La prima pistola di metallo realizzata negli Stati Uniti con una stampante 3D è funzionante e mortale.
Pochi mesi fa, un’organizzazione no-profit texana, la Defense Distributed, votata alla difesa della libertà di accesso per le armi sancita dalla Costituzione americana, ha messo online alcuni progetti di armi da fuoco, realizzabili con stampanti 3D. Pubblicazione che da subito ha fatto discutere.
La realizzazione poi di una pistola, quasi interamente in plastica e funzionante, come si vede dal video proposto dalla stessa associazione, ha finito per smuovere il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. La richiesta di eliminare dal sito progetti e schede tecniche di armi e caricatori da realizzare con la tecnologia 3D da parte del Dipartimento è infatti arrivata pochi giorni dopo. La questione era incentrata unicamente sul fatto se fosse legale far circolare liberamente in rete questo tipo di materiale. Da non dimenticare che una pistola in plastica non è rilevata dai metal detector.
A pochi mesi di distanza, quando ancora la situazione non è stata chiarita, arriva un nuovo video in cui appare una pistola (stavolta in metallo), perfettamente funzionante e sempre assemblata tramite una stampante 3D. Gli intenti però sembrano diversi.
L’arma, realizzata dalla società Solid Concepts, riproduce una calibro 45 M1911, in dotazione all’esercito americano. Come si vede dal video è in grado di sparare un numero elevato di colpi (50) in successione senza incepparsi ed esplodere (come nel caso di alcuni modelli di plastica).
Le fasi di realizzazione sono state lunghe e complesse, hanno coinvolti diversi esperti specializzati nella stampa 3D e un armaiolo con l’incarico di limare, pulire e assemblare i pezzi usciti dalla stampante (più di 30 elementi, alcuni dei quali anche in acciaio inossidabile). Un processo dunque lento e costoso, nel quale sono state utilizzate materie prime di altissima qualità, che – secondo quanto rilasciato dalla società – non vuole incentivare la produzione in proprio di armi, ma dimostrare che i prodotti della stampa 3D sono resistenti e affidabili, anche quando si tratta di strumenti complessi come una pistola. I costi sono infatti piuttosto proibitivi per un potenziale cittadino medio, o per un piccolo criminale che voglia costruire da sé la propria pistola, soprattutto in un mercato come quello americano in cui le armi hanno dei prezzi piuttosto competitivi.
La tecnologia di altissimo livello e i materiali usati fanno aggirare i costi di produzione per poche decine di pezzi (Solid Concepts ha dichiarato di aver prodotto 30 esemplari) attorno al mezzo milione di dollari. Non si tratta infatti delle comuni stampanti 3D, disponibili sul mercato per qualche migliaio di dollari, ma di grossi macchinari, pesanti e ingombranti che hanno bisogno di personale altamente qualificato per essere messi in funzione. Se dunque il rischio di una diffusione massiccia di armi autoprodotte è ancora lontano, il dubbio sulla legalità di questo tipo di produzione, almeno in teoria, resta.