Professoressa licenziata per video inappropriato reintegrata dal tribunale con pagamento arretrati garantito
il caso della professoressa e il video in classe
Il caso della professoressa coinvolta in una vicenda controversa ha suscitato un ampio dibattito nel mondo dell’istruzione. Nel marzo 2023, una docente dell’istituto Corni ha mostrato in aula un video a contenuto pornografico nel quale appariva insieme al suo compagno, rivolgendosi a una classe di studenti di seconda superiore. Tale comportamento è stato immediatamente giudicato lesivo della dignità degli studenti e incompatibile con il ruolo educativo e formativo affidato al personale scolastico.
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La decisione della presidenza scolastica di sospendere inizialmente la professoressa ha rappresentato un primo intervento disciplinare, seguito poi dal licenziamento a causa della gravità dell’episodio. Sui fatti è stata avviata anche un’indagine penale per adescamento di minori, procedura che tuttavia si è conclusa con l’archiviazione. Resta però centrale la delicatezza del contesto, trattandosi di un’attività svolta all’interno di un istituto frequentato da studenti minorenni, con tutte le implicazioni legate alla tutela della loro integrità psicologica e morale.
la sentenza del tribunale e le motivazioni
La sentenza del Tribunale civile di Modena ha ribaltato in parte la decisione della scuola, riconoscendo elementi giuridici che hanno portato a un verdetto più equilibrato rispetto all’iniziale licenziamento. Il giudice ha valutato attentamente la gravità del comportamento della docente, confermando la legittimità della misura disciplinare nei confronti delle attività svolte in qualità di insegnante, vista la natura lesiva dell’episodio per la tutela degli studenti minorenni.
Tuttavia, la pronuncia del tribunale ha distinto con nettezza il ruolo docente da quello amministrativo, evidenziando che quest’ultimo non implica un diretto contatto con gli alunni. Questa differenziazione è stata fondamentale per disporre il reintegro della professoressa nel ruolo di assistente amministrativa, funzione che ricopriva prima di passare all’insegnamento per sostegno.
Inoltre, il giudice ha sottolineato che, pur mantenendo la sanzione disciplinare nel contesto dell’attività didattica, la revoca totale del contratto di lavoro risulta eccessiva per quanto riguarda il profilo amministrativo. Questo bilanciamento giuridico mira a tutelare sia la dignità degli studenti sia i diritti contrattuali della lavoratrice, tenendo conto delle circostanze e dell’esito favorevole alle accuse penali.
La sentenza, quindi, costituisce un importante precedente nel delineare i confini tra responsabilità professionale e diritti occupazionali nel settore scolastico, evidenziando la necessità di un approccio calibrato alle situazioni di conflitto nelle istituzioni educative.
il reintegro e il pagamento degli stipendi arretrati
La decisione del Tribunale ha stabilito il reintegro della docente nel ruolo originario di assistente amministrativa, riconoscendo che tale posizione non comporta contatti diretti con gli studenti e, pertanto, non pregiudica la sicurezza né la serenità dell’ambiente scolastico. Questo provvedimento rappresenta un equilibrio tra la necessità di proteggere l’integrità degli alunni e il rispetto dei diritti lavorativi della dipendente.
Parallelamente al reintegro, il tribunale ha disposto anche il pagamento degli stipendi arretrati per il periodo dal luglio 2023 fino ad oggi, quantificati in circa 40mila euro. Tale somma corrisponde a due anni e mezzo di retribuzione, che la professoressa aveva perso a seguito della sospensione e del licenziamento. Questa misura riflette un’indicazione chiara a favore del riconoscimento della continuità del rapporto di lavoro nella posizione amministrativa e sancisce la responsabilità dell’istituto nel risarcimento economico.
Il pronunciamento giudiziario sottolinea l’importanza di una valutazione proporzionata delle sanzioni disciplinari, distinguendo tra ruoli e competenze specifiche e ribadendo come l’azione punitiva non possa mai prescindere da un’attenta analisi delle conseguenze concrete per tutte le parti coinvolte. In questo caso, la decisione ha evitato la cessazione definitiva del rapporto di lavoro, preservando diritti fondamentali e ripristinando la posizione lavorativa in ambito non educativo.




