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Obblighi IVA per ETS: novità e proroga che tutti dovrebbero conoscere subito

  • Redazione Assodigitale
  • 24 Febbraio 2025
Obblighi IVA per ETS: novità e proroga che tutti dovrebbero conoscere subito

Obblighi IVA per gli ETS: proroga e nuove disposizioni

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Nel contesto normativo italiano, il recente provvedimento del Milleproroghe 2025, che ha ricevuto l’approvazione sia dalla Camera che dal Senato, ha introdotto significative modifiche relative agli obblighi IVA per gli enti del Terzo Settore (ETS). Con il rinvio dell’entrata in vigore al 1° gennaio 2026, tali enti guadagnano un anno supplementare per prepararsi ai nuovi requisiti fiscali. Questo estensione è mirata a facilitare il passaggio verso una gestione amministrativa più rigorosa e trasparente, in linea con una maggiore conformità fiscale, allineando di fatto il trattamento degli ETS a quello delle imprese. La nuova legge intende rendere le operazioni commerciali delle associazioni più chiare e monitorate, tutelando la correttezza delle attività generatrici di ricavi.

Indice dei Contenuti:
  • Obblighi IVA per ETS: novità e proroga che tutti dovrebbero conoscere subito
  • Obblighi IVA per gli ETS: proroga e nuove disposizioni
  • ETS: l’estensione degli obblighi IVA
  • Un approccio gestionale in evoluzione
  • Ambiti di applicazione e categorie interessate

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L’applicazione delle nuove disposizioni non solo richiede l’apertura della partita IVA per le associazioni coinvolte in attività commerciali, ma evidenzia anche la necessità di implementare procedure contabili più complesse. Questa evoluzione normativa rappresenta quindi un’importante opportunità per gli ETS di migliorare le loro strutture interne, adeguandosi ai requisiti di trasparenza da un punto di vista fiscale e gestionale, fondamentale per il loro futuro nel panorama economico italiano.

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ETS: l’estensione degli obblighi IVA

La recente normativa che prevede l’estensione dell’obbligo di partita IVA agli Enti del Terzo Settore (ETS) introduce un significativo cambiamento nel panorama fiscale italiano. Questo provvedimento interessa principalmente le associazioni che, oltre a portare avanti le proprie attività istituzionali, intraprendono anche operazioni commerciali. Fino ad oggi, tali operazioni, specialmente quelle collegate alla fornitura di beni e servizi esclusivamente ai propri membri, erano escluse da tassazione. Tuttavia, la nuova regolamentazione estende la rilevanza fiscale anche a queste attività, richiedendo la registrazione ai fini IVA.


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Un esempio pratico di questa evoluzione normativa può essere individuato nelle associazioni che offrono servizi di somministrazione di alimenti e bevande esclusivamente per i propri soci. Tali attività, lungi dall’essere completamente esenti, dovranno ora essere considerate come potenziali fonti di ricavo imponibile. Sebbene le esenzioni e i casi di non imponibilità rimangano in vigore, il principio generale è chiaro: ogni operazione di natura commerciale deve essere trattata come un’attività soggetta a tassazione, incrementando le responsabilità fiscali per queste organizzazioni.

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Un approccio gestionale in evoluzione

L’introduzione dell’obbligo di apertura della partita IVA rappresenta una svolta significativa nella gestione contabile degli enti del Terzo Settore. Le associazioni, precedentemente sufficiente a operare in un regime semplificato, si trovano ora a dover adottare procedure contabili simili a quelle delle imprese. Questa evoluzione comporta un aumento della complessità nella registrazione delle operazioni economiche, richiedendo l’implementazione di sistemi di rendicontazione più accurati e trasparenti. Le strutture organizzative saranno chiamate a distinguere nettamente tra operazioni istituzionali e quelle commerciali, elevando l’importanza di un’approccio olistico alla gestione delle attività.

Inoltre, dovranno essere previsti investimenti significativi in formazione e aggiornamento, affinché il personale possa gestire in modo adeguato le nuove responsabilità fiscali. La sfida strategica per gli ETS consisterà quindi nell’incorporare queste nuove pratiche all’interno della cultura organizzativa, promuovendo l’adozione di strumenti gestionali moderni e l’assistenza di consulenti esperti in ambito fiscale. La necessità di conformità con le disposizioni normative diventerà un fattore chiave per il successo e la sostenibilità a lungo termine delle associazioni operanti nel sociale.

Ambiti di applicazione e categorie interessate

La recente evoluzione normativa in materia di obblighi IVA per gli enti del Terzo Settore (ETS) si estende a diverse categorie che ora devono prontamente adeguarsi a questa nuova realtà. L’obbligo di apertura della partita IVA, scaturente dal Milleproroghe 2025, coinvolge non solo quelle associazioni tradizionali, ma anche una gamma di entità più ampia, tra cui le Associazioni di Promozione Sociale (APS) e le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD). Tali enti, solitamente concentrati sull’attività sociale e sulla promozione di eventi, dovranno ora integrare le pratiche contabili aziendali, considerando tutte le operazioni commerciali svolte.

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In particolare, le associazioni APS, che promuovono il benessere collettivo, dovranno rivedere a fondo la loro struttura amministrativa per garantire una gestione conforme alle norme fiscali. Anche gli enti del Terzo Settore con personalità giuridica associativa dovranno prestare particolare attenzione all’impatto fiscale delle loro operazioni. Inoltre, le ASD che, pur operando in un contesto non commerciale, forniscono beni o servizi ai propri iscritti, devono adattare le loro pratiche in considerazione delle nuove responsabilità previste dalla normativa.

La finalità della riforma è chiara: eliminare ambiguità e assicurare che tutte le attività redditizie siano debitamente registrate e soggette a tassazione. Le associazioni non commerciali, tuttavia, che si autofinanziano attraverso donazioni o quote associative, continueranno a operare con il codice fiscale senza l’obbligo di aprire una partita IVA, purché non intraprendano attività commerciali significative. Ciò permette di preservare l’essenza sociale di molte organizzazioni, consentendo la continuità delle loro missioni senza il peso burocratico aggiuntivo.


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