L’EREDITIERA MANAGER DEL WEB DA VICENZA A MAIMI
Cara Cinzia,
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insomma il denaro non compra tutto!
E a che mi serve essere così ricca se non mi fa essere felice?
Non sono pazza, sono solo Ornella, una ricca ereditiera povera, che dico, poverissima d’amore!
E sono pure sola ad appena trentotto anni, e mi ritrovo a guardare le coppie per la strada e qualche volta, non mi vergogno a dirlo, mi giro indietro a rimirarle, come se non potessi credere a quelle braccia intrecciate, a quegli sguardi uno dentro gli occhi dell’altro, a quelle labbra umide e sorridenti, insomma a quella profusione d’amore che a me è mancata e manca tuttora.
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Ecco Cinzia, credo da sempre di non aver avuto una storia degna di questo nome, o meglio da quando una terribile tragedia mi ha portato a perdere ancora giovani i miei genitori.
Mio padre, un professionista molto affermato, con un’insana passione per le macchine dal motore spinto e per la velocità, ha distrutto la sua vita e quella di mamma in un tragico incidente, lasciandomi sola, poiché sono figlia unica, e disperata per la doppia perdita.
Da quel giorno, un’eredità che mi fa definire ereditiera, è stata la mia preoccupazione.
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Ho creato, consigliata da fior di consulenti di marketing, una società di vendita online di capi di extralusso, quasi per gioco, per distrarmi dal baratro in cui la condizione di orfana mi aveva gettata, e anche perché non volevo lasciare inerte o peggio ancora disperdere, un patrimonio frutto del lavoro di papà.
Succede che mentre diminuiva la mia fiducia sul sesso maschile, aumentava la mia diffidenza insieme alle cifre del mio conto in banca che man mano si innalzava.
Infatti il web si è rivelato amico ed io, a detta anche degli increduli e diffidenti, assai capace. Infatti dalla costola di questa azienda ne è scaturita un’altra con sede a Miami, ed ora, come una provetta vip manager, faccio la spola tra Veneto e Florida come fosse una passeggiata da Vicenza a Venezia!
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Insomma l’investimento del mio danaro negli affari, mi ha fatto scoprire doti di abile imprenditrice, ed è diventato un vero e soddisfacente lavoro, attraverso cui incontrare migliaia di persone, alcune davvero piacevolissime. Dunque con questo facile contesto, l’amore dovrebbe arrivare facile, ed al contrario, è fallimento continuo, anzi direi bancarotta!
Eppure fin quando c’erano i miei genitori, l’amore, sia pure a singhiozzo aveva illuminato a sprazzi la mia vita, dopo è stato buio pesto.
Qualcuno prova a relazionarsi a me, dico prova perché ora che comincio a farmi delle domande cercando di darmi delle risposte, analizzo i miei comportamenti e, se provo ad immedesimarmi anche brevemente in questi maschi, certo non deve essere facile essere galanti e seduttori con una Ornella che abbaia come un cane rabbioso, invece di rispondere ai loro approcci da donna.
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Cerco carezze sul mio corpo, adesso mi mancano da troppo tempo, ma al contempo è come se staccassi con le mie stesse mani e con forza ogni minimo gesto di carezza e dolcezza.
Credo che la diffidenza sia diventata un’esagerata paura, quasi terrore che chiunque mi avvicini, attenti al mio denaro, mi faccia perdere la testa e mi espropri potere.
Sembrerebbe che io sia una sorta di Paperone coniugata al femminile, mentre in realtà, ai soldi, forse perché sono nata ricca, non ho mai dato eccessiva importanza. Li ho, esistono e convivono col mio essere, insomma sono un tutt’uno armonioso con me.
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Invece coi maschi io strido, ed è cilecca. Forse mi sto colpevolizzando, forse è colpa di incontri sbagliati, forse quello giusto deve ancora arrivare. Ma mi spieghi perché ogni uscita ultimamente, finisce con una cena, raramente esiste un continuo dentro un letto, che comunque resta freddo?
