Intervista a Lorenzo Galantino e il romanzo d’esordio “Tutto appariva in bianco e nero.”
Dalla nostra inviata CINZIA ALIBRANDI.
Quando ho incontrato per la prima volta lo scrittore Lorenzo Galantino mi ha stupito la calma compostezza che trasuda dalla sua persona.
Dopo, ho avuto il piacere di presentare il suo romanzo di esordio per i tipi di Ensemble ‘Tutto appariva in bianco e nero’ alla seconda edizione del Book Pride di Milano: davanti a una sala gremita Lorenzo ha consegnato la sua nuda semplicità di autore esordiente. Se devo attribuire un aggettivo a questo libro, affermo senza esitazione che è un libro inevitabile e aggiungo, necessario.
Le pagine del narrato scorrono veloci, quasi in autonomia, e sono sicura che molti lettori futuri si ritroveranno in questa dichiarazione.
A libro chiuso, mi sono sentita sola ed un poco sconsolata da quel tratteggio generazionale degli anni ‘90, che è il mio, della mia, di generazione, così dondolante tra successi e baratri, tra luci ed ombre, tra bianco e nero, come lo stesso titolo appunto, suggerisce.
Scorrendo la galleria di personaggi proposti dall’autore, ho riflettuto su quanto le scelte, costruiscano le esistenze, e spesso, in modo inesorabile.
Nel difficile traghettamento dall’età dei sogni a quella della prassi, occorre stabilire il disegno della propria esistenza, occorre infine decidersi, occorre abbandonare le incertezze, occorre essere risoluti.
Quindi, qualcuno nello scrivere il proprio tracciato, nella grammatica del proprio destino, commette errori catastrofici. E saluta per sempre l’inimitabile vetrina chiamata vita.
1- Chi è Lorenzo Galantino.
Appartengo a una famiglia di origine pugliese che si inurba nella Milano degli anni ’70.
Sono dottore commercialista ma ho sempre avuto la passione per la scrittura.
Pensa che recentemente facendo ordine a casa ho ritrovato tanto materiale degli anni di gioventù.
Certo l’ho riguardato con tenerezza, sono più sfoghi che testimonianze letterarie. Tuttavia vi ho rintracciato il comune denominatore dato dall’amore per la narrazione.
2- Come arriva l’esordio da scrittore: è stato casuale o è frutto di un percorso che viene da lontano?
Arriva come esigenza. Già nel 2010 avevo proposto un libro e mi fu rifiutato.
Questo ho poi scoperto che accade quasi sempre nell’editoria. Oggi ne capisco le ragioni: era fondato sulla rabbia: troppo personalistico per sfociare in quell’universalità che deve raggiungere i lettori.
Il romanzo, prima di arrivare alla visione di Ensemble, aveva avuto una sua gestazione editoriale e due lavori di editor.
Insomma la storia c’era, il plot mi dicevano poteva funzionare ed eccomi qui: autore edito di “Tutto appariva in bianco e nero.”
3- ‘Tutto appariva in bianco e nero’ è edito da Ensemble, spieghi il significato di questo titolo?
Tengo a sottolineare che è il titolo da me scelto ed approvato da Ensemble.
Devi sapere che amo molto la fotografia e trovo quella in bianco e nero particolarmente suggestiva. Ti è mai capitato di fissare l’obiettivo su un paesaggio innevato? Sembra che tutto il circostante si sostanzi solo di bianco e nero, come se l’aspetto cromatico venisse inghiottito.
Ecco era questo il mood che volevo arrivasse al lettore. Poi aggiungo che queste tonalità estreme rappresentano la mancanza spesso di mediare dei giovani, di vivere senza cogliere le sfumature della vita. Si schierano non considerando gli aspetti intermedi, le tonalità che costituiscono le varianti e le mille considerazioni che ogni evento comporta.
Invece agli occhi giovanili qualunque accadimento o è bianco oppure è nero!
4- Io ho letto il romanzo e l’ho trovato sul piano formale di limpida scrittura e su quello del plot appassionante. Qual è il messaggio autoriale che consegni al lettore?
Che nella vita occorre avere progetti. Spesso il “carpe diem” di Orazio è dai ragazzi malamente interpretato. Vivere alla giornata significa onorare la vita e non sciuparla: diversamente, puoi bruciarla.
Proprio come succede nel mio libro ad alcuni personaggi che non avranno la seconda possibilità data dal riprovare.
5- Un libro corale, che a me per certi versi ha ricordato una narrazione quasi verista, di stampo verghiano. Riccardo è protagonista ma non assoluto, tiene piuttosto le trame del racconto.
Non te ne so spiegare il motivo, è come se tante finestre si fossero aperte dentro me all’atto della scrittura.
Tanti personaggi urgevano di essere narrati, di “trovare l’autore” ed io ho assecondato la mia ispirazione.
Il bello della coralità è che ognuno può trovare più facilmente il suo beniamino, la persona dal tratteggio più consono in cui rispecchiarsi.
6- Che riscontri stai avendo da questa tua opera prima?
A Milano, uso una frase fatta, è nelle migliori librerie: da Mondadori ad Hoepli a Feltrinelli. E con mia gioia immensa, mi dicono l’hanno più volte riassortito. Poi grazie all’impegno di Chiavarone e Morbidelli, gli editori, il romanzo gira e vende pure nelle fiere letterarie.
7-Mi racconti l’emozione delle prime presentazioni e qual è la prossima?
L’emozione è indescrivibile, paragonale solo alla prima volta che ho avuto tra le mani il libro stampato, o quando l’ho visto troneggiare tra gli scaffali delle librerie: una mia creatura di carta pronta ad entrare nelle case di ignoti lettori!
È il concretizzarsi di un sogno. Adesso che sono autore edito posso anche definirmi scrittore! Segnalo giovedì 23 giugno alle 18 qui a Milano all’Urban center in galleria Vittorio Emanuele, l’ultima presentazione prima della pausa estiva di “Tutto appariva in bianco e nero.”
Mi auguro la stessa bella presenza che ho riscontrato nei precedenti eventi. Naturalmente in autunno organizzerò nuove date ed incontri letterari, affinché questo mio figlio cartaceo raggiunga sempre più lettori possibili.
Tacco e stacco: e a tutti auguro di sognare a colori, anche leggendo “Tutto appariva in bianco e nero.”