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Piattaforme chiuse per DDoS: scopri i dettagli dell’operazione PowerOFF

  • Redazione Assodigitale
  • 13 Dicembre 2024
Piattaforme chiuse per DDoS: scopri i dettagli dell'operazione PowerOFF

Operazione PowerOFF smantella reti DDoS

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Le forze dell’ordine di ben 15 nazioni, coordinate da Europol, hanno intrapreso un’importante azione congiunta, portando a termine l’operazione PowerOFF, che ha dato vita al sequestro di 27 piattaforme adibite a orchestrare attacchi DDoS (Distributed Denial of Service). Questa iniziativa biennale, attiva da oltre un decennio, ha come obiettivo principale il disassemblaggio delle reti operative di attacco e la riduzione dell’impatto delle minacce informatiche a livello globale.

Indice dei Contenuti:
  • Piattaforme chiuse per DDoS: scopri i dettagli dell’operazione PowerOFF
  • Operazione PowerOFF smantella reti DDoS
  • Risultati dell’operazione
  • Servizi DDoS-for-hire
  • Arresti e identificazioni
  • Campagna di sensibilizzazione


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Le piattaforme smantellate offrivano servizi di DDoS-for-hire, accedendo a botnet composte da dispositivi compromessi, permettendo agli utenti di effettuare attacchi mirati contro obiettivi specifici, a pagamento. Tali attività non solo mettono in ginocchio i servizi online ma causano anche danni economici considerevoli e la compromissione della reputazione delle aziende colpite. Non è un caso che economie di diversi settori siano rimaste danneggiate da tali attacchi, rendendo necessaria una risposta decisa da parte delle autorità.

Oltre all’aspetto operativo, PowerOFF si configura come un’importante battaglia informatica, volta a tutelare la sicurezza degli utenti online e a frenare la diffusione di questi servizi illeciti. Le forze dell’ordine non si limitano a eliminare le piattaforme, ma cercano anche di interrompere il ciclo di domanda e offerta di tali servizi potenzialmente devastanti per la sicurezza digitale.

Risultati dell’operazione


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L’operazione PowerOFF ha portato a risultati significativi nella lotta contro i servizi di attacco DDoS, evidenziando l’impatto positivo della cooperazione internazionale tra le forze dell’ordine. Oltre al sequestro delle 27 piattaforme incriminate, è stato effettuato un notevole numero di arresti e operazioni di identificazione. Tra i vari risultati, si segnala l’arresto di tre amministratori delle piattaforme in Francia e Germania, figure chiave nel funzionamento e nella gestione di queste reti criminali.

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In totale, sono stati identificati oltre 300 utenti, con una prevalenza significativa di 200 provenienti dai Paesi Bassi. Questi utenti hanno utilizzato i servizi per intraprendere attività illecite, e uno di loro è sospettato di aver orchestrato ben 4.169 attacchi DDoS. Questo dato rispecchia l’ampiezza e la gravità della minaccia rappresentata da questi servizi, rafforzando ulteriormente la necessità di interventi disciplinari e preventivi.

Un altrettanto importante risultato è il sequestro dei nomi di dominio associati ai servizi. Tra i più noti, si evidenziano zdstresser.net, orbitalstress.net e starkstresser.net, significativi per il loro utilizzo nelle attività di DDoS-for-hire. Questa azione non solo interrompe le operazioni immediate ma crea anche un deterrente per future attività illegali simili, segnando una vittoria strategica per le forze dell’ordine.

Servizi DDoS-for-hire

Le piattaforme coinvolte nell’operazione hanno offerto una varietà di servizi definiti DDoS-for-hire, consentendo l’accesso a botnet costituite da dispositivi infettati. Questi servizi, comunemente noti come booter o stresser, hanno la capacità di inondare bersagli selezionati con milioni di richieste simultanee, superando di gran lunga la capacità di gestione del loro server. Tale operatività non solo compromette la disponibilità dei servizi online, ma genera anche perdite finanziarie devastanti e danneggia in modo significativo la reputazione delle aziende coinvolte.

I motivi che spingono i cybercriminali ad avvalersi di tali servizi sono vari: dal profitto economico a motivazioni ideologiche. Gruppi come Killnet e Anonymous Sudan hanno dimostrato che gli attacchi DDoS possono essere utilizzati anche come forme di protesta contro specifici soggetti o entità. Le offerte di attacco si sono evolute nel tempo, passando da operazioni artigianali a servizi strutturati e professionali, proprio grazie alla crescente domanda di destabilizzazione online.

Due dei nomi di dominio più noti costatati e sequestrati durante l’operazione, zdstresser.net e orbitalstress.net, avevano accumulato una vasta clientela e sono emblematici della struttura di mercato che caratterizza i servizi DDoS-for-hire. Questa configurazione ha reso l’accessibilità a tali attacchi relativamente semplice, attirando anche utenti meno esperti che cercavano una soluzione rapida per infliggere danni ai concorrenti o a taluni obiettivi. L’operazione PowerOFF rappresenta un passo cruciale nel contrastare questa forma di criminalità informatica, sebbene la rimozione di piattaforme specifiche non basti a neutralizzare completamente il fenomeno.

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Arresti e identificazioni

Nel corso dell’operazione, le autorità hanno identificato e arrestato tre amministratori delle piattaforme coinvolte, le cui attività si estendevano dalla Francia alla Germania. Questi individui, considerati figure centrali nel panorama dei servizi DDoS-for-hire, sono stati arrestati grazie a una strategica cooperazione internazionale che ha facilitato il monitoraggio e l’intervento tempestivo. L’operazione ha condotto a un gran numero di identificazioni, con oltre 300 utenti dei servizi illegali contrassegnati, di cui 200 si trovavano nei Paesi Bassi. Questi dati non solo evidenziano l’entità del fenomeno, ma sottolineano anche la necessità di un continuo impegno nella lotta contro la criminalità informatica.

Uno degli utenti identificati ha destato particolare preoccupazione essendo sospettato di aver condotto un numero incredibile di 4.169 attacchi DDoS, un dato che riflette l’ampiezza e la pervasività di tali pratiche nel cyber spazio. Gli arresti e le identificazioni sono passaggi fondamentali non solo per punire i trasgressori, ma anche per stabilire un precedente di deterrenza che spera di disincentivare i nuovi adepti dall’intraprendere strade simili.

Le forze dell’ordine hanno inoltre intrapreso azioni più incisive quale parte della loro strategia: oltre alle azioni legali, è prevista la notifica diretta agli arrestati e agli utenti identificati attraverso comunicazioni via email e lettere. Questo approccio ha l’obiettivo di avvisare i potenziali clienti dei rischi connessi ai servizi DDoS-for-hire, oltre a trasmettere un messaggio chiaro riguardo le conseguenze legali delle loro azioni. Tali misure si aggiungono a una campagna informativa più ampia pensata per raggiungere i giovani, sensibilizzandoli sui pericoli legati alla partecipazione a queste reti di criminalità informatica.

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Campagna di sensibilizzazione

In un contesto di crescente preoccupazione per gli attacchi DDoS e per la proliferazione dei servizi DDoS-for-hire, le forze dell’ordine hanno avviato una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani e agli utenti di internet. Questa iniziativa, strettamente collegata ai risultati dell’operazione PowerOFF, ha l’intento di educare e informare il pubblico sui rischi connessi all’uso di tali servizi e sul potenziale impatto legale delle proprie azioni online.

Utilizzando piattaforme pubblicitarie come Google e YouTube, le autorità cercano di dissuadere i più giovani dalla tentazione di sperimentare con strumenti di attacco che potrebbero risultare accattivanti ma estremamente pericolosi. Le inserzioni mirate stimolano una riflessione critica sull’uso di tool DDoS-for-hire e incoraggiano una navigazione più consapevole e sicura. Questo approccio non si limita alla mera informazione; si propone di instaurare un dialogo attivo con i giovani utenti, invitandoli a riflettere sulle conseguenze delle loro scelte digitali, sottolineando che il coinvolgimento in attività illegali può portare a gravi ripercussioni legali.

Oltre ad impiegare pubblicità online, le forze dell’ordine hanno deciso di adottare un approccio diretto nei confronti degli utenti identificati. Attraverso lettere ed email, gli individui coinvolti nei servizi DDoS-for-hire sono stati informati delle conseguenze delle loro azioni, fungendo da avvertimento e deterrente. Questo metodo proattivo è progettato per far comprendere la serietà della questione e spingere i destinatari a riconsiderare le loro scelte.

La campagna di sensibilizzazione rappresenta un passo evolutivo nella lotta contro la criminalità informatica, integrando le misure punitive con iniziative educative. In questo modo, si ambisce a creare una consapevolezza collettiva sui pericoli insiti nella partecipazione a reti di attacco come quelle offerte dai servizi DDoS-for-hire, promuovendo un ambiente online più sicuro per tutti.


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