Parroco protesta per presepe senza Gesù Bambino: denuncia simbolica contro la cultura che rifiuta la vita
Contesto della decisione del parroco
LA NOTIZIA IN UN SECONDO (Riassunto AI)
– A Terlizzi il parroco di San Gioacchino, don Michele Stragapede, ha lasciato vuota la mangiatoia del presepe come gesto di denuncia contro le guerre.
Indice dei Contenuti:
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– L’installazione, ideata con l’artista Paolo De Santoli, richiama le vittime tra i minori in Gaza, Israele, Ucraina e Sudan.
– Il sacerdote domanda: «Potrà mai nascere il Principe della Pace se abbiamo dichiarato guerra alla vita?».
– L’azione, collocata nel cuore della città, intende trasformare il Natale da rito formale a responsabilità concreta verso i più fragili.
Contesto della decisione del parroco
Nel centro di Terlizzi (Bari), il parroco della chiesa di San Gioacchino, don Michele Stragapede, ha scelto di lasciare vuota la mangiatoia del presepe per richiamare l’attenzione sulla guerra contro la vita. L’iniziativa, realizzata con l’artista Paolo De Santoli, utilizza una culla formata da un lenzuolo bianco e circondata da balle di fieno, priva del tradizionale Gesù Bambino. Il sacerdote ha motivato la scelta con una domanda provocatoria: «Potrà mai nascere il Principe della Pace se abbiamo dichiarato guerra alla vita?». Il gesto, collocato nella zona della movida cittadina, è pensato come monito pubblico e invito alla responsabilità verso i bambini colpiti dai conflitti.
FAQ
- D: Dove si trova la chiesa interessata dall’iniziativa?
R: Nella chiesa di San Gioacchino a Terlizzi, in provincia di Bari. - D: Chi è il parroco che ha promosso il gesto?
R: Don Michele Stragapede. - D: In cosa consiste l’allestimento del presepe?
R: Una mangiatoia vuota con una culla in lenzuolo bianco circondata da fieno, senza il Gesù Bambino. - D: Chi ha collaborato alla realizzazione artistica?
R: L’artista locale Paolo De Santoli. - D: Qual è il messaggio principale del gesto?
R: Denunciare le guerre e la violenza contro i bambini, sollecitando una riflessione concreta sul valore della vita. - D: Perché la mangiatoia è stata collocata nel centro cittadino?
R: Per rendere il messaggio visibile a tutti, nel cuore della movida, come monito pubblico.
Reazioni della comunità e dei fedeli
La scelta di don Michele Stragapede ha diviso la comunità di Terlizzi. Numerosi fedeli hanno espresso sostegno, leggendo nella mangiatoia vuota un invito alla responsabilità verso i bambini colpiti dai conflitti in Gaza, Israele, Ucraina e Sudan. Altri, pur condividendo la denuncia, avrebbero preferito il Gesù Bambino al centro del presepe. Sui social si alternano apprezzamenti per il coraggio pastorale e per l’intervento dell’artista Paolo De Santoli, e critiche sulla “forza” del simbolo. Nelle celebrazioni parrocchiali, alcuni gruppi hanno proposto momenti di preghiera per le vittime e raccolte di beni, trasformando il dibattito in impegno concreto nel quartiere di San Gioacchino.
Significato simbolico del presepe senza Gesù Bambino
LA NOTIZIA IN UN SECONDO (Riassunto AI)
– A Terlizzi una mangiatoia vuota nel presepe di San Gioacchino denuncia le guerre che uccidono i bambini, dal Medio Oriente al Sudan e all’Ucraina.
– Il parroco don Michele Stragapede interroga la coscienza pubblica: senza tutela della vita, il Natale perde significato.
– L’opera, firmata con l’artista Paolo De Santoli, trasforma uno spazio di movida in luogo di memoria e responsabilità.
– Il gesto rilegge la tradizione: il Bambinello “nasce” solo dove ci sono pane, dignità e pace per i più piccoli.
Contesto della decisione del parroco
Nel centro di Terlizzi (Bari), il parroco della chiesa di San Gioacchino, don Michele Stragapede, ha scelto di lasciare vuota la mangiatoia del presepe per richiamare l’attenzione sulla guerra contro la vita. L’iniziativa, realizzata con l’artista Paolo De Santoli, utilizza una culla formata da un lenzuolo bianco e circondata da balle di fieno, priva del tradizionale Gesù Bambino. Il sacerdote ha motivato la scelta con una domanda provocatoria: «Potrà mai nascere il Principe della Pace se abbiamo dichiarato guerra alla vita?». Il gesto, collocato nella zona della movida cittadina, è pensato come monito pubblico e invito alla responsabilità verso i bambini colpiti dai conflitti.
