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Juno e Giove presto insieme: la sonda spaziale Juno sta per entrare nell’orbita del pianeta

  • Redazione Assodigitale
  • 2 Luglio 2016
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Non stiamo parlando della mitologia degli antichi, anche se a prima vista può sembrare di sì, quello che sta per accadere è che per la prima volta nella storia, il pianeta gigante del nostro sistema solare sta per essere studiato da vicino: la mattina del 5 luglio infatti la sonda spaziale Juno (JUpiter Near-polar Orbiter) entrerà nell’orbita di Giove.

Indice dei Contenuti:
  • Juno e Giove presto insieme: la sonda spaziale Juno sta per entrare nell’orbita del pianeta
  • Gli obiettivi della sonda spaziale Juno
  • Analizziamo meglio la sonda spaziale Juno


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Il viaggio della sonda è stato lungo: il suo progetto è stato approvato addirittura nel 2005, e nel 2008 è stato siglato l’accordo della collaborazione NASA-ASI (Agenzia Spaziale Italiana) che ha portato a due importanti contributi italiani per la realizzazione di questa missione; finalmente nell’agosto del 2011 la sonda spaziale Juno viene lanciata nello spazio e dopo un viaggio durato ben 5 anni, percorrendo 1,8 milioni di milioni di miglia, ora sta per arrivare a destinazione con molteplici obiettivi da raggiungere.

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Gli obiettivi della sonda spaziale Juno

Primo fra tutti è capire come si sia formato il pianeta, la sua origine e la sua successiva evoluzione e chiarire una volta per tutte quale delle tre teorie finora avanzate al riguardo sia quella corretta.

Questo anche perché Giove è stato scelto come “campione rappresentativo” dei cosiddetti “Pianeti Giganti”, così da poter fornire delucidazioni sulla formazione del sistema solare stesso e degli altri sistemi planetari che orbitano intorno ad altre stelle che si stanno via via scoprendo.

Altri traguardi importanti saranno comprendere la composizione interna del pianeta, struttura e nucleo, la quantità di acqua, dei venti, dei gas, le variazioni atmosferiche, le sue affascinanti aurore ed i campi gravitazionale e magnetico.

Insomma, un gran lavoro e per svolgerlo la sonda spaziale Juno avrà a disposizione 33 orbite intorno al “gigante”, che corrisponderanno circa ad un anno terrestre; ammesso, e non concesso, che vada tutto bene e che i diversi fattori di rischio non danneggino irreparabilmente questo gioiello della NASA.

Le incognite per Juno sono infatti tante, la manovra critica è considerata proprio l’entrata in orbita, in quanto questo ambiente viene considerato dagli scienziati particolarmente ostile e l’ignoto è il nemico numero 1; oltretutto gli 800 milioni di chilometri di distanza tra Giove e la Terra ci consentiranno di scoprire se l’ostacolo principale è stato superato solo 50 minuti dopo aver effettuato l’operazione.

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Successivamente, un altro pericolo sarà costituito dalle radiazioni di Giove, che sono micidiali; per proteggere la strumentazione più sensibile infatti è stata predisposta una camera in titanio, mentre per evitare il più possibile un corto circuito, il cui rischio aumenta in prossimità dell’equatore, la sonda dovrà percorrere un’orbita ellittica, avvicinandosi ai poli per poi allontanarsi di ben 2 milioni di miglia sui lati.

Analizziamo meglio la sonda spaziale Juno

La sonda è provvista di ben 11 pannelli solari, posizionati su 3 bracci lunghi 9,5 metri ciascuno e, curiosità, il suo equipaggio interno è costituito da personaggi Lego.

Avete capito bene: proprio gli omini delle costruzioni, che in questo caso sono ben caratterizzati graficamente: l’antico re degli dei Giove, sua moglie la dea Giunone ed infine lo scienziato Galileo Galilei, artefice della scoperta delle quattro lune del pianeta.

Parlando invece più seriamente del contributo italiano, questo si è concretizzato in due strumenti di primaria importanza per il raggiungimento di buona parte delle mete prefissate: lo spettrometro ad immagine infrarosso JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper, PI Alberto Adriani INAF-IAPS, realizzato dalla Divisione Avionica di Leonardo-Finmeccanica) che si occuperà di studiare le aurore polari e di studiare la composizione dell’atmosfera; invece e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-Band Translator, PI Luciano Iess dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, realizzato da Thales Alenia Space-I)  si occuperà di ottenere una mappa interna di Giove.

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Anche in questo caso, quindi, possiamo orgogliosamente dire che la partecipazione italiana alla missione della sonda spaziale Juno ha ricoperto un ruolo protagonista all’interno di questa missione, che ci auguriamo possa andare per il meglio.


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