SBBS. Finalmente arriveranno in Borsa i titoli garantiti da obbligazioni sovrane
Nel maggio 2018 già si parlava della proposta della Commissione Europea che, grazie alla riduzione del rischio, introduceva il concetto di titoli garantiti da obbligazioni sovrane.
La Commissione proponeva infatti nuove norme che permettessero di sostenere l’ulteriore integrazione e diversificazione del settore finanziario europeo e che portassero a un’Unione economica e monetaria più forte e resiliente.
L’idea è quella di proporre sul mercato titoli garantiti da obbligazioni sovrane – Sovereign Bond-Backed Securities (SBBS). I titoli verrebbero emessi da istituti privati sotto forma di diritti su un portafoglio di titoli di Stato della zona euro. La struttura degli SBBS non comporterebbe una mutualizzazione dei rischi e delle perdite tra gli Stati membri della zona euro.
DIVERSIFICAZIONE
La sottoscrizione di questi nuovi strumenti consentirebbe agli investitori, quali i fondi di investimento, le assicurazioni o le banche, di diversificare i loro portafogli di titoli sovrani, creando mercati finanziari più integrati. Contribuirebbe inoltre ad attenuare il legame tra le banche e il loro paese d’origine e non avrebbe alcuna ripercussione negativa sugli attuali mercati obbligazionari nazionali.
Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per la Stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali, aveva dichiarato: “Lo sviluppo determinato dal mercato degli SBBS aiuterà gli investitori a diversificare le loro esposizioni sovrane e favorirà l’integrazione finanziaria. Si tratta di una proposta pragmatica che rafforzerà l’assorbimento del rischio da parte del settore privato attraverso mercati finanziari integrati e ridurrà i rischi nel settore bancario, senza dover introdurre una loro mutualizzazione.”
L’iter di approvazione degli SBBS potrà essere lungo, ma sarà anche difficile opporsi alla logica che ha portato ad ipotizzarli. Si opporranno probabilmente soprattutto quei Paesi che, potendo contare su conti pubblici in ordine, temono che gli SBBS rappresentino il primo passo verso l’emissione di obbligazioni garantite in solido da tutti gli Stati membri dell’area dell’euro (i cosiddetti eurobond), e forse possano un giorno portare anche all’auspicato allineamento fiscale tra Stati.
La proposta della Commissione europea per lo sviluppo di titoli garantiti da obbligazioni sovrane
di Antonio Pezzuto, ex Dirigente della Banca d’Italia, tratto da www.tidona.com
ABSTRACT:
Le obbligazioni sovrane (Sovereign Bond-Backed Securities – SBBS) sono strumenti creati dal settore privato sulla base di un pool predefinito di obbligazioni emesse dagli Stati membri dell’area dell’euro. In pratica, una società veicolo (Special Purpose Entity, SPE), creata appositamente allo scopo e che non potrebbe intraprendere alcuna altra attività che comporti assunzione di rischi, come l’erogazione di credito, acquisterebbe sui mercati obbligazionari titoli emessi da paesi dell’area dell’euro in proporzione al loro PIL. Per finanziare l’acquisto di titoli governativi, la SPE emetterebbe obbligazioni garantite dal portafoglio dei titoli acquistati. Al fine di assicurare l’integrità delle emissioni a tutela degli investitori, la società veicolo deve garantire che la composizione del portafoglio di titoli governativi sottostante rimanga immutata per tutta la durata degli SBBS.
- Premessa.
Durante la fase più acuta della crisi dei debiti sovrani dei paesi periferici dell’area dell’euro, sono state avanzate molteplici proposte per l’introduzione di bond comunitari (eurobond), cioè di obbligazioni garantite in solido da tutti gli Stati membri che hanno aderito alla moneta unica, allo scopo di ridurre il rischio sul debito sovrano per i paesi in difficoltà ed eliminare il pericolo di contagio, spezzando il legame tra banche e titoli di Stato[1]. Nessuna di queste proposte ha trovato, tuttavia, concreta attuazione per la forte opposizione dei paesi più virtuosi, in primis la Germania, a qualsiasi forma di mutualizzazione del debito.
Con la prospettiva di ridurre tale legame, già nel 2011 alcuni economisti proponevano la creazione di un nuovo strumento finanziario, denominato “European Safe Bonds” (ESBies)[2], che avrebbe dovuto recidere il legame esistente tra rischio sovrano e rischio del credito per le banche, senza alcuna responsabilità comune sul debito dei singoli Stati (no-bailout clause).
Nel settembre 2016 il gruppo Euronomics ha pubblicato un documento di policy nel quale si tracciano le linee essenziali degli ESBies e il ruolo che detti titoli potrebbero avere per i mercati finanziari europei[3].
A fine maggio 2017 la Commissione europea ha presentato un “documento di riflessione sull’approfondimento dell’Unione Economia e Monetaria” nel quale ha preannunciato l’intenzione di introdurre un nuovo strumento finanziario per l’emissione comune di titoli di debito, equiparabili ai titoli del Tesoro degli Stati Uniti. Come precisato, l’emissione di titoli della specie risponderebbe all’esigenza di agevolare le banche nella diversificazione dei loro investimenti e di contribuire al superamento dell’interconnessione tra banche ed emittenti sovrani.
- Il progetto del gruppo Euronomics
La scarsità di debito pubblico sicuro nell’UE e la sua distribuzione asimmetrica (solo in pochi Stati il debito pubblico è considerato dalle società di rating risk free, cioè a rischio zero) creano due ordini di problemi.
