Querele su Twitter. Esplode il caso della querela a Riotta e i follower di Berlusconi si decuplicano in pochi giorni, mentre Democrazia 2.0 fa un appello per una campagna elettorale digitale aperta e trasparente.
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Twitter sembra entrare a gamba tesa nella campagna elettorale per le elezioni politiche 2013 appena iniziata e i toni si presentano fin da subito alti e aspri.
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Due sono i fatti accaduti in questi giorni, che hanno alimentato commenti e discussioni su Twitter.
Il primo vede coinvolto il giornalista Gianni Riotta, che è stato querelato da Mario Giarrusso, capolista al Senato del Movimento Cinque Stelle in Sicilia.
La querela è stata annunciata dallo stesso Avvocato Mario Giarrusso in un post pubblicato nel blog di Beppe Grillo.
Il motivo su cui si fonderebbe la querela per diffamazione a Riotta, è l’incarico di Giarrusso a consulente dell’Ato idrico di Catania. Giarrusso ha ricevuto l’incarico professionale dal commissario straordinario dell’Ata Antonina Liotta e l’incarico in questione è relativo alla procedura di liquidazione dell’ente.
Su questo incarico ha scritto un articolo Carmelo Caruso, giornalista di La Repubblica, a sua volta querelato da Giarrusso, evidenziando che il Movimento 5 Stelle era stato uno dei promotori principali del referendum sulla privatizzazione dell’acqua.
Il movimento di Beppe Grillo si era pronunciato contro la privatizzazione dell’acqua, posizione che è risultata vincente nel recente referendum.
Giarrusso ha precisato “Come tutti i cittadini candidati del M5S vivo del mio lavoro. Il mio lavoro è fare l’avvocato.
Lo faccio difendendo i cittadini che non vogliono rigassificatori, che vogliono la raccolta differenziata e non gli inceneritori, difendendo anche le pubbliche amministrazioni che non vogliono che gli appalti siano affidati ad imprese sospettate di collegamenti con la mafia oppure vogliono recuperare i beni a note famiglie mafiose.
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Invece per il signor Gianni Riotta io sarei un lottizzato perché qualche giorno fa sono stato contattato da una pubblica amministrazione che deve liquidare l’Ato acque”.
La querela e quanto successo tra Riotta e il M5S ha aperto un caso su Twitter, dove si sono moltiplicati i commenti, che vedono contrapposti i sostenitori del Movimento di Grillo a chi difende la posizione di Riotta.
Il tema è quello della libertà di parola e della web democracy, più volte rivendicato dagli stessi sostenitori del Movimento 5 Stelle.
Il secondo caso scoppiato su Twitter vede protagonista il vulcanico Presidente del PDL Silvio Berlusconi, tornato saldamente al comando e impegnato in una campagna tesa al recupero d’immagine del partito e a presidiare sia i media tradizionali, sia quelli online.
Il problema è sorto con l’account su Twitter @Berlusconi2013, aperto lo scorso 6 dicembre.
Si tratta di un account certificato da Twitter, che fino al 31 dicembre scorso aveva raccolto circa 7000 follower.
Nel giro di qualche giorno l’account ha visto lievitare i suoi follower da 7000 a 70000 e un’analisi più approfondita dei nuovi follower ha rivelato una numerosa presenza di account esteri, senza nessuna immagine nel profilo e inattivi da molto tempo.
Anche in questo secondo caso si sono sviluppati su Twitter commenti e discussioni, il tema di cui si parla è quello dei finti follower e dei follower comprati, topic anche da noi largamente discusso.
Twitter dunque e insieme a Twitter le piattaforme social, entrano prepotentemente nella campagna elettorale che si è appena aperta per le prossime elezioni politiche.
I temi sono quelli della libertà di espressione e della trasparenza degli strumenti digitali, che le compagini politiche e i loro supporter andranno a utilizzare nelle otto settimane di campagna elettorale che abbiamo davanti.
In questo senso, mi sembra quanto mai opportuno l’appello per una campagna elettorale trasparente e per una legislatura aperta alla Rete, lanciato da Democrazia 2.0 che invita tutti i partiti a una presenza trasparente sulla rete, a cui possano accedere tutti i cittadini e a cui deve corrispondere il desiderio di aprirsi con tolleranza e buona volontà all’esercizio del diritto di critica ed espressione da parte degli stessi cittadini.
L’appello segnalato e presentato anche nel post di Marco Pierani, che vi invito a leggere, è già stato firmato da molti operatori nell’ambito del web e della comunicazione digitale e da numerose personalità del mondo universitario, dell’editoria, della cultura, dello spettacolo e della politica stessa.
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