Coca Puma e il suo percorso artistico
Costanza, partiamo dalla storia di Panorama Olivia: quando e come è nato? E il titolo? Ho iniziato a buttare giù le prime idee senza pensare che diventasse un disco, circa tre anni fa. Avevo un progetto di band che era agli sgoccioli ed era nata l’esigenza di provare a scrivere qualcosa di diverso e in italiano. Col tempo le idee hanno preso forma ed è nata la necessità artistica di fare un disco. Panorama perché i brani sono nati in luoghi e tempi diversi, a volte nella campagna viterbese e altre a Roma. Olivia perché nella casa dei miei nonni dove sono andata a scrivere la tesi c’era una gatta che si chiamava così ed è stato un omaggio a lei.
Utilizzi la voce in più modulazioni, come fosse uno strumento aggiunto: è un valore aggiunto alla narrazione? Sì, come possono esserlo la musica e la scrittura delle diverse partiture strumentali. Per i mezzi che avevo, e non erano molti, mi piaceva l’idea di inserire un elemento come la voce.
La scelta del cappellino che fa mistero è un po’ come gli interludi nelle tue canzoni, che segnano e passano, oppure è un accordo destinato a restare? Non lo so, ovviamente ci sono momenti in cui vorrei toglierlo, a volte diventa un problema ma per ora lo tengo. Esiste un po’ per timidezza e un po’ per protezione. Volevo che la musica parlasse per prima e non fosse condizionato da quello che sono come donna. È diventato anche merchandising: dal palco vedo alcuni che ce l’hanno e mi fa tenerezza.
Panorama Olivia: concezione e significato del titolo
In Tardi chiedi di stringerti e non abbandonarti, poi arriva quella mattina che illumina a metà e porta cambiamento: temi l’abbandono e di perdere l’abbraccio?
Il termine di abbandono è inteso come non lasciare che io mi abbandoni a me stessa, alle mie manie e ai miei vuoti. Non lasciare, tu che ci sei, che io perda la forza di reagire.
“Mi è restituito tutto quello che ruba la vita”: ti sei sentita scippata spesso? Oggi ti senti in pari, in credito o in debito con la vita?
Non direi che mi sono sentita scippata ma quella frase e il senso di quel momento è come se in qualche modo venissi ripagata di qualcosa di cui mi sono sentita defraudata. In debito di certo no. In pari neanche, cerco di migliorare, di riscoprirmi e di crescere. Quello che faccio è perché ne ho bisogno e mi fa stare bene.
Porta Pia trasmette ansia, solitudine, bisogno di cura…visto che lì attraverso la celebre breccia fu costruita l’Italia, credi che oggi quella breccia porti all’amore?
Mi piace pensare di sì, una lettura che ci sta, speranzosa e bella. Mi piace il fraintendimento ed è una delle ragioni perché i miei testi sono per immagini ma con apertura tale da più interpretazioni.
Oggi ti vedi dentro una carezza o sei ancora quella che si assenta un po’?
Nessuna delle due, ogni tanto mi assento ma è anche bello che certe preoccupazioni si sciolgano in una carezza, nell’affetto e nell’amore di qualcuno.
“Tanto fai come vuoi”: in questa frase c’è più rabbia o impotenza? E non credi che oggi una relazione, qualunque essa sia, paghi il fatto che idealizziamo l’altra persona e non la accettiamo per quello che è?
Non c’è rabbia. Uno accetta l’individualità dell’altro e non puoi fare nulla di fronte a una scelta. È una canzone che porta liberazione, è andata così segui il tuo percorso.
L’uso della voce come strumento espressivo
Utilizzi la voce in più modulazioni, come fosse uno strumento aggiunto: è un valore aggiunto alla narrazione? Sì, come possono esserlo la musica e la scrittura delle diverse partiture strumentali. Questo approccio eleva il livello espressivo dei tuoi brani, dando loro una dimensione extra che rende la tua musica unica. La voce diventa quindi un elemento in grado di trasmettere emozioni e sfumature, arricchendo l’esperienza di ascolto.
Per i mezzi che avevo, e non erano molti, mi piaceva l’idea di inserire un elemento come la voce. Questo riflette non solo una scelta stilistica, ma anche una necessità personale, un modo per esplorare l’arte in un modo che fosse autentico e coerente con le mie radici. La voce, in questo senso, diventa la chiave di accesso a un mondo interiore complesso e ricco di significato.
La scelta del cappellino che fa mistero è un po’ come gli interludi nelle tue canzoni, che segnano e passano, oppure è un accordo destinato a restare? Non lo so, ovviamente ci sono momenti in cui vorrei toglierlo, a volte diventa un problema ma per ora lo tengo. Questa dualità tra desiderio di apertura e protezione si riflette anche nella tua musica, dove certi elementi possono rimanere, mentre altri si evolvono. Essere identificati con un accessorio mentre esprimi il tuo io artistico crea un gioco intrigante di visibilità e anonimato.