Il primo trae origine dal fatto che la regolamentazione europea non penalizza l’investimento in titoli rischiosi di debito pubblico da parte delle banche, le quali tendono pertanto a privilegiare gli investimenti in titoli sovrani del paese di residenza, nonostante la loro rischiosità (home bias).
Tale situazione genera un circolo vizioso tra rischio sovrano e rischio bancario (c.d. doom loop): il deprezzamento dei titoli di Stato di un certo Paese produce, per le banche di quel Paese, perdite sui titoli di proprietà, con conseguente riduzione del loro livello di solvibilità che può indurre lo Stato a interventi di ricapitalizzazione nei loro confronti.
Il secondo problema sorge perché le situazioni di crisi scatenano fughe di capitali dalle aree più rischiose verso aree più sicure (fly to quality), il che aggrava ulteriormente il rischio di instabilità del sistema finanziario.
A questi problemi economici si aggiunge un terzo, di natura politica.
Poiché, come poc’anzi accennato, il debito pubblico sicuro è emesso da pochi paesi, tra cui la Germania, cercare di stabilizzare le banche degli Stati più deboli incentivandole a detenere titoli più sicuri, equivarrebbe a incoraggiarle a detenere debito pubblico tedesco anziché nazionale, con il risultato che si ridurrebbero i prezzi e aumenterebbero, per contro, i tassi di interesse sul debito pubblico del loro paese.
Questo è uno dei motivi per il quale i Paesi più vulnerabili, come Italia e Spagna, hanno finora espresso contrarietà a ipotesi di riforma della regolamentazione prudenziale che penalizzino investimenti in debito pubblico rischioso.
Per uscire dal vicolo cieco, si sottolinea la necessità di creare un titolo che sia: sicuro (cioè possa essere detenuto dalle banche senza rischi), europeo (non emesso solo da alcuni Paesi europei) e capace di non creare una responsabilità solidale tra i paesi.
La proposta del gruppo Euronomics, volta a introdurre ESBies, mira proprio a soddisfare tutti e tre i suddetti requisiti.
L’idea di fondo è quella di creare un portafoglio diversificato di debito pubblico degli Stati dell’area dell’euro e cartolarizzarlo emettendo al suo posto due titoli: uno più sicuro (l’ESBies) e l’altro più esposto al rischio di insolvenza da parte dei paesi emittenti (c.d. European Junior Bond, EJBies). Il titolo più sicuro beneficerebbe, oltre che della protezione derivante dalla diversificazione del rischio, anche dell’esistenza di un titolo subordinato (EJBies), che assorbirebbe per primo le perdite in caso di inadempienza di uno o più emittenti sovrani.
In conclusione, la cartolarizzazione di una quota del debito pubblico degli Stati dell’eurozona consentirebbe di creare una “forma sintetica” di debito federale europeo sicuro, lasciando nel contempo per intero sulle spalle di ciascuno Stato la responsabilità di far fronte al proprio debito nazionale.
- La proposta di regolamento della Commissione europea
Facendo seguito ai propositi manifestati nel documento di riflessione della primavera 2017, il 24 maggio 2018 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che mira a promuovere lo sviluppo di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (Sovereign Bond-Backed Securities, SBBS)[4], al fine di rafforzare la stabilità finanziaria e la condivisione dei rischi nell’area dell’euro.
Come sottolineato dal Considerando n. 1, gli SBBS potrebbero aiutare le banche a diversificare meglio le esposizioni sovrane, ad allentare ulteriormente il legame banca-emittente sovrano, a potenziare l’offerta di attività a basso rischio denominate in euro. Non solo.
Gli SBBS potrebbero anche rendere più appetibili, per gli investitori internazionali, le obbligazioni sovrane emesse in mercati nazionali di piccole dimensioni e a bassa liquidità, favorendo la condivisione e la mitigazione dei rischi nel settore privato e promuovendo una ripartizione più efficiente dei rischi tra gli operatori di mercato.
Gli SBBS sono strumenti creati dal settore privato sulla base di un pool predefinito di obbligazioni emesse dagli Stati membri dell’area dell’euro.
In pratica, una società veicolo (Special Purpose Entity, SPE), creata appositamente allo scopo e che non potrebbe intraprendere alcuna altra attività che comporti assunzione di rischi, come l’erogazione di credito, acquisterebbe sui mercati obbligazionari titoli emessi da paesi dell’area dell’euro in proporzione al loro PIL.
Per finanziare l’acquisto di titoli governativi, la SPE emetterebbe obbligazioni garantite dal portafoglio dei titoli acquistati. Al fine di assicurare l’integrità delle emissioni a tutela degli investitori, la società veicolo deve garantire che la composizione del portafoglio di titoli governativi sottostante rimanga immutata per tutta la durata degli SBBS.
Ogni emissione di SBBS sarebbe costituita da una tranche senior, pari al 70 per cento del valore nominale dell’emissione complessiva, e da una o più tranche subordinate. Mentre i detentori di titoli a più alto rischio (c.d. junior) sarebbero i primi a dover sopportare eventuali perdite che potrebbero verificarsi nel pool sottostante, ma in cambio beneficerebbero di un rendimento più elevato, i possessori di titoli senior sopporterebbero le perdite solo nel caso in cui queste non fossero assorbite interamente dai sottoscrittori di titoli junior. Gli SBBS fruirebbero di un trattamento regolamentare più favorevole rispetto a strumenti analoghi, a patto che soddisfino specifici criteri di eleggibilità.
Gli SBBS non comportano una mutualizzazione dei rischi e delle perdite tra gli Stati membri, poiché questi non si garantiranno reciprocamente le passività all’interno del portafoglio di obbligazioni sovrane sottostante agli SBBS (Considerando n. 4).
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