Robert Zemeckis: un viaggio emozionante nel tempo e nello spazio del cinema
Here, la recensione di un film da amare
Non si comprende appieno il motivo per cui Robert Zemeckis venga frequentemente trascurato dalla critica negli Stati Uniti. Sebbene il live action di Pinocchio abbia sollevato giustificata perplessità, titoli come Allied – Un’ombra nascosta, Benvenuti a Marwen e anche Le streghe del 2020 meritano di essere rivalutati. Questa sensazione ha accompagnato la visione del suo ultimo lavoro, Here, che ha suscitato una profonda partecipazione emotiva. Purtroppo, è stato stroncato da una critica americana che sembra spingersi verso un pensiero sempre più polarizzato, riflettendo una tendenza simile in politica e società.
Here si presenta come un’opera potenzialmente di rottura, capace di fondere elementi di vita, memoria e amore in un racconto stratificato. Si tratta di un film che sfida le convenzioni, regalando uno sguardo nuovo sulla narrazione cinematografica. Il film, scritto da Zemeckis insieme a Eric Roth — già co-autore di Forrest Gump — si ispira alla graphic novel di Richard McGuire e si sviluppa attraverso una narrazione non lineare. Attraverso diversi “riquadri”, Here racconta la storia di un luogo che funge da riflesso dell’evoluzione della società americana, toccando temi che spaziano dai dinosauri al colonialismo, fino ai drammatici eventi recenti come le crisi identitarie e la pandemia di Covid-19.
In definitiva, Here si configura come un’opera che invita a esplorare l’essenza stessa dell’esistenza, attraverso un viaggio che unisce tempo e spazio. Con un cast di attori di prim’ordine, tra cui Tom Hanks e Robin Wright, il film riesce a toccare le corde più profonde dell’emotività umana, rivelando storie di vita interconnesse, ricordi indelebili e un delicato contrasto tra speranza e disillusione.
Il potere narrativo di Here
Il film Here si distingue per un approccio innovativo alla narrazione, incarnando una struttura che sfida le convenzioni tradizionali del racconto cinematografico. Attraverso un lente di osservazione fissa, le diverse famiglie che abitano la casa al centro della storia vengono presentate in modo stratificato, con il passare del tempo che funge da protagonista. La narrazione gioca con la temporalità, svelando lentamente le complessità delle esistenze individuali, attraverso flashback e situazioni che mettono in correlazione il personale con il collettivo.
Ogni “riquadro” si trasforma in un segmento di vita che rivela e amplifica le tensioni sociali e culturali della società americana, dai momenti di gioia e celebrazione ai drammi e alle crisi. La scelta di raccontare la storia in modo non lineare permette di esplorare gli archetipi e le esperienze condivise, rendendo il racconto non solo un viaggio attraverso il tempo, ma anche una riflessione profonda su identità, memoria e legami intergenerazionali. La storia acquista così una dimensione universale, con eventi che si intrecciano e rielaborano impressioni ed emozioni tipiche di ogni epoca.
Basti pensare ai rapporti tra i personaggi, che si sviluppano in un contesto in continua evoluzione: bambini che diventano adulti, famiglie che si formano e si disgregano. Tom Hanks nei panni di Richard e Robin Wright in quelli di Margaret incarnano queste transizioni con una convinzione così autentica da farci immergere nelle loro storie. Qui risiede il vero potere narrativo di Here: non solo offrire uno sguardo sulla vita quotidiana, ma anche evocare sentimenti che risuonano oltre le generazioni e le esperienze personali.