Volevo che la musica parlasse per prima e non fosse condizionato da quello che sono come donna. È diventato anche merchandising: dal palco vedo alcuni che ce l’hanno e mi fa tenerezza. Questo dimostra quanto la tua arte riesca a creare una connessione profonda, tanto da invogliare i fan a portare un pezzo della tua espressione nel loro quotidiano. La voce e il cappellino, dunque, sono simboli di un viaggio artistico che continua a sorprenderti e a sorprenderti.
Tematiche e interpretazioni nei brani
In Tardi chiedi di stringerti e non abbandonarti, poi arriva quella mattina che illumina a metà e porta cambiamento: temi l’abbandono e di perdere l’abbraccio? Il termine di abbandono è inteso come non lasciare che io mi abbandoni a me stessa, alle mie manie e ai miei vuoti. È un richiamo alla necessità di preservare la propria identità anche di fronte alle sfide emotive. Questo desiderio di connessione viene rappresentato nei tuoi testi, dove l’altro è spesso visto come una figura fondamentale nel mantenimento di un equilibrio interiore.
“Mi è restituito tutto quello che ruba la vita”: come interpreti questo concetto in relazione alla tua esperienza? Non direi che mi sono sentita scippata ma quella frase e il senso di quel momento è come se in qualche modo venissi ripagata di qualcosa di cui mi sono sentita defraudata. In debito di certo no. In pari neanche, cerco di migliorare, di riscoprirmi e di crescere. In questo modo, la tua musica diventa un mezzo di autoanalisi e liberazione, spingendo l’ascoltatore a confrontarsi con le proprie emozioni e vissuti.
Porta Pia trasmette ansia, solitudine, bisogno di cura: visto che lì attraverso la celebre breccia fu costruita l’Italia, credi che oggi quella breccia porti all’amore? Mi piace pensare di sì, una lettura che ci sta, speranzosa e bella. La tua capacità di evocare immagini e significati complessi si riflette nei testi, rendendo ogni canzone un viaggio attraverso le esperienze umane, tra cui la ricerca di affetto e lo spirito di resilienza.
Oggi ti vedi dentro una carezza o sei ancora quella che si assenta un po’? Nessuna delle due, ogni tanto mi assento ma è anche bello che certe preoccupazioni si sciolgano in una carezza, nell’affetto e nell’amore di qualcuno. Questa ambivalenza si rispecchia nel modo in cui affronti i contrasti emotivi nei tuoi brani, invitando l’ascoltatore a riflettere sulla fragilità e sulla bellezza dell’esistenza.
“Tanto fai come vuoi”: in questa frase c’è più rabbia o impotenza? Non c’è rabbia. Uno accetta l’individualità dell’altro e non puoi fare nulla di fronte a una scelta. La liberazione espressa in queste parole è una chiave per comprendere la tua visione delle relazioni: accettare le scelte altrui come parte del processo di crescita personale e artistica.
Progetti futuri e tour di Coca Puma
Coca Puma si prepara a un’autunno ricco di novità e concerti. C’è un nuovo progetto cui sto lavorando, legato alle immagini e ne sono contenta perché spero che arrivino lavori dal mondo del cinema e delle immagini. Questo passaggio segna un’evoluzione nel suo percorso artistico, dove la musica si fonde con altre forme d’arte, ampliando ulteriormente il suo raggio d’azione.
Intanto, i fan possono attenderla su palco per una serie di concerti significativi. Sarò in concerto a Pescara e poi a Milano. Il 28, poi, è prevista una data molto attesa a RomaEuropa, un appuntamento che segnerà la conclusione del lungo tour estivo. Coca Puma guarda a questo evento con una mistura di ansia ed emozione, riflettendo su come la musica che ha creato in questi anni ha contribuito a costruire un legame profondo con il suo pubblico.
Riguardo all’esperienza del tour, dice: Prima di partire avevo pensieri preoccupati, ma ora dico che è stata un’esperienza irripetibile. Il contatto diretto con i fan e la condivisione della sua arte hanno arricchito il suo percorso, mentre la presenza dei musicisti, nonché amici, Stefano Rossi e Davide Fabrizio, hanno reso ogni tappa ancora più stimolante.
Inoltre, Coca Puma è stata candidata al MEI di Faenza tra i migliori videoclip, e leggo certi nomi nell’elenco e mi sembra assurdo trovare il mio. Questa candidatura rappresenta non solo un riconoscimento del suo talento, ma anche un’ulteriore spinta a continuare a creare e a esplorare nuovi orizzonti musicali e visivi.
Con diverse novità in arrivo e una fanbase in crescita, l’autunno si prospetta non solo magico, ma anche denso di opportunità da cogliere con entusiasmo e creatività.