La Russia oscura LinkedIn: si teme stessa sorte per Facebook, Twitter e altri social
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LinkedIn non si sarebbe adeguata alla normativa sulla protezione dei dati personali. Agenzia per le comunicazioni ha ordinato il blocco.
In Russia è stata bloccata la piattaforma LinkedIn, il social network dedicato dedicato al lavoro, che in questi anni ha rappresentato un’importante vetrina per chi cerca e offre lavoro, per liberi professionisti, lavoratori dipendenti, aziende e associazioni, e che conta al momento circa 400 milioni di iscritti.
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Ad assumere questa drastica decisione è stata l’Agenzia per le comunicazioni Roskomnadzor (con qualche approssimazione corrisponderebbe alla nostra AGCOM).
LinkedIn avrebbe violato la legge russa sulla protezione dei dati personali
La motivazione addotta dall’autorità risiederebbe nella presunta violazione da parte di LinkedIn delle normative sulla protezione dei dati personali e per questo motivo la piattaforma è stata inserita nel registro dei siti non a norma.
Secondo una legge approvata di recente in Russia, i dati in uso da questi siti devono essere conservati in server presenti sul territorio russo.
Il mese scorso una sentenza di un tribunale russo ha stabilito che LinkedIn viola le norme sulla conservazione dei dati personali e per questo avrebbe dovuto essere bloccato il sito web del social network.
In altre parole, per la legge russa i dati dei cittadini russi devono rimanere in Russia, non possono essere trasferiti altrove.
Respinto il ricorso di LinkedIn
LinkedIn, contro questa sentenza, aveva proposto ricorso, ma la settimana scorsa è stato respinto dal Tribunale di Mosca.
L’agenzia Roskomnadzor ha dato quindi attuazione alla sentenza ed ha ordinato la chiusura del noto social network in Russia.
Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’agenzia Vadim Ampelonsky, LinkedIn avrebbe ricevuto due solleciti per adeguarsi alla normativa, ma la dirigenza del social network della Microsoft non avrebbe fornito alcuna risposta.
Ci sarebbe stata una richiesta di incontro con i rappresentanti Roskomnadzor da parte dei vertici della società.
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A questo punto si teme che la stessa sorte possa toccare ad altri social network stranieri, tra i quali Facebook, Twitter, Google Plus.
Tentativo di censura o scrupolosa tutela dei dati dei cittadini russi?
Molti potrebbero pensare che si tratti di un tentativo da parte del governo russo di censurare i social network, con il pretesto della tutela dei dati personali.
O forse potrebbe trattarsi solo di una legittima pretesa da parte del paese di maggiori garanzie per la protezione dei dati dei propri cittadini.
Fatto sta che ora le società che gestiscono i social network, o comunque siti web che raccolgono informazioni personali, se vogliono continuare a raggiungere gli internauti russi ed offrire i loro servizi dovranno adeguarsi alla legge russa.
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