L’innovativa tecnica di Zemeckis
La proposta tecnica di Robert Zemeckis in Here rappresenta un audace passo avanti nel linguaggio cinematografico, combinando storytelling e innovazione visuale in modo sinergico. Utilizzando la tecnologia di ringiovanimento digitale, Zemeckis non si limita a narrare una storia attraverso il tempo, ma la vive, immergendo il pubblico nella trasformazione dei suoi personaggi. Attori come Tom Hanks e Robin Wright non solo interpretano i loro ruoli; sono resi visivamente coerenti con le epoche che rappresentano, il che permette di esperire visivamente il flusso del tempo. Questa scelta rende il film impressionante e profondamente connesso ai temi di memoria e identità che permeano la trama.
La scenografia gioca un ruolo fondamentale, non solo come sfondo, ma come partecipante attiva nel racconto. Zemeckis riesce ad elevare gli oggetti quotidiani a simboli di epoche e storie, mentre la casa al centro della narrazione diventa un microcosmo che riflette l’evoluzione sociale e culturale degli Stati Uniti. La camera si muove con fluidità, catturando dettagli e attimi che sono essenziali per la comprensione dell’intero racconto. Ogni transizione temporale e ogni spazio narrativo sono imbottiti di significato, creando una connessione potente tra l’osservatore e il contenuto.
Inoltre, la colonna sonora di Alan Silvestri accompagna con delicatezza le emozioni espresse, contribuendo a costruire un’atmosfera che è al contempo nostalgica e innovativa. L’accostamento di suoni e visioni diventa un veicolo per esperienze emozionali collettive, permettendo al pubblico di ricollegarsi a momenti storici senza tempo. Here non è solo un film da vedere, ma un’opera da vivere intensamente, dove ogni sequenza è pensata per risuonare a livello personale e universale, sottolineando l’abilità indiscutibile di Zemeckis nel coniugare tecnica e sensibilità narrativa.
Un viaggio emozionale attraverso il tempo e lo spazio
Il film Here di Robert Zemeckis si presenta come un affascinante viaggio emotivo che ci trasporta attraverso epoche diverse, ricostruendo il tessuto della vita quotidiana americana. Si snoda tramite una narrazione ricca di stratificazioni temporali, in cui ogni istante rappresentato risuona con la vita dei personaggi, rivelando non solo le loro storie, ma anche l’evoluzione di un paese intero. Attraverso la lente narrativa di una casa – un microcosmo di esperienze umane – Zemeckis riesce a catturare il flusso incessante del tempo, dove il passato, il presente e il futuro si intrecciano in un unico abbraccio.
Il racconto si dipana attraverso scene che, pur rimanendo autonome, si collegano in un mosaico complesso e coinvolgente. Situazioni familiari, gioie, dolori e transizioni di vita si fondono in una rappresentazione vivida e palpabile dell’esistenza. Il punto di vista costante, anche se spostato di epoca in epoca, ci invita a riflettere sulla ciclicità della vita; attimi fugaci che riemergono con forza e determinano le scelte generazionali. La casa non è solo un luogo fisico, ma rappresenta l’emblema di una memoria collettiva, il contenitore di esperienze condivise che trascendono il tempo.
In questo contesto, i personaggi come Richard e Margaret, interpretati da Tom Hanks e Robin Wright, diventano simboli delle aspirazioni e dei conflitti generazionali. La loro evoluzione, segnata dalla nostalgia e dalla ricerca di identità, ci fa sentire partecipi delle loro lotte e dei loro sogni. Al contempo, Zemeckis non esita a criticare i valori e le dinamiche della società americana, riflettendo su come questi mutamenti influenzino la vita delle famiglie che abitano e si intrecciano attorno a questo singolo, significativo spazio.
Nel complesso, Here non è solo un film che narra la storia di un luogo, ma un’esperienza che evoca l’essenza stessa dell’umano, in cui il tempo e lo spazio non sono semplici aspettative, ma componenti viventi e pulsanti che si manifestano in ciascuno di noi. La maestria con cui Zemeckis tesse le fila di questa narrativa rende Here un’opera che risuona con profonda risonanza emotiva, invitando il pubblico a riflettere sulla propria esistenza all’interno di un tempo in continua evoluzione.