pagare soltanto il tempo di parcheggio realmente usufruito.
A Milano lo scorso mese sono state inaugurate 15 “isole digitali”, destinate nei prossimi mesi a crescere di numero ma anche ad arricchirsi di contenuti. Oltre a garantire WiFi gratuito e la possibilità di ricarica degli apparati, i totem touch screen forniscono informazioni a turisti e residenti, ma l’obiettivo è di abilitarli all’erogazione di una molteplicità di servizi.
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L'”Internet delle cose” è ormai una realtà che punta a collegare tutto quello che ci circonda. Dal 2003 ad oggi, sempre, secondo i dati Cisco, il traffico in rete è cresciuto di 270 mila volte. Le città non possono non adeguarsi. A Paredes, nel Nord del Portogallo, si sta costruendo una città modello che sarà completamente controllata da un sistema operativo urbano e i cui edifici non solo saranno ecosostenibili, ma raccoglieranno informazioni attraverso un milione di sensori, capaci di valutare la qualità dell’aria e dell’acqua, l’inquinamento sonoro o i consumi di energia. Questi apparati intelligenti saranno anche in grado di migliorare la sicurezza dei cittadini segnalando situazioni di pericolo, come allagamenti o incendi, e aiuteranno la popolazione a mettersi in salvo, segnalando sui cellulari le uscite di emergenza o i posti di soccorso più vicini.
Connessi ogni giorno di più, stiamo cambiando il nostro stile di vita senza quasi averne percezione.
Lo smartphone diventerà il vero centro operativo del nostro piccolo mondo? Faremo a meno del denaro perché basterà sfiorare lo schermo del nostro cellulare per trovare, scambiare, affittare e acquistare tutto quello che ci serve? Io credo di sì. Se non sono emozioni digitali queste…
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