Reazioni della comunità e dei fedeli
La scelta di don Michele Stragapede ha diviso la comunità di Terlizzi. Numerosi fedeli hanno espresso sostegno, leggendo nella mangiatoia vuota un invito alla responsabilità verso i bambini colpiti dai conflitti in Gaza, Israele, Ucraina e Sudan. Altri, pur condividendo la denuncia, avrebbero preferito il Gesù Bambino al centro del presepe. Sui social si alternano apprezzamenti per il coraggio pastorale e per l’intervento dell’artista Paolo De Santoli, e critiche sulla “forza” del simbolo. Nelle celebrazioni parrocchiali, alcuni gruppi hanno proposto momenti di preghiera per le vittime e raccolte di beni, trasformando il dibattito in impegno concreto nel quartiere di San Gioacchino.
Significato simbolico del presepe senza Gesù Bambino
La mangiatoia vuota, al centro di Terlizzi, ribalta l’aspettativa del Natale: l’assenza del Gesù Bambino rende visibile un vuoto etico. Il lenzuolo bianco, semplice e povero, assume il valore di segno di fragilità e di richiesta di protezione per i minori travolti dai conflitti in Gaza, Israele, Ucraina e Sudan. Il messaggio è diretto: non esiste pace liturgica senza pace storica. Le parole del parroco e il contributo dell’artista Paolo De Santoli spostano il focus dal rito alla responsabilità civile: pane, dignità e tutela della vita come condizioni perché il Natale sia fatto e non soltanto detto.
Dibattito su valori, vita e tradizione religiosa
Il gesto apre un confronto sul rapporto tra tradizione e coscienza pubblica. Per alcuni fedeli, la tradizione chiede di esporre il Bambinello; per altri, la sua assenza rimarca il valore non negoziabile della vita. La denuncia delle vittime tra i bambini, i numeri richiamati dal parroco e la collocazione nella movida spingono la riflessione oltre la sacrestia. La proposta è chiara: rito e devozione restano credibili solo se traducono il Vangelo in scelte di pace, assistenza e difesa dei più piccoli, qui e ora.
FAQ
- D: Qual è il cuore del messaggio della mangiatoia vuota?
R: Evidenziare che senza tutela concreta della vita dei bambini il Natale perde significato. - D: Chi ha concepito e realizzato l’installazione?
R: Don Michele Stragapede con l’artista Paolo De Santoli nella chiesa di San Gioacchino a Terlizzi. - D: Perché il simbolo è collocato nel centro della movida?
R: Per trasformare un luogo di passaggio in spazio di coscienza e visibilità pubblica. - D: Quali aree di crisi vengono richiamate?
R: Gaza e Israele, Ucraina e Sudan, con attenzione alle vittime tra i minori. - D: Come hanno reagito i fedeli?
R: Tra sostegno convinto e perplessità, con iniziative di preghiera e raccolte solidali. - D: Che rapporto c’è tra rito e responsabilità sociale?
R: Il rito acquista credibilità solo se si traduce in azioni per pace, dignità e protezione dei più fragili.
Dibattito su valori, vita e tradizione religiosa
Il confronto innescato a Terlizzi intreccia tre piani: il valore della vita, la fedeltà alla tradizione e la responsabilità civile dei credenti. La mangiatoia senza Gesù Bambino richiama l’urgenza di diritti e protezione per i minori colpiti da guerre, mentre invita a leggere il Natale come criterio etico, non solo devozionale. Tra chi difende la continuità del segno liturgico e chi sostiene la forza profetica del vuoto, emerge un punto condiviso: la fede chiede coerenza pubblica. Il richiamo del parroco e il segno creato con Paolo De Santoli orientano il dibattito verso scelte concrete di pace, pane e dignità, affinché la tradizione non diventi rito disinnescato ma memoria viva che interpella coscienze e istituzioni.
FAQ
- D: Perché a Terlizzi è stato allestito un presepe senza Gesù Bambino?
R: Per denunciare le guerre e la violenza sui minori e sollecitare responsabilità concreta. - D: Chi ha promosso e realizzato il gesto?
R: Don Michele Stragapede con l’artista Paolo De Santoli nella chiesa di San Gioacchino. - D: Quali conflitti sono stati richiamati?
R: Gaza e Israele, Ucraina e Sudan, con riferimento alle vittime tra i bambini. - D: Qual è il messaggio principale?
R: Senza tutela della vita e della dignità dei più piccoli, il Natale resta un rito vuoto. - D: Come ha reagito la comunità?
R: Con sostegni e critiche, e con iniziative di preghiera e raccolte solidali nel quartiere. - D: Che rapporto emerge tra tradizione e impegno sociale?
R: Il segno liturgico è credibile se diventa scelta di pace e protezione dei fragili nella vita quotidiana.




