Imprese innovative: come le banche che finanziano il fintech aumentano credito e qualità del prestito
Banche e investimenti fintech
LA NOTIZIA IN UN SECONDO (Riassunto AI)
- Banche che finanziano progetti fintech migliorano la valutazione del merito creditizio delle imprese innovative.
- Questi investimenti si associano a una maggiore erogazione di prestiti e a tassi mediamente più bassi per le imprese già clienti.
- Le relazioni creditizie risultano più durature senza aumentare la probabilità di deterioramento della qualità del credito.
- Spesa in tecnologie innovative concentrata fra pochi intermediari; pagamenti e attività operative restano centrali.
Le banche italiane hanno incrementato l’impiego di risorse in progetti fintech con l’obiettivo dichiarato di affinare i processi di valutazione del merito di credito. L’Indagine Fintech della Banca d’Italia segnala investimenti per circa 1 miliardo di euro nel biennio 2023-2024, cifra stimata simile per il biennio successivo, con un aumento dell’1,4%. Questi interventi non sono distribuiti uniformemente: pochi intermediari assorbono la maggior parte della spesa, confermando un fenomeno di concentrazione degli investimenti tecnologici.
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Le iniziative finanziate riguardano prevalentemente strumenti per l’analisi dati, automazione dei processi e soluzioni per i pagamenti e le attività operative, che insieme rappresentano l’88,5% del totale degli impieghi in tecnologia. L’obiettivo strategico è chiaro: potenziare la capacità interna di monitoraggio e scoring per ridurre l’asimmetria informativa nei confronti delle imprese innovative, in particolare delle start-up iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese introdotta dallo Start-up Act del 2012.
Lo studio «Chi si somiglia si piglia: l’affinità elettiva tra banche e imprese innovative» della Banca d’Italia indica che il ritorno atteso dagli investimenti fintech non è soltanto operativo ma si traduce in migliori condizioni di credito per le imprese già in portafoglio. Le banche che adottano queste tecnologie possono valutare con maggiore precisione il profilo di rischio, modulare l’offerta commerciale e intervenire tempestivamente sui segnali di deterioramento, preservando così relazioni più resilienti con la clientela innovativa.
FAQ
- Che importo hanno investito le banche in fintech nel 2023-2024? Circa 1 miliardo di euro, con stima simile per il biennio successivo.
- Qual è l’obiettivo principale di questi investimenti? Migliorare la capacità di valutazione del merito creditizio e l’efficienza operativa.
- Quali aree assorbono la maggior parte della spesa? Pagamenti, intermediazione del credito e attività operative (88,5% del totale).
- Gli investimenti sono distribuiti uniformemente tra le banche? No, la spesa è fortemente concentrata tra pochi intermediari.
- Quali imprese beneficiano di questi miglioramenti? In particolare le imprese innovative già clienti, comprese le start-up registrate nella sezione speciale del Registro delle imprese.
- Da dove provengono i dati dello studio? Dalla Centrale dei rischi e dall’Indagine regionale sul credito bancario, integrati con l’Indagine Fintech della Banca d’Italia.
Effetti sui tassi e sul volume dei prestiti
L’analisi empirica evidenzia un nesso significativo tra l’adozione di soluzioni fintech da parte delle banche e condizioni più favorevoli sul credito per le imprese innovative già clienti. In termini quantitativi, gli intermediari che finanziando progetti tecnologici migliorano i modelli di scoring erogano volumi di prestito superiori rispetto ai pari che non compiono tali investimenti, e al contempo praticano tassi mediamente più contenuti. Questo vantaggio tariffario non si limita a poche operazioni isolate: si osserva una riduzione del premio sul rischio nelle offerte rivolte alle imprese innovative, frutto di una migliore capacità predittiva dei sistemi di valutazione basati su dati alternativi e automazione dei processi decisonali.
Le misure di effetto sono robuste anche dopo aver controllato per dimensione della banca, area geografica e profilo di rischio delle imprese: le banche investitrici mostrano una maggiore propensione a rinnovare linee di credito e ad ampliare esposizioni verso clientela innovativa già presente nel portafoglio. L’effetto sui tassi emerge sia per finanziamenti a breve termine sia per quelli a medio periodo, suggerendo che il miglioramento nella valutazione del merito non riguarda soltanto operazioni transitorie ma influenza la politica di pricing su orizzonti differenti.
Durata delle relazioni creditizie e qualità del credito
L’adozione di soluzioni fintech si traduce in relazioni creditizie più durature con le imprese innovative già clienti. La maggiore granularità informativa fornita dagli strumenti digitali consente alle banche di monitorare in tempo reale indicatori di performance e segnali precoci di stress, riducendo la necessità di interventi correttivi immediati o di chiusura delle linee di credito. Di conseguenza, le esposizioni si consolidano: le banche investitrici mostrano una maggiore propensione a prorogare scadenze e rinnovare fidi, favorendo una stabilità valutabile sia in termini di frequenza delle rinegoziazioni sia di durata media delle relazioni.
Lo studio della Banca d’Italia rileva che questi benefit non compromettono la qualità del portafoglio: gli indicatori di deterioramento non evidenziano incrementi significativi nelle controparti finanziate da istituti che hanno adottato tecnologie avanzate. L’effetto combinato di scoring più accurati e interventi tempestivi sulle posizioni a rischio limita l’accumulo di sofferenze e credito in difficoltà, segnalando che la maggiore persistenza delle relazioni non deriva da un allentamento dei criteri di concessione, ma da una gestione proattiva e più informata del credito.
In pratica, le banche dotate di capacità fintech tendono a trasformare rapporti brevi e incerti in partnership di medio-lungo termine con le imprese innovative: le informazioni alternative e l’automazione permettono valutazioni dinamiche, riducono l’asimmetria informativa e supportano decisioni di rinnovo basate su evidenze aggiornate. Questo modello rafforza la fiducia reciproca, abbassa i costi di monitoraggio e facilita programmi di supporto alla crescita delle start-up e delle PMI innovative presenti nel portafoglio.
Il risultato è un circolo virtuoso: relazioni più stabili e durature, gestione del rischio più tempestiva e qualità del credito sostanzialmente invariata, che insieme giustificano l’investimento in fintech come leva per la sostenibilità del credito alle imprese innovative.
FAQ
- Le relazioni durature aumentano il rischio di deterioramento? No, lo studio non registra incrementi significativi nella probabilità di deterioramento per le banche investitrici.
- Perché le relazioni si allungano con il fintech? Per la maggiore disponibilità di informazioni aggiornate e la capacità di intervento tempestivo sulle posizioni a rischio.
- Il rinnovo delle linee di credito indica allentamento dei criteri? No, indica piuttosto una gestione proattiva basata su valutazioni più accurate.
- Quali strumenti fintech favoriscono la durata delle relazioni? Soluzioni di scoring avanzato, analisi dati in tempo reale e automazione del monitoraggio.
- Le start-up beneficiano di questo approccio? Sì, soprattutto le imprese innovative già clienti che ricevono condizioni più stabili e supporto alla crescita.
- Questo modello riduce i costi per le banche? Sì, diminuisce i costi di monitoraggio e le inefficienze nella gestione delle esposizioni.
Distribuzione degli investimenti e settori prioritari
LA NOTIZIA IN UN SECONDO (Riassunto AI)
- Investimenti in fintech sono concentrati in pochi intermediari ma riguardano ampie applicazioni operative.
- I settori prioritari restano pagamenti, intermediazione del credito e processi operativi (88,5%).
- La concentrazione degli investimenti accentua differenze competitive tra grandi gruppi e operatori locali.
- La focalizzazione su specifiche aree tecnologiche mira a ridurre i costi di monitoring e a migliorare lo scoring.
Distribuzione degli investimenti e settori prioritari
La spesa complessiva in tecnologie innovative è largamente concentrata: pochi intermediari assorbono la maggior parte dei circa 1 miliardo di euro destinati al fintech nel biennio 2023-2024. Questa concentrazione accentua il divario tra grandi gruppi bancari, in grado di sostenere progetti su larga scala, e istituti più piccoli o locali, la cui capacità d’investimento rimane limitata. Il pattern osservato è coerente con le precedenti indagini della Banca d’Italia, che evidenziano come la massa critica finanziaria determini accesso privilegiato a tecnologie più avanzate e a economie di scala nelle soluzioni implementate.
Per quanto riguarda le aree di applicazione, pagamenti, intermediazione del credito e attività operative rappresentano complessivamente l’88,5% degli interventi tecnologici. La quota relativa ai pagamenti è diminuita rispetto alle edizioni precedenti, segnalando una riallocazione di risorse verso l’automazione interna e l’analisi dati. Gli investimenti in strumenti di scoring, machine learning per la valutazione del merito e piattaforme di monitoraggio in tempo reale sono strategici per migliorare l’efficienza del credito e ridurre l’asimmetria informativa nei confronti delle imprese innovative.
La concentrazione si traduce anche in una differenziazione dell’offerta: le banche maggiormente investitrici possono proporre prodotti a condizioni più competitive e servizi integrati di advisory tecnologico, mentre gli intermediari con minori investimenti restano vincolati a relazioni tradizionali basate su valutazioni più convenzionali. Questa dinamica influisce sulle opportunità di finanziamento per le start-up e le PMI innovative, determinando un ecosistema in cui l’innovazione finanziaria è sia leva di efficienza sia fonte di vantaggio competitivo.
Infine, la persistenza delle aree prioritarie — pagamenti, credito e operazioni — indica che la trasformazione digitale del sistema bancario italiano procede con un approccio pragmatico: migliorare processi core per abbattere costi e aumentare qualità informativa, piuttosto che sperimentare su nicchie non correlate all’attività creditizia. La scelta di allocare risorse dove l’impatto sul rischio e sui costi di servizio è immediato spiega perché gli investimenti siano concentrati e mirati.
FAQ
- Quanto sono concentrati gli investimenti fintech? La maggior parte della spesa è concentrata in pochi intermediari, secondo l’Indagine Fintech della Banca d’Italia.
- Quali settori ricevono più risorse? Pagamenti, intermediazione del credito e attività operative coprono l’88,5% degli investimenti.
- Perché la quota dei pagamenti è diminuita? Perché le banche stanno riallocando risorse verso automazione interna e analisi dati per lo scoring.
- Che effetto ha la concentrazione sulle imprese? Favorisce condizioni migliori per imprese clienti di banche investitrici, creando divari tra aree geografiche e tipologie di intermediari.
- Le banche più piccole possono ancora competere? Rimangono vincolate da capacità d’investimento ridotte, ma possono puntare su nicchie o collaborazioni esterne.
- Perché si privilegiano interventi sulle attività core? Per ottenere rapidamente riduzioni dei costi di monitoraggio e migliorare la qualità informativa sul merito creditizio.




