Intervista ad Alessandro Quasimodo ed è subito arte. La verità sul Nobel.
DALLA NOSTRA INVIATA CINZIA ALIBRANDI
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Entro in una stupenda casa a pianterreno con giardino, di un palazzo antico milanese. Alessandro Quasimodo mi svelerà di averla scelta immediatamente perché gli aveva ricordato quella in via Montebello dove aveva vissuto con i genitori.
Resto in attesa del maestro Alessandro, guardandomi attorno. Già alle prime foto seppiate del poeta e padre Salvatore, mi tremano le gambe: ancor più quando varca la soglia un uomo di 76 anni portati benissimo e di fascino lacerante. Mi sorprende china su un testo autografo di D’Annunzio, spiega che lo ama moltissimo e lo ha avuto scambiandolo con un autografo del padre.
Mi porge dello zenzero e iniziamo a chiacchierare, mettendomi a suo agio, eppure io ho la soggezione di essere di fronte a un grande artista. Sarà l’emozione e inizio con una gaffe.
1- Salvatore Quasimodo presentati.
R- intanto mi chiamo Alessandro. Capisci che è una croce questa? Io ho il Dna di un grande poeta, ma ho costruito la mia carriera e posso affermare, da come ho condotto la vita all’insegna dell’arte, di avere una grande personalità e essere un bravo attore. Ho dovuto lottare per scrollarmi il ‘figlio di…!’ Certo, lo sono anagraficamente, ma poi sei tu che costruisci un percorso.
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2- che padre era tuo padre?
R- un padre con cui non ho mai giocato, mai preso un gelato, mai andato al luna Park; di cui non sono stato figlio bambino. È stata mia madre, la grande danzatrice Maria Cumani a cui devo l’80% della mia formazione; ed era lei che aiutava papà nelle traduzioni dal greco, dallo spagnolo e dal francese. Si risvegliò un giorno, era il 1953, quando gli chiesi aiuto; ero in terza media e il docente aveva assegnato come compito per le feste di comporre una poesia sul Natale. Il poeta mi disse di scriverne un tema e poi lo avremmo sistemato. A mezzanotte, che era la sua alba, mi mise seduto al suo scrittoio. Nacque ‘Natale’ composta a quattro mani e mio padre me ne spiegò accenti e metrica. Ecco quegli attimi mi hanno risarcito dei giochi mancati ai giardinetti. Fu l’unica volta che gli chiesi aiuto anche se presi 8 come di consueto! Se il docente avesse saputo di questo prezioso documento che conservo come una reliquia, magari l’avrebbe preteso!
3- in tema di oggetti sacri: vuoi una volta per tutte raccontare la verità sul premio Nobel assegnato a Salvatore Quasimodo?
R- alla morte del poeta nel 1968 dovetti ricorrere all’avvocato Moscati, lo stesso che aveva curato la successione di D’Annunzio. Papà aveva sempre ignorato qualunque problema pratico; trovammo un biglietto di suo pugno dove lasciava erede la sua ex amante e segretaria Liliana Fiandra, del contenuto di una cassetta di sicurezza presso la Banca Nazionale del Lavoro di piazza S. Fedele. La Fiandra era stata sua amante, l’aveva portata a Stoccolma ma il rigido protocollo svedese l’aveva estromessa e tenuta fuori! Erano suo figlio e la legittima consorte, gli invitati in elenco, ma il poeta ci aveva lasciati nella casa coniugale. Ci recammo allora con un notaio e Liliana per aprire la cassetta: c’erano 15 medaglie d’oro e il Nobel. Proposi alla signora di venderla dietro compenso e rifiutò sdegnosa, salvo poi sbarazzarsene! Fu così che trent’anni dopo la morte del poeta, un numismatico di via Fontana mi telefonò dicendo che aveva il Nobel. Pagai nel 1998, 30 milioni di vecchie lire, con una vera fatica, per rimettere nell’astuccio che sempre era stato in un cassetto dello studio, desolatamente vuoto, la medaglia. Quando nel 2015 è stata battuta all’asta per 100 mila euro, al netto delle spese 85, in proporzione sono meno di quel che spesi. Comunque non ho ceduto un regalo o un’eredità, mai a me destinato, quanto un oggetto che avevo comprato perché fosse mio. E avrebbe dovuto essere mio di diritto! Purtroppo quel momento non condiviso con noi, ma con la segretaria amante, ha segnato la mia vita. Quale figlio potrebbe tollerare questo? Con il cuore a pezzi ho provato a consolare un’inconsolabile mamma. Il poeta di tutti e pubblico, nel privato era mio papà, che ancora una volta tradiva grossolanamente sua moglie. Ho pagato 1.500 € alla radiotelevisione svedese per avere il filmato dell’anno 1959 relativo al Nobel di mio padre. Non puoi neanche immaginare la staffilata in petto, vedendo i due posti destinati a me e Maria Cumani desolatamente vuoti! Il tradimento è doppio: non si condivide con la famiglia il momento sommo di una carriera e lo si consegna a un’altra! Non ho tolto il Nobel a mio padre: quello è un titolo che regna nella storia della letteratura italiana. Ho cercato piuttosto di scrollare un peso dall’anima. Come uomo posso pure capire oggi il tradimento, ma quello a mamma, mai! Si piegava la schiena sulla barra in ore di lezioni di danza per mettere in tavola il piatto di minestra e far quadrare i conti negli anni bui! Quel seggio al Nobel le spettava di diritto: era il giusto risarcimento di una donna ancora affascinante, che diventata vedova a soli sessant’anni, rimase bianca, perché col cuore regalato per sempre al suo Salvatore! Comunque io onoro la memoria di mio padre poeta quotidianamente. Lo spettacolo ‘Operaio di sogni’ con cui ho girato il mondo è un recital delle sue poesie: la mia preferita si intitola ‘Nessuno’, ma ne raccoglie di superbe. Inoltre mi invitano ovunque e indefessamente tengo conferenze, dal Canada alla Corea del Sud, dove ho la possibilità di rinnovarne il ricordo, costituendo da figlio e studioso la memoria storica e insieme affettiva di mio padre. Guarda questa cartolina è del 1948: papà era partigiano della Pace: la invia da Cracovia a Maria Cumani, e vi sono le firme oltre che del poeta, di Paul Eluard grande scrittore francese e di uno dei pittori più noti al mondo Pablo Picasso! Come vedi, a proposito dei denigratori, ma fa parte del gioco a questi livelli, pensa ai collezionisti: farebbero di tutto per averla, visto che racchiude tre firme insieme di tale portata! Se fossi venale, l’avrei già venduta! Invece eccola qui, a casa mia ed incorniciata con doppio vetro in modo che si veda da un lato Cracovia e dall’altro il testo. E mi tremano le mani mostrandotela!
4- com’era la tua famiglia?
R- una famiglia d’artisti. Eppure la relazione tra i miei durò 23 anni. E papà, incredibilmente, restato vedovo della prima moglie si presentò da mio nonno materno, chiese la mano di mamma da antico siciliano e la sposò con tutte le carte in regola presso la chiesa di S. Marco qui a Milano. Certo era un uomo che non resisteva a qualunque donna lo lusingasse: sarà stato l’imprinting sessuale in Sicilia con le vedove bianche che con i mariti al fronte, non esitavano a essere navi scuola di ragazzini quindicenni. Si concedeva a donne impensabili: anche una da lui soprannominata ‘Rigoletto’ perché quasi storpia e inguardabile! Poi ha avuto grandi passioni come Sibilla Aleramo, più grande del doppio, ma vera artista e di una bellezza straordinaria.
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5- L’incontro con tua madre Maria Cumani lo ha cambiato?
R- non nell’essenza perché è rimasto il donnaiolo di sempre, ma è stata il grande amore della sua vita. E mia madre per la prima volta ha trovato chi guardasse fino in fondo alla sua anima, e oltrepassasse il lato fisico. Lei ha dovuto coniugare l’essere artista con la praticità, sopperendo per lunghi anni ai bisogni familiari. Papà sdegnava qualunque incombenza pratica, così racchiuso nel suo mondo onirico, ma i debiti li onorava sua moglie lavorando senza sosta.
6- e del tuo lavoro di attore? Cosa hai amato particolarmente?
R- guardo il libro che racconta la mia attività “Alessandro Quasimodo dalla poesia al teatro” così mi viene in mente qualcosa. Sicuramente dare voce al Papa Giovanni XXIII perché è stato il Papa della mia gioventù e da me amatissimo. Io ho una religiosità tutta mia, con i miei altarini: Thomas Mann e Verdi, per esempio. Mi sono formato alla scuola del “Piccolo” per poi passare a un seminario con Strasberg. Credo nell’immedesimazione dell’attore. Ho avuto molta gioia nel recitare con Tognazzi nel film ‘Il fischio al naso’ tratto da un racconto di Dino Buzzati. Anche il maestro Ronconi mi ha dato tanto: recitai in ‘Utopia dove aveva fatto un collage di ben cinque opere di Aristofane!
7- e Alida Valli? Mi racconti di questa foto autografata a tua madre Maria Cumani?
R- Alida Valli è stata cara amica di mamma ed abbiamo recitato anche insieme tutt’e tre. Me la ricordava pure nei tratti, si somigliavano. Pensa che una sera a Lione, dopo teatro, facevamo in francese ‘Caterina dei Medici’ era il 21 maggio e mi portò a cena dopo lo spettacolo. Il cameriere mi scambiò per suo figlio, e mentre tentavo di chiarire l’equivoco mi bloccò ‘meglio così piuttosto che pensi che pago un giovane uomo per farmi compagnia. In realtà mi sentivo sola e volevo festeggiare con una bella persona come te il mio compleanno.’ L’indomani acquistai da un antiquario una preziosa borsina da sera e gliela donai, con sua sorpresa e commozione. Sono stato in Italia il primo attore protagonista nel ruolo di Stanley ne ‘Il compleanno’ di Pinter, regia di Massimo Pinazzi, prima che il grande drammaturgo vincesse il Nobel e lo scoprissero tutti! Ho amato questo personaggio dalla mille sfaccettature che ad ogni replica reinventavo sulla scena.
8- e questo tuo lavoro sul Risorgimento italiano dal titolo strepitoso ‘Grazie mille!’?
R- mi ha dato grandi soddisfazioni: su tutto, mandai il video dello spettacolo al Presidente Scalfaro, amico e uomo di forte cultura, che mi scrisse di suo pugno ringraziandomi di un lavoro che così bene ricordava una pagina patria fondamentale.
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L’intervista, o meglio il suggestivo incontro con il grande Alessandro Quasimodo è finito.
Abbiamo acceso le luci nella bella sala e nel congedarmi mi invita ad andare prossimamente nel suo ritiro a Palazzago in provincia di Bergamo, in una casa cinquecentesca che ha ristrutturato e dove, nella chiesetta in giardino riconsacrata dal suo padre spirituale, il cardinale Capovilla, già segretario del Papa Giovanni XXIII, sono custodite le ceneri della mamma, Maria Cumani.
Il grande Salvatore Quasimodo, riposa invece in una bara al Cimitero Monumentale al “Famedio”.
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Mi regala una copia del libro di poesie di Maria Cumani “Lontana da gesti inutili”, da lui curato.
All’interno, accanto alla sua, sono presenti le prefazioni di Giovanni Raboni, Alfonso Gatto e Vittorio Sereni, pietre miliari della poesia italica.
Ciao Alessandro: spero di averti fatto un piccolo regalo.
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Quale?
Dare dignità al tuo dolore e a quel ragazzino che compose “Natale” con il poeta Salvatore Quasimodo, per un giorno padre comune chino sul quaderno del figlio. Tacco e stacco: e a tutti auguro di conservare stretto un padre nel cuore.
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