Non c’è un proseguo, un dopo, perché il lui saluta e si congeda. E io resto nella meravigliosa villa ereditata da mamma e papà, sola, ad accarezzare il mio gattone Nerone, con pensieri più neri del suo pelo, e a rifugiarmi e cercare consolazioni dentro la chat di facebook.
Ma ti pare possibile che Ornella l’eroina di due mondi si riduca così? A trovare compagnia dietro un rigido computer?
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Per esempio l’ultimo uomo che mi è capitato a tiro a Miami, un manager accreditato a numerose Major, era stato molto brillante, e poi sfigato non era per nulla; siamo andati a cena, gli ho rifilato un no al primo invito per non apparire troppo disponibile e, credimi, avevo un desiderio di letto incredibile, e alla seconda uscita, mi sono imposta un comportamento il più possibile femminile.
E che faccio proprio mentre tutto filava per il meglio?
Invece di abbassare le difese ed essere carina, comincio a fargli un interrogatorio serrato, che sembrava un terzo grado, intesso un dialogo assurdo ed inadeguato al meraviglioso ristorante romantico dove mi aveva portata. Lo provoco con domande riguardanti il suo stato finanziario, e pur accorgendomi che sono una pazza maleducata e non ho nessun diritto a pretendere informazioni così private, alzo il livello dell’obbrobrio e sciorino i miei averi come fossi davanti al commercialista, a fornire i dati di compilazione per il mio 730!
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Karl, si chiama così, a un certo punto, con la scioltezza dell’uomo di mondo, mi zittisce con un dito posato sulla mia bocca e poi ridendo si mette le mani sulle orecchie. Mi sta consegnando la possibilità di un recupero, potrei farcela a riassettare una situazione compromessa, basterebbe un sorriso da gattina, sono pure una messa bene con ogni cosa al posto giusto, cosa credi?
Niente da fare! Addirittura alzo la voce di un mezzo tono, che in un locale così raffinato fa girare qualche capo che guarda con disappunto alla mia volta.
Che aggiungere? Che Karl si è dileguato tra le onde dell’oceano, e mai più l’ho visto.
Perché ti scrivo? Perché lui, a differenza degli altri mi piaceva, dunque ne sono per la prima volta ferita.
L’ereditiera respinta e sola ti saluta, ancora in cerca di amore, non comprabile perché non in vendita.
Mi aiuti?
Tua Ornella.
Milano, 21 settembre 2014
Cara Ornella,
e se fosse in vendita l’amore che cerchi, tu, lo compreresti?
Perché, cara Ornella è questo il punto, non è cercando qualcosa con presupposti sbagliati che si trova, tantomeno l’amore.
E vale invece il detto che quando meno te lo aspetti, quello che non cerchi, arriva.
E il tuo esordio è un urlo di rabbia, perché la ricchezza certo riempie di qualsivoglia materialità, tranne quella dell’incorporeo amore, e a nulla serve sbandierarla ai quattro venti come fosse un sicuro salvacondotto per ottenere corrispondenza d’amorosi sensi, al contrario allontana la felicità.
Ora, se non vuoi trasformare in irraggiungibile la tua ricerca, cambia il tuo atteggiamento mentale e, a seguire, questi tuoi modi inurbani, dei quali, per fortuna, fai autocritica, ed è un buon inizio.
Dunque sei capace: hai convertito semplici investimenti di ingenti capitali in una vera e propria professione ed adesso sei la boss di aziende che fatturano, e a guadagno, aggiungono e moltiplicano profitti.
Stranamente, però, quel danaro che ti spalmi addosso come miele, su un aspetto piacevole, risultano colla fastidiosa e non, come accade di solito, un ovvio collante tra te e i tuoi maschi.
Tu li definisci tali, e sarebbe pure un bel termine, se non vi leggessi una nota denigratoria: li vivi inferiori, rei di non essere parimenti ricchi e abili.
Invece è la diversità la vera ricchezza di un affettivo confrontarsi: devi fare mente locale su questo punto.
Si cresce nel compararsi perché ci stacchiamo dall’essere autocentrati e cominciamo a guardare il mondo e gli uomini.
Uomini che tu proprio non guardi perché, dopo papà, non consideri nessuno.
Fino all’arrivo di Karl che, miracolo, ti piace!
Peccato, però, che la colpa di quel padre appassionato di velocità e che velocemente ed anzitempo stronca la sua vita e quella di mamma, ricada su uomini che provano ad approcciarsi, ma non resistono oltre un amplesso.
E neanche a Karl si dà la possibilità del pacifico confronto.
Perché? Perché le possibilità, oltre a darsi si creano, proprio come hai fatto con le tue aziende in rete così fruttuose.
Ma tu, come un novello Paperone, carina l’immagine, pur sottolineando che il danaro non è priorità, avendolo sempre posseduto, ti sconfermi ergendolo a vessillo del tuo essere.
Tutti sono dunque meno di te, e per te entrare nel privato con un uomo, vuol dire scorticare la sua persona, in modo assolutamente fuori luogo e, perdonami, quasi volgare, per ottenere informazioni sul numero di zero scritto sul loro conto corrente, che azzerano la libidine tra voi.
Il punto di non ritorno accade a cena, scavando felice ed imperterrita nell’intimo di Karl, e non ascolti la vocina interiore che invita a smettere, e che stai proprio sbagliando tutto!
Inutile: lui era disponibile, sorride sulla tua isteria, fa addirittura il piacione sulla tua acidità, ti zittisce con garbo con un dito sulla tua bocca.
Sai cosa dovevi fare? Visto che sei così desiderosa di amare? Dovevi morderlo, quel dito, e essere femmina di fronte a un maschio, da bella donna come ti dipingi, oltre che capace, ed i risultati sono agli occhi di tutti.
A quel punto, cosa resta da fare a Karl e a chiunque, aggiungo io?
Copre le orecchie con ambedue le mani: con il linguaggio gestuale più antico e semplice del mondo, in modo infantile dice di smetterla, e che non vuole ascoltare una che fa la bambina viziata e rifiuta di essere donna adulta.
Davvero io credo tu a Karl piacessi proprio, perché a quel tavolo occasioni di recupero te ne ha consegnate addirittura due: la terza te l’hanno fornita le teste girate e gli sguardi di disapprovazione degli astanti nel romantico ristorante, dove invece di suonare il violino, percuoti il gong della tua disfatta.
Quale?
Quella che rifila Karl, che non sparisce nell’oceano, dove in realtà resti tu ad annaspare, ancora una volta da sola.
Sicuramente un uomo come lui, ha infinite coste dove approdare, con lidi più accoglienti e che merita.
Il bisogno di scriverne, Ornella mia, é il primo passo di un percorso.
Togli il piede dall’acceleratore, così fatale a tuo padre e a tua madre.
La velocità in amore, produce sfracelli: qui occorre il coraggio della lentezza.
Perché?
Perché prima di agire e muovere un passo, ragiona su te e su chi hai di fronte, e non farlo scappare, se l’istinto fa intuire che potrebbe funzionare, trattienilo.
Come?
Con intendimenti d’amore e conoscenza, non con dubbi e sospetti.
Sei sulla buona strada, perché fai autocritica e ormai avverti il peso di un modo di essere stantio.
Riguardo a Karl, per una che si definisce l’eroina tra due mondi, una per cui attraversare l’oceano equivale a una passeggiata in centro, cosa sarà mai, chiudere la chat di facebook e una misera consolazione di vetro e salire sul primo volo per Miami?
Una volta arrivata, chiama Karl, prenota il ristorante più glam con vista oceano, infila un tubino nero, calza una Louboutin tacco 12 e prova a sedurlo prima col cuore e poi col tuo status simbol.
Ce la puoi fare, ne sono certa: ormai lo reclama il tuo corpo oltre che la tua anima.
Un forte abbraccio dalla scrittora.
Tacco e stacco: alla prossima!
GUEST POST: jacopo.ragona@gmail.com
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