One Health: programma globale per prevenire pandemie attraverso salute integrata di umani, animali e ambiente
Cos’è One Health e perché conta
One Health identifica un quadro operativo che unisce salute umana, animale e ambientale per prevenire l’emergere di nuove malattie. Questo approccio mira a ridurre i salti di specie — gli “spillover” — intervenendo sulle cause che li favoriscono, come alterazioni degli ecosistemi e pratiche di sfruttamento della fauna. Integrando monitoraggio, politiche sanitarie, gestione ambientale e pratiche agricole sostenibili, One Health punta a ridurre il rischio pandemico, migliorare la sorveglianza precoce e rafforzare la capacità di risposta locale e globale, coinvolgendo esperti di settori diversi per azioni coordinate e preventive.
Indice dei Contenuti:
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One Health non è un’astrazione: rappresenta il riconoscimento che salutare l’uomo, gli animali e gli ecosistemi è un’unica priorità pratica. L’obiettivo centrale è prevenire gli spillover — eventi in cui un agente patogeno attraversa la barriera di specie per infettare gli esseri umani — intervenendo prima che si manifestino focolai. Il concetto parte da dati epidemiologici e ecologici, integrandoli con misure concrete di controllo e prevenzione per limitare i fattori che aumentano il rischio di trasmissione.
Dal punto di vista operativo, One Health promuove il monitoraggio delle popolazioni animali selvatiche e domestiche, la sorveglianza ambientale e la raccolta di informazioni su pratiche agricole e commercio di animali vivi. Queste attività permettono di identificare precocemente segnali d’allarme e di intervenire con misure mirate — ad esempio regolamentazioni sul commercio, campagne di vaccinazione veterinaria, o interventi di conservazione degli habitat — per interrompere catene di trasmissione potenziali.
La rilevanza pratica di One Health si misura anche in termini economici e sociali: prevenire l’emergere di nuove malattie evita costi imponenti per la sanità pubblica, perdite economiche e impatti sulla sicurezza alimentare. Allo stesso tempo, tutela i servizi ecosistemici da cui dipendono società e agricoltura. Applicare One Health significa dunque intervenire strategicamente sulle cause profonde del rischio sanitario, non solo curare le conseguenze.
FAQ
- Che cos’è One Health?
One Health è un approccio integrato che considera congiuntamente la salute umana, animale e ambientale per prevenire e gestire le malattie emergenti. - Perché One Health è importante per prevenire le pandemie?
Perché interviene sulle cause che favoriscono gli spillover, riducendo la probabilità che agenti patogeni passino dagli animali all’uomo e limitando la diffusione iniziale. - Quali attività comprende il monitoraggio One Health?
Include sorveglianza delle popolazioni animali, monitoraggio ambientale, raccolta di dati sulle pratiche agricole e controllo del commercio di animali vivi e prodotti. - Chi deve collaborare in un approccio One Health?
Medici, veterinari, ecologi, scienziati ambientali, responsabili delle politiche, economisti e comunità locali lavorano insieme per progettare interventi efficaci. - One Health è una singola istituzione?
No: è un quadro di lavoro adottato da istituzioni e reti diverse per operare in modo coordinato a livello locale, nazionale e internazionale. - Quali benefici concreti offre One Health?
Riduzione del rischio pandemico, miglioramento della sorveglianza precoce, contenimento dei costi sanitari ed economici e protezione degli ecosistemi fondamentali per la salute umana.
come gli spillover avvengono e i fattori di rischio
Lo spillover avviene quando un patogeno presente in una specie animale riesce a superare la barriera di specie e stabilire infezione nell’uomo. Questo processo non è istantaneo né casuale: è la conseguenza di una concatenazione di eventi biologici, ecologici e comportamentali che aumentano le possibilità di contatto e adattamento del microrganismo al nuovo ospite. Spesso è coinvolto un ospite intermedio che facilita l’evoluzione del patogeno, ma possono bastare cambiamenti nelle dinamiche d’interazione tra specie — ad esempio la riduzione degli habitat naturali o la presenza di allevamenti intensivi vicino a zone selvatiche — per creare condizioni favorevoli allo spillover.
I fattori di rischio sono molteplici e interconnessi. La perdita e frammentazione degli habitat spinge specie selvatiche a spostarsi o ad avvicinarsi agli insediamenti umani, ampliando il contatto diretto o indiretto. La pressione esercitata dal bracconaggio e dal commercio di fauna selvatica aumenta la probabilità che animali stressati e portatori di patogeni entrino in contatto con gli esseri umani. Pratiche agricole che favoriscono la convivenza ravvicinata fra animali selvatici, domestici e persone — allevamenti intensivi, mercati di animali vivi, espansione delle superfici coltivate — creano opportunità di trasmissione e accelerano la selezione di ceppi più adattati a nuovi ospiti.
Altri fattori cruciali includono i cambiamenti climatici e la modificazione ambientale: alterazioni nelle temperature e nelle precipitazioni spostano nicchie ecologiche di vettori e reservoir, favorendo la comparsa di patogeni in aree prima non coinvolte. La globalizzazione e i flussi commerciali amplificano la diffusione su scala geografica, trasformando un evento locale in una crisi transnazionale. Infine, pratiche igieniche insufficienti, scarsa sorveglianza sanitaria e sistemi veterinari fragili incrementano la probabilità che un spillover passi inosservato e si trasformi in un focolaio umano.
Comprendere questi percorsi significa focalizzare l’azione preventiva: monitorare popolazioni animali ad alto rischio, regolamentare il commercio e i mercati di animali vivi, proteggere gli habitat critici, migliorare le condizioni degli allevamenti e potenziare la sorveglianza integrata. Solo affrontando i determinanti ambientali e socioeconomici che favoriscono il salto di specie è possibile ridurre in modo sostenibile la probabilità di nuove emergenze sanitarie.
FAQ
- Che cosa provoca uno spillover?
Lo spillover è causato dall’interazione tra un patogeno animale e fattori che aumentano il contatto o l’adattamento a un nuovo ospite umano, come perdita di habitat, commercio di animali e pratiche agricole intensive. - Quali sono i principali fattori ambientali che favoriscono gli spillover?
Perdita e frammentazione degli habitat, cambiamenti climatici, espansione agricola e urbanizzazione che avvicinano fauna selvatica e comunità umane. - In che modo il commercio di animali contribuisce al rischio?
Il commercio e i mercati di animali vivi aumentano il contatto tra specie diverse, stressano gli animali e facilitano la trasmissione e la selezione di patogeni adattati a nuovi ospiti. - Perché gli allevamenti intensivi rappresentano un rischio?
Le alte densità di animali favoriscono la diffusione rapida di agenti infettivi e possono promuovere l’emergere di varianti più virulente o adattate a specie diverse. - Come incidono i cambiamenti climatici sugli spillover?
Modificando la distribuzione di vettori e reservoir, il clima può introdurre patogeni in nuove aree e prolungare le stagioni di trasmissione, aumentando il rischio di spillover. - Qual è il ruolo della sorveglianza nella prevenzione degli spillover?
Una sorveglianza integrata permette di identificare segnali precoci in popolazioni animali e ambienti a rischio, consentendo interventi tempestivi per interrompere potenziali catene di trasmissione.
approccio interdisciplinare e livelli di intervento
One Health richiede integrazione tra conoscenze scientifiche e strumenti operativi su più livelli per anticipare, identificare e mitigare i rischi sanitari collegati all’interazione uomo-animale-ambiente. L’approccio non delega la prevenzione a singole discipline: combina sorveglianza epidemiologica, ecologia, medicina veterinaria, sanità pubblica, gestione ambientale e politiche economiche. Attraverso protocolli condivisi e piattaforme dati interoperabili, si traducono osservazioni sul campo in azioni pratiche — regolamentazioni mirate, interventi di conservazione, vaccinazioni selettive e normative commerciali — ottimizzando risorse e tempi di risposta.
L’intervento si articola su tre livelli operativi distinti ma complementari. A livello locale si concentra il monitoraggio delle popolazioni animali, il controllo sanitario degli allevamenti, la formazione delle comunità rurali e la gestione dei mercati di animali vivi. Queste misure puntano a intercettare segnali precoci e a ridurre i contatti ad alto rischio tra persone e fauna.
A livello nazionale si sviluppano sistemi di sorveglianza integrata, norme sanitarie, piani di emergenza e capacità diagnostiche di laboratorio. Le autorità sanitarie, agricole e ambientali devono condividere protocolli, dati e risorse per attuare quarantene, campagne vaccinali e interventi legislativi che riducano le vulnerabilità del sistema.
A livello internazionale il coordinamento è essenziale per monitorare flussi commerciali, movimenti di fauna selvatica e minacce transfrontaliere. Accordi multilaterali, scambio di informazioni tra istituzioni e finanziamenti per programmi di prevenzione globale permettono di contenere eventi locali prima che diventino crisi pandemiche. La standardizzazione dei metodi diagnostici e la condivisione rapida di sequenze e dati epidemiologici accelerano la risposta collettiva e riducono duplicazioni inefficaci.
Operativamente, l’approccio interdisciplinare si concretizza in team misti e piattaforme collaborative: epidemiologi lavorano con ecologi per identificare hotspot, veterinari supportano campagne di vaccinazione mirata, e specialisti ambientali definiscono interventi di conservazione che riducono i contatti ad alto rischio. L’uso di tecnologie — remote sensing, modellistica predittiva, sistemi informativi geografici e analisi genomiche — potenzia la capacità di prevedere dove e quando intervenire, massimizzando l’efficacia delle misure preventive.
Infine, l’efficacia richiede governance chiara, investimenti stabili e coinvolgimento delle comunità locali. Procedure di valutazione del rischio e indicatori misurabili permettono di monitorare i progressi e adeguare le strategie. Senza coordinamento tra livelli e discipline, le azioni rimangono frammentate e reattive; con un approccio integrato e multilivello, invece, è possibile ridurre significativamente la probabilità di spillover e limitare l’impatto delle emergenze sanitarie.
FAQ
- Che cosa significa approccio interdisciplinare in One Health?
Significa integrare competenze di medicina umana, veterinaria, ecologia, scienze ambientali e politiche pubbliche per progettare interventi preventivi e reattivi coordinati. - Quali sono i tre livelli di intervento di One Health?
Locale: monitoraggio e gestione sul territorio; nazionale: sistemi di sorveglianza e piani sanitari; internazionale: coordinamento, scambio dati e finanziamento di programmi globali. - Come si traducono i dati di sorveglianza in azioni pratiche?
Attraverso protocolli condivisi che guidano regolamentazioni, vaccinazioni, interventi di conservazione e misure di contenimento mirate alle aree a rischio. - Quali tecnologie supportano l’approccio One Health?
Remote sensing, GIS, modellistica predittiva, analisi genomiche e piattaforme dati interoperabili per integrare informazioni da fonti diverse. - Perché il coinvolgimento delle comunità locali è cruciale?
Perché le pratiche quotidiane influenzano i rischi; formazione e partecipazione aumentano l’adesione alle misure preventive e migliorano la sorveglianza di base. - Quale ruolo ha la governance nella strategia multilivello?
Una governance chiara definisce responsabilità, flussi informativi e finanziamenti, garantendo che le azioni siano coerenti, tempestive ed efficaci.
ruolo delle istituzioni e cooperazione internazionale
One Health si fonda su una rete istituzionale che coordina competenze, risorse e responsabilità a scala nazionale e internazionale per prevenire e contenere le minacce sanitarie originate dall’interazione uomo-animale-ambiente. La collaborazione tra agenzie sanitare, enti agricoli, ministeri dell’ambiente e organismi di ricerca è necessaria per tradurre in prassi le evidenze scientifiche: protocolli condivisi, scambio rapido di dati e finanziamenti stabili sono strumenti essenziali per spostare gli interventi dalla reazione alla prevenzione.
Al vertice del quadro globale operano quattro attori chiave che armonizzano politiche e linee guida: OMS, FAO, OIE e UNEP. Questo “Quadripartito” definisce standard internazionali, facilita la condivisione di informazioni e promuove programmi di capacity building nei paesi con sistemi sanitari e veterinari deboli. Il coordinamento tra queste organizzazioni riduce le duplicazioni, uniforma pratiche diagnostiche e velocizza la diffusione di protocolli per la gestione degli eventi emergenti.
A livello nazionale i governi devono tradurre le raccomandazioni internazionali in normative e strutture operative concrete: laboratori diagnostici integrati, reti di sorveglianza congiunte tra sanità umana e veterinaria, piani di emergenza che includano misure ambientali e strumenti di monitoraggio delle catene di approvvigionamento. Le agenzie centrali devono inoltre garantire finanziamenti dedicati e meccanismi di governance che chiariscano ruoli e responsabilità, evitando sovrapposizioni e vuoti istituzionali.
La cooperazione transfrontaliera è cruciale per gestire i rischi legati ai flussi commerciali e alle migrazioni della fauna. Accordi bilaterali e regionali permettono di sorvegliare mercati di animali vivi, regolamentare il commercio internazionale e condividere sequenze genomiche e dati epidemiologici in tempo reale. Le reti regionali di riferimento migliorano la prontezza diagnostica e la capacità di risposta, soprattutto nei contesti con risorse limitate, riducendo la probabilità che un focolaio locale si trasformi in emergenza internazionale.
Il coinvolgimento del mondo accademico e delle ONG rafforza l’efficacia delle istituzioni: ricerca applicata, valutazioni di rischio indipendenti e interventi comunitari forniscono evidenze e implementano soluzioni sul campo. Partnership pubblico-private possono finanziare tecnologie di sorveglianza e programmi di conservazione che mitigano i fattori di rischio ambientale. Tuttavia, per essere funzionali queste collaborazioni devono operare con trasparenza, governance chiara e criteri etici condivisi.
Infine, la cooperazione internazionale richiede strumenti operativi veloci e affidabili: piattaforme interoperabili per lo scambio di dati, protocolli armonizzati per la notifica precoce e meccanismi di supporto tecnico che permettano ai paesi di sviluppare capacità diagnostiche e di biosicurezza. Solo attraverso una rete istituzionale ben orchestrata, sostenuta da risorse dedicate e da un impegno politico costante, One Health può tradursi in prevenzione efficace e riduzione duratura del rischio pandemico.
FAQ
- Quali enti internazionali guidano One Health?
Il Quadripartito formato da OMS, FAO, OIE e UNEP coordina linee guida, scambio dati e programmi di capacity building. - Che ruolo hanno i governi nazionali?
I governi devono implementare normative, creare reti di sorveglianza integrate e finanziare laboratori e piani d’emergenza conformi agli standard internazionali. - Perché è importante la cooperazione transfrontaliera?
Per sorvegliare flussi commerciali, condividere dati epidemiologici e prevenire la diffusione di patogeni oltre i confini nazionali. - Come contribuiscono università e ONG?
Con ricerca applicata, valutazioni indipendenti del rischio e interventi comunitari che migliorano la sorveglianza e l’adozione di misure preventive sul territorio. - Quali strumenti operativi sono fondamentali?
Piattaforme interoperabili per dati, protocolli armonizzati di notifica e meccanismi di supporto tecnico per rafforzare capacità diagnostiche e di biosicurezza. - Come si garantisce la continuità dei finanziamenti?
Attraverso impegni politici vincolanti, partenariati pubblico-privati trasparenti e fondi multilaterali dedicati alla prevenzione e al rafforzamento delle capacità nazionali.




