L’attacco informatico verso Mastercard e Riaa vede imputato Anonymous: lanciata la petizione per legalizzare il DDos
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Le accuse sono di quelle pesanti e sicuramente c’è da aspettarsi una reazione da parte degli altri membri di Anonymous, il famoso gruppo di Hacker informatici
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Tredici persone, che secondo le autorità americane farebbero parte della comunità di hacker più famosa e temuta degli ultimi anni, compariranno a breve davanti ad un giudice federale, nello stato della Virginia.
Per tutti, l’accusa è di aver portato a compimento un attacco informatico al fine di danneggiare volontariamente e mandare in tilt alcuni siti di importanti società e aziende come Mastercard e la RIAA, acronimo che indica l’Associazione Americana dell’Industria Discografica, nata nel 1952, e quello della più importante e famosa banca commerciale statunitense, la Bank of America.
La legge che i tredici presunti appartenenti ad Anonymous avrebbero violato è il Computer Fraud and Abuse Act, emanato dal Congresso degli Stati Uniti nel 1986 e più volte modificato, l’ultima nel 2008.
Tutti gli accusati, di età compresa tra i venti e i quarant’anni, sono residenti negli Usa e sarebbero stati gli organizzatori dell’operazione denominata “Operation Payback”: azione attraverso la quale sono state colpite diverse società e aziende impegnate nel contrasto della pirateria digitale, fenomeno che secondo le case discografiche e cinematografiche sarebbe alla base della crisi dei rispettivi settori.
Tra le persone che dovranno comparire davanti al giudice, vi è Dennis Owen Collins, nome già noto alla giustizia americana e agli internauti di tutto il mondo, in quanto autore di un famoso attacco DDos a PayPal.
Secondo l’accusa, i tredici presunti appartenenti ad Anonymous si sarebbero serviti del Low-Orbit Ion Cannon, ovviamente un software open source, per arrecare un danno, come detto, ai siti web di importanti aziende e società.
Anonymous ha sempre dichiarato che questi attacchi sono una forma di “protesta digitale” a favore della libertà di condivisione su internet.
Una posizione, questa, che ha portato addirittura alla presentazione di una petizione al governo americano, al fine di far legalizzare il DDoS.
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Sembra evidente che le autorità statunitensi non la pensano allo stesso modo e reputano queste azioni una violazione del Computer Fraud and Abuse Act.
Non resta che attendere l’inizio del processo e le conseguenti risposte che sicuramente Anonymous non tarderà a far arrivare.
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