Nuova indagine per abuso di posizione dominante per Google: anche Android finisce nel mirino della Commissione Antitrust Ue
Non c’è pace per il colosso Google.
Mentre si sta per concludere l’indagine aperta nel 2010 riguardante il posizionamento dei risultati nel motore di ricerca creato da Brin e Page, sospettato di favorire i propri link rispetto a quelli dei concorrenti, il commissario UE all’antitrust Joaquin Almunia dichiara, in un ‘intervista al New York Times, che i funzionari europei hanno messo sotto la lente di ingrandimento il modo in cui Android – il sistema operativo mobile di Google – è commercializzato.
La commissione sta infatti esaminando la denuncia presentata da FairSearch Europe, gruppo nato dall’unione di diverse aziende come Microsoft, Nokia, Oracle e Expedia con l’intento di contrastare le pratiche anti competitive nel Far West di Internet, e dovrà decidere se aprire un’indagine formale o meno.
L’accusa riguarda principalmente il modo in cui Google unisce i suoi servizi al sistema operativo che ha creato.
Se chi produce smartphone vuole dotare il proprio prodotto di Android insieme ad alcune app “forti” e di sicuro appeal verso i clienti, come Google Maps o YouTube, deve garantire una posizione di rilievo sul telefono a una serie di servizi mobili indicati da Google.
Tenendo conto della fetta di mercato di Android nel campo dei sistemi operativi mobili, arrivata al 70% nel quarto trimestre 2012, l’avvocato di FairSearch Europe Thomas Vinje accusa Google di abuso di posizione dominante, in quanto costruisce col suo comportamento una situazione di vantaggio per cruciali app.
Lo stesso capo d’accusa venne imputato a Microsoft dall’Unione Europea per il legame tra Windows e Internet Explorer qualche anno fa. Settimana calda per Google, dagli amministratori si aspettano risposte sulla vicenda link, dopo che l’Unione Europa ha inviato al Googleplex di Mountain View alcuni suggerimenti su come dovrebbe cambiare il modo in cui sono presentati i risultati, e dall’Europa continuano a piovere accuse.
Oltre a quella lanciata da FairSearch Europe arriva un’altra stoccata; sei authority per la privacy europee, tra cui anche quella italiana, hanno aperto un’istruttoria per verificare il rispetto della disciplina sulla protezione dei dati personali.
Nel mirino degli inquirenti c’è la politica di Google che prevede la possibilità di incrociare i dati sensibili sugli utenti raccolti dai diversi servizi.