La querela mossa dal New York Times a OpenAI potrebbe bloccare la AI: scopri come e perchè
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La Battaglia per il Diritto d’Autore nell’Era delle Intelligenze Artificiali
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Nell’epoca delle intelligenze artificiali, il mondo della tecnologia e del giornalismo sta affrontando una questione cruciale: il diritto d’autore. È una tematica complessa che potrebbe ridefinire le fondamenta del settore, e il caso più recente che coinvolge il New York Times e OpenAI ne è la prova tangibile.
Il Dibattito sulla Supremazia Tecnologica
Da tempo il settore tecnologico sembra fare orecchie da mercante riguardo al problema del diritto d’autore nell’era delle intelligenze artificiali. Ma la querela mossa dal New York Times a OpenAI rappresenta una svolta significativa. Non si tratta solo di una questione di violazione del copyright, ma piuttosto di una lotta per la supremazia tecnologica. Il giornale più importante al mondo non intende soltanto dimostrare che i chatbot stanno violando il suo diritto d’autore, ma vuole anche cambiare il modo in cui il mercato funziona.
La Base delle Intelligenze Artificiali: Dati e Contenuti
L’essenza delle tecnologie come ChatGPT risiede nell’uso di enormi quantità di dati, compresi articoli, libri, post, immagini e video. Nel caso di OpenAI, questi dati sono stati estratti direttamente dalla vastità del web, in quello che l’azienda afferma essere una pratica di “fair use”. Tuttavia, secondo l’accusa del New York Times, OpenAI sta cercando di utilizzare queste tecnologie per entrare in competizione diretta con il giornale, stabilendo rapporti con altri editori e generando articoli di giornale attraverso i suoi modelli linguistici.
Le Prove dell’Accusa
L’accusa del New York Times include “centinaia” di prove che dimostrano che le risposte generate da ChatGPT copiano letteralmente gli articoli del giornale. Questo solleva legittime preoccupazioni da parte del quotidiano, che teme di vedere il proprio lavoro sfruttato senza alcuna compensazione.
La Questionabile Natura di OpenAI
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Un altro aspetto chiave della questione è la natura ambigua di OpenAI. L’azienda è nata come organizzazione non profit nel 2015 ma è poi diventata una gigante del settore, sposando Microsoft e aumentando la sua capitalizzazione di mercato di un trilione di dollari nel solo 2023. Questo solleva interrogativi sul suo intento originale e sulla sua attuale relazione con il gigante tecnologico di Redmond.
La Visione di Gary Marcus
Gary Marcus, un esperto di intelligenze artificiali, considera questa causa come un momento storico per il settore. Egli suggerisce che le intelligenze artificiali del futuro dovrebbero essere progettate sin dall’inizio per compensare gli autori delle opere utilizzate dai modelli linguistici, porre fine al Far West iniziato con ChatGPT e garantire la giusta remunerazione agli autori.
Diverse Opinion sull’Elusività del Fair Use
Non tutti sono d’accordo con la visione di Marcus. Il concetto di “fair use” è abbastanza elastico da poter essere interpretato in modi diversi. Molti nell’industria tecnologica sperano che questa questione venga elusa, ma la causa intentata dal New York Times rappresenta una sfida significativa.
La Battaglia Continua
La querela del New York Times contro ChatGPT non è la prima di questo tipo. Altri artisti e scrittori hanno intentato cause simili, ma spesso è difficile dimostrare l’utilizzo improprio dei propri materiali da parte dei modelli linguistici.
In conclusione, la battaglia legale in corso tra il New York Times e OpenAI rappresenta un capitolo cruciale nella storia dell’intelligenza artificiale e del diritto d’autore. La sua esito potrebbe definire il futuro del settore e il modo in cui le intelligenze artificiali utilizzano e compensano gli autori delle opere. Resta da vedere se la legge sarà in grado di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica o se si renderanno necessarie nuove regolamentazioni per adattarsi a questa rivoluzione innescata da ChatGPT.
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