INCHIESTA REPORT SU BIO-ON: L’UNICORNO ERA DAVVERO UN CASTELLO DI CARTE?
A pochi giorni dalla sentenza di I grado presso il Tribunale di Bologna, che ha assolto gli ex vertici della società dalle accuse di bancarotta fraudolenta e ricorso abusivo al credito, condannandoli però a 5 anni e due mesi per manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali, il noto programma d’inchiesta di RAI 3 ha messo in onda un’inchiesta dettagliata e ricca di novità, firmata da Danilo Procaccianti, sull’ex unicorno italiano delle plastiche al 100% biodegradabili, crollato in borsa a causa del panic-selling generato dopo la massiccia circolazione di un video che ne metteva in discussione sia la validità dei brevetti dell’azienda, che il suo modello di business, video confezionato da Gabriel Grego, chairman di QCM, un piccolo fondo di investimenti domiciliato alle Cayman, con appena 15 milioni di dollari di patrimonio, ma molte aggressivo nel denunciare quelle che Grego ha definito “storture del mercato”.
In realtà Bio-On vantava una vasta rete di collaborazioni con istituzioni accademiche di prestigio e centri di ricerca nazionali e internazionali, con 69 progetti di ricerca attivi, ed era titolare o licenziataria esclusiva di 27 famiglie brevettuali, che includevano oltre 100 titoli di privativa, come riconosciuto anche dal Tribunale di Bologna al momento del default, che ne fece una valutazione, al netto dell’avviamento, ricompresa tra i 95 e i 140 milioni di euro.
Ma questo non bastò a salvarla: dopo la circolazione del video di accusa, la Procura di Bologna (PM Michele Martorelli) mise sul banco degli imputati non già l’autore dell’attacco diffamatorio, bensì i vertici della società, accusati, tra le altre cose, di aver confezionato e distribuito comunicati stampa troppo roboanti al fine di far salire il titolo.
Al netto delle vicende giudiziarie – l’avvocato Prof. Tommaso Guerini del Foro di Bologna ha già annunciato sollecito ricorso in appello – sono le inchieste giornalistiche che più stanno attirando l’attenzione dell’opinione pubblica negli ultimi giorni: il servizio di Report, disponibile qui, ha infatti sollevato forti dubbi sullo scenario processuale per come era stato fino ad oggi narrato.
Innanzitutto, il parere autorevole del Prof. Paolo Galli, scienziato di fama internazionale, braccio destro di Giulio Natta, inventore della plastica, sulla consistenza e valore dei brevetti BioOn: Galli, una vera e propria autorità mondiale in materia, non ha esitato dinnanzi ai microfoni di Report a definire i brevetti di BioOn “esistenti, validi e rivoluzionari”, rispondendo indirettamente sia a Gabriele Grego, autore del video diffamatorio contro BioOn, che al PM Martorelli, che aveva definito quei brevetti inconsistenti “come le scatole contenenti l’aria di Napoli”.
Report ha poi sollevato il velo sull’eclatante conflitto di interessi del dott. Maurizio Salom, consulente del sig. Grego per la parte relativa alle analisi dei bilanci BioOn, il quale – è stato comprovato dall’inchiesta RAI – era in stretta relazione con i vertici Novamont, principale concorrente di BioOn.
Anche il consulente tecnico di Gabriel Grego, dott. Filippini Fantoni, ha ritrattato dinnanzi ai giornalisti di Report il parere negativo su BioOn che aveva all’epoca rilasciato nel video di Grego: lo ha definito lui stesso “scientificamente del tutto infondato”.
Report mette poi sul banco degli imputati Consob, che nonostante quasi 800 milioni di euro di perdite in un solo giorno non bloccò il titolo e non avviò alcuna azione di tutela dell’azienda quotata, né dei risparmiatori. Nelle intercettazioni telefoniche tra Consob e Marco Astorri, founder di BioOn, messe in onda da Report, si evince l’opinione negativa del dirigente Consob su Gabriel Grego e sull’attacco del suo fondo QCM a BioOn, ma anche il fatto che inspiegabilmente ulteriori investigazioni interne sulla fonte dell’attacco sferrato a BioOn gli erano state inibite in Consob.
A fare da sfondo a questo thriller finanziario, i servizi segreti italiani, che avevano inutilmente messo sotto tutela BioOn, ma non riuscirono a difenderla dagli attacchi, e quelli israeliani, con i quali ha collaborato Claudio Grego, padre di Gabriel Grego, che pure, prima di dedicarsi alla finanza speculativa, prestò servizio nei corpi speciali di Tel Aviv.
Negli ultimi minuti dell’inchiesta, Report solleva domande, inizialmente senza risposta, poste dai giornalisti alla Procura, in relazione al presunto conflitto di interessi del PM Michele Martorelli, titolare dell’inchiesta su BioOn, in cui fratello gemello è amministratore delegato del fondo di investimenti Amber Capital, che all’epoca manifestò per iscritto interesse a investire in BioOn, e del quale non si conosce l’eventuale ruolo nelle operazioni di short selling nella fase di crisi del titolo della regina della bioplastiche. Connessioni negate fermamente dalla Procura il giorno dopo la messa in onda dell’inchiesta, tramite un comunicato stampa che fa riferimento ad apposite indagini svolte dalla Guardia di Finanza, ma delle quali inspiegabilmente non c’è traccia nel fascicolo processuale.
BioOn era stata dichiarata Golden Power Company, azienda di interesse nazionale, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma questo non è bastato a salvarla, e la vicenda di questa promettente azienda che si proponeva di risolvere una volta per tutte l’inquinamento da plastiche e bioplastiche nel mondo mette in luce la fragilità del sistema delle start-up in Italia, Paese poco “ospitale”, in generale, per il comparto fin-tech e per le società ad alto tasso d’innovazione.
Le azioni della Procura – da molti osservatori definite precipitose e ingiustificate – hanno di fatto affossato definitivamente un’azienda sotto attacco mediatico e speculativo, danneggiando anche migliaia di risparmiatori italiani e numerose aziende partner e diverse Società di Gestione del Risparmio italiane (SGR), che hanno subito perdite economiche significative nei loro portafogli; ma a subire un duro colpo è stato probabilmente l’intero “sistema Paese” che ha perso in pochi mesi un potenziale campione nazionale in un settore cruciale nello sviluppo industriale green dei prossimi decenni.
Ora, Maurizio Salom e Gabriele Grego sono stati citati dagli ex azionisti BioOn, al Tribunale di Milano, per 270 milioni di euro di danni ciascuno; la prima udienza del processo si è tenuta nel novembre 2024.
Nel frattempo, l’intero pacchetto di brevetti BioOn è stato acquistato, mediante un concordato che ha risolto la procedura fallimentare, da una società veicolo che – mantenendo lo stesso nome e lo stesso modello di business – stà ridefinendo il piano industriale e ha riattivato nel secondo trimestre 2024 l’area “pilota” dell’innovativo stabilimento BioOn di Castel San Pietro Terme.
La domanda che rieccheggia nei corridoi della finanzia milanese, e nazionale, è: cosa farà ora Marco Astorri, rutilante fondatore di BioOn? In un post su X di qualche giorno fa ha paragonato la sua creatura BioOn a una “Tesla in nuce”, uccisa nella culla perché dava troppo fastidio. Quel che è certo è che il vero capitolo finale di questa storia è ancora lontano dall’essere scritto.
Articolo pubblicato sotto la responsabilità e supervisione editoriale di:
Luca Yuri Toselli
Giornalista (iscr. Albo n° 115320)
Direttore editoriale rivista Creatoridifuturo.it