Ecco come andare in pensione a 64 anni nel 2025
Nel panorama previdenziale italiano, esistono opportunità per accedere alla pensione anticipata, svincolandosi così dall’età di riferimento di 67 anni prevista per la pensione di vecchiaia. Questo si applica in particolare ai soggetti nati nel 1961, i quali possono andare in pensione già a 64 anni, a condizione di soddisfare determinati criteri. Le vie per ottenere questo risultato non sono del tutto semplici; richiedono una pianificazione e una comprensione approfondita dei requisiti richiesti dalla normativa vigente.
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La pensione anticipata contributiva rappresenta uno degli strumenti principali che consentono questo tipo di accesso. Per riuscire ad accedere a questa misura, è necessario avere accumulato almeno 20 anni di contributi. Inoltre, il calcolo della pensione deve rispettare un importo soglia, che è legato all’assegno sociale. Nel 2025, il valore di questo assegno, attualmente fissato a 534,41 euro, si prevede possa aumentare del 1%, superando quindi i 540 euro al mese. Pertanto, la pensione annuale deve essere almeno pari a 3 volte questo importo, vale a dire un ammontare superiore a 1.600 euro lordi al mese.
Un altro aspetto da considerare riguarda l’esperienza lavorativa e i contributi versati dopo l’entrata in vigore della riforma Dini, che ha fissato il primo gennaio 1996 come data limite per il calcolo della contribuzione. Quindi, coloro che desiderano accedere alla pensione anticipata devono aver versato almeno un contributo in data successiva a questa. È fondamentale, infine, tenere presente che il rispetto di questi requisiti è il passo cruciale per poter terminare l’attività lavorativa in anticipo rispetto ai canoni stabiliti, consentendo un passaggio più agevole verso la pensione desiderata.
Pensione anticipata contributiva: requisiti e vantaggi
La pensione anticipata contributiva si configura come una risorsa preziosa per quanti desiderano ritirarsi dal lavoro a 64 anni. Questa misura offre vantaggi sia sul piano anagrafico che su quello contributivo, consentendo di accedere alla pensione senza dover attendere il compimento dei 67 anni, previsti Comunemente per la pensione di vecchiaia. Per accedere a questa opportunità, il primo fondamentale requisito è il possesso di almeno 20 anni di contributi versati.
È importante notare che la prestazione pensionistica non può essere inferiore a tre volte l’assegno sociale, che nel 2025 è previsto superi i 540 euro mensili. Pertanto, la pensione mensile deve essere superiore a 1.600 euro lordi. La normativa specifica che la contribuzione deve essere iniziata dopo l’entrata in vigore della riforma Dini, che risale al primo gennaio 1996, rendendo quindi excluse quelle persone la cui carriera previdenziale è iniziata prima di tale data.
Oltre ai requisiti di età e di contributi, il candidato deve affrontare e superare l’ostacolo dell’importo minimo della prestazione. Quest’ultimo elemento rappresenta una delle sfide più significative per chi aspira alla pensione anticipata, dato che raggiungere la soglia richiesta potrebbe rivelarsi complesso. Resta comunque un’opzione valida, considerata l’attuale situazione economica e previdenziale, offrendo un’alternativa tangibile per i lavoratori desiderosi di una transizione anticipata verso la pensione, senza rinunciare a diritti fondamentali legati ai contributi versati nel corso della loro carriera.
Agevolazioni per le lavoratrici madri
Le lavoratrici madri possono beneficiare di agevolazioni specifiche che semplificano notevolmente l’accesso alla pensione anticipata contributiva. In particolare, il sistema previdenziale riconosce un trattamento preferenziale per le madri in base al numero di figli avuti. Se una lavoratrice ha avuto un solo figlio, il limite dell’importo pensionistico da raggiungere si riduce a 2,8 volte l’assegno sociale. Per coloro che hanno avuto due o più figli, tale limite scende ulteriormente a 2,6 volte l’assegno. Queste misure sono fondamentali per consentire un accesso più equo alle prestazioni pensionistiche, sgravando le lavoratrici madri da un onere economico che potrebbe risultare insormontabile.
In termini di cifre, questo significa che una lavoratrice madre con un solo figlio può richiedere una pensione mensile inferiore a quella necessaria per chi non ha figli, rendendo così più raggiungibile una condizione di benessere economico dopo il termine dell’attività lavorativa. Va altresì evidenziato che l’importo soglia, fissato nel contesto della pensione anticipata, non deve essere inferiore a 1.600 euro lordi al mese, ma grazie a queste agevolazioni, il percorso per raggiungere tale importo diviene meno arduo.
Un ulteriore vantaggio per le madri riguarda la possibilità di calcolare la pensione utilizzando coefficienti di trasformazione più favorevoli. Infatti, le lavoratrici con un numero minore di figli possono richiedere all’INPS l’applicazione del coefficiente utile per i 65 anni, mentre quelle con tre o più figli possono avvalersi del coefficiente per i 66 anni. Questa opzione consente alle madri di aumentare il valore della pensione mensile, in quanto un’età di riferimento maggiore rappresenta un fattore di moltiplicazione più vantaggioso per il montante contributivo.
Utilizzo della rendita dai fondi pensione complementari
Per coloro che aspirano a ritirarsi dal lavoro a 64 anni nel 2025, una delle novità più interessanti introdotte dalla legge di Bilancio è la possibilità di includere la rendita derivante dai fondi pensione integrativi nel calcolo della pensione anticipata contributiva. Questa opportunità si traduce in un vantaggio significativo, in quanto permette ai lavoratori di raggiungere il minimale necessario per il pensionamento anticipato in modo più agevole, utilizzando le risorse accumulate nei propri fondi pensione.
In sostanza, i contribuenti possono considerare la rendita prevista dal fondo pensione complementare per soddisfare il requisito di pensione mensile, fissato a 1.600 euro lordi, un importo che, come precedentemente delineato, potrebbe risultare proibitivo a meno che non si ricorra a strategie adeguate. È fondamentale sottolineare che tale opzione è applicabile non solo per i lavoratori della categoria generale, ma anche per le lavoratrici madri, le cui soglie di pensione possono essere più basse grazie alle agevolazioni di cui godono.
In pratica, l’INPS ha la facoltà di valutare il montante complessivo della pensione, includendo non soltanto la contribuzione obbligatoria, ma anche quella derivante dai fondi pensione privati, nello stabilire se un lavoratore può legittimamente accedere alla pensione anticipata. Questa misura amplia notevolmente le possibilità di pensionamento, consentendo a chi ha accumulato una consistente rendita nei fondi complementari di non dover attendere ulteriori anni per il pensionamento, valorizzando nel contempo il lavoro di contribuzione anche in ambito privato.
Utilizzare questa prestazione diventa dunque un arma strategica per i nati nel 1961, che potranno considerare la rendita pensionistica come parte fondamentale del loro piano di uscita dal lavoro. Le scelte previdenziali e le canali di accumulo capitalizzati offrono opportunità tangible per una transizione più fluida verso la pensione, rispondendo a un bisogno di sicurezza economica nell’ultima fase della carriera lavorativa.
Riscatto dei contributi: come funziona la pace contributiva
La pace contributiva rappresenta un’importante opportunità per coloro che desiderano accedere alla pensione anticipata a 64 anni nel 2025, specialmente per chi non ha ancora raggiunto i 20 anni di contribuzione minima richiesti. Questo strumento consente ai lavoratori di sanare eventuali vuoti contributivi, integrando i periodi di non versamento con versamenti aggiuntivi. Tale possibilità è fondamentale per molti, in quanto garantisce di poter completare la carriera contributiva necessaria per il pensionamento.
In particolare, la pace contributiva permette agli individui di riscattare fino a 5 anni di contributi non versati, a patto che tali periodi cadano tra il primo versamento effettuato e il 31 dicembre 2023. L’importo da versare è interamente a carico del contribuente e deve essere considerato un investimento sulla propria futura pensione. Attraverso questo meccanismo, non solo si ristabilisce il diritto alla pensione, ma si contribuisce anche ad aumentarne l’importo finale, garantendo un futuro economico più sicuro e stabile.
È cruciale sottolineare che, a differenza di altre misure, la pace contributiva consente di colmare lacune specifiche nella contribuzione. Per i lavoratori che hanno iniziato la loro carriera professionale dopo il 1995, questa possibilità diventa una via pragmatica per ridurre i gaps previdenziali e prepararsi adeguatamente al pensionamento anticipato. Infatti, chi utilizza la pace contributiva avrà non solo accesso al diritto previdenziale, ma potrà anche vantare un montante pensionistico superiore, facilitando il superamento della soglia prevista di 1.600 euro lordi al mese.
Di conseguenza, attivarsi per recuperare i contributi tramite la pace contributiva può apportare benefici significativi per chi ha l’obiettivo di andare in pensione anticipatamente, permettendo una pianificazione consapevole e strategica della propria futura situazione economica. Questo strumento offre quindi una soluzione concreta, rispondendo in modo efficace alle necessità di lavoratori e lavoratrici che desiderano proseguire le proprie aspirazioni di pensionamento senza dover attendere il raggiungimento tradizionale dei requisiti di età. La pace contributiva si integra perfettamente con le altre opportunità disponibili per facilitare una transizione più serena verso la pensione.