Manovra 2025 pensioni rottamazione e taglio tasse novità nella legge di Bilancio 2025

Pensioni: novità e requisiti per il 2026
Le pensioni rappresentano uno degli aspetti cruciali della prossima Legge di Bilancio 2025, con modifiche sostanziali che entreranno in vigore dal 2026. Il sistema pensionistico, da tempo al centro del dibattito politico, vedrà l’introduzione di nuovi requisiti e metodi di calcolo finalizzati a rendere più equo e sostenibile il raggiungimento del trattamento pensionistico. Le principali novità riguardano il superamento di Quota 103 e l’implementazione di Quota 41, con condizioni calibrate in base al profilo contributivo e all’età anagrafica degli interessati, nonché sistemi di penalizzazione variabili in base al reddito familiare.
Indice dei Contenuti:
Attualmente, la cosiddetta Quota 103 consente di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, applicando un calcolo interamente contributivo e prevedendo un tetto massimo della pensione pari a quattro volte il trattamento minimo. Dal 2026, questa soglia sarà sostituita da Quota 41, che mantiene i requisiti anagrafici e contributivi, ma introduce un calcolo misto della pensione, più aderente alla combinazione tra sistema contributivo e retributivo. Inoltre, saranno previste penalizzazioni pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni, ma esclusivamente per le famiglie con un ISEE superiore a 35.000 euro, introducendo così una progressività nell’onere pensionistico.
Parallelamente, tra le proposte allo studio figura la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione a 64 anni per tutti, a condizione che siano maturati almeno 25 anni di contributi e che la pensione non risulti inferiore a tre volte l’assegno sociale. Questa opzione potrebbe prevedere anche l’integrazione della rendita con previdenza complementare, promuovendo una maggiore flessibilità e sostenibilità del sistema previdenziale.
Rottamazione quinquies: sanatoria e agevolazioni per le cartelle esattoriali
La Manovra 2025 prevede significative misure di alleggerimento per milioni di contribuenti alle prese con debiti fiscali e cartelle esattoriali, attraverso l’introduzione della cosiddetta “rottamazione quinquies”. Questa nuova sanatoria punta a favorire la regolarizzazione delle posizioni debitorie affidate all’Agenzia delle Entrate-Riscossione fino al 31 dicembre 2023, offrendo condizioni più vantaggiose rispetto alle precedenti modalità di adesione.
Tra i principali interventi spiccano:
- Azzeramento totale di sanzioni, interessi di ritardata iscrizione a ruolo e diritti di riscossione, consentendo così di abbattere significativamente l’onere complessivo del debito;
- Possibilità di dilazionare il pagamento fino a 120 rate mensili, estendendo notevolmente la durata delle rateizzazioni rispetto al passato;
- Eliminazione degli interessi sulle rate, un elemento di forte agevolazione finanziaria per i contribuenti;
- Maggiore flessibilità nel rispetto delle scadenze, con la possibilità di saltare fino a otto rate senza perdere i benefici della sanatoria, a differenza delle precedenti norme che prevedevano la decadenza alla prima rata omessa.
In parallelo, il Governo sta valutando altre forme di intervento, tra cui un saldo e stralcio dei debiti di importo contenuto, fino a 5.000 euro, che potrebbe offrire una cancellazione parziale del debito residuo. Per le posizioni più consistenti, superiori a 50.000 euro, è allo studio una nuova rottamazione con un versamento iniziale parziale del 5% dell’intero debito e il saldo in rate fino a 10 anni, per favorire il rientro anche di contribuenti con difficoltà economiche consistenti.
Taglio tasse: interventi sull’IRPEF per il ceto medio
La Legge di Bilancio 2025 contempla un intervento mirato sulla struttura dell’IRPEF per sostenere il ceto medio, segmento della popolazione particolarmente rilevante per l’economia nazionale. Dopo la riforma del 2024, che ha ridotto gli scaglioni da quattro a tre, il governo intende operare un ulteriore alleggerimento fiscale, concentrandosi in particolare sul secondo scaglione.
La proposta prevede la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i contribuenti con redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, traducendosi in un risparmio fiscale annuo medio stimato intorno a 440 euro. Inoltre, è prevista l’estensione della fascia di reddito interessata, portando il limite superiore del secondo scaglione a 60.000 euro. Ciò comporterebbe un rapido beneficio per coloro che attualmente versano un’aliquota del 43%, offrendo un alleggerimento fiscale stimato in circa 1.000 euro annui per chi guadagna tra 50.000 e 60.000 euro.
Questi interventi intendono rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie del ceto medio, contrastando l’erosione fiscale e creando un contesto più favorevole agli investimenti e al consumo. L’operazione rientra in un disegno complessivo di semplificazione e progressività del sistema tributario, con l’obiettivo di incrementare l’equità senza compromettere la sostenibilità delle finanze pubbliche.
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