Imola. Mondiale Superbike. Dopo Rea, la pioggia
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La quinta tappa del Mondiale SuperBike si è svolta ad Imola, nel mitico Autodromo intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, tempio indiscusso della velocità. Abbiamo seguito il week-end delle due ruote, guastato da condizioni atmosferiche avverse che hanno fatto sì che Gara 2, la domenica, fosse annullata, dopo aver messo a dura prova la pazienza dei teams e del pubblico. Diciannove piloti con relative squadre sono passati da un clima praticamente estivo sabato, caldo fino a 24°C, ad uno invernale domenica, con la temperatura scesa ad 11°C ed una pioggia davvero incessante con pessime condizioni del tempo. Risultati a metà, quindi: per gli appassionati italiani, senza dubbio, un ottima occasione per vedere da vicino dei veri mostri di tecnologia e velocità.
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Sabato arriviamo presto in circuito: è il momento migliore. Poca gente, i teams già al lavoro ma con i dovuti tempi. Non c’è paragone con la MotoGP: l’atmosfera è molto più tranquilla ed amichevole. Oltre ai teams Superbike, ci sono le altre classi, SuperSport e SuperSport300. Vecchie conoscenze come Ayrton Badovini, sempre cordiale ed alla mano, e ragazzi anche giovanissimi già alle prese con velocità al di là di ogni immaginazione: ecco i possibili campioni del futuro, pesa più l’attrezzatura (tuta, stivali, guanti, casco) di loro; c’è anche la presenza di qualche ragazza: una sola in SuperSport, la spagnola Maria Herrera, classe 1996, e quattro nella SuperSport300, tra cui la giovanissima Beatriz Neila, sempre spagnola, di soli 17 anni.
Il tempo scorre tra prove libere e qualifiche delle varie classi, fino agli attesi turni SuperBike per stabilire la pole position dell’indomani: si inizia con ben due bandiere rosse nei primi cinque minuti di prove. Michael Rinaldi, l’italiano del team Barni Racing, vede la sua Ducati con il numero “21” rovinare a terra a causa di un guasto al motore. Poco dopo toccano terra Leon Camier, britannico del team Moriwaki Althea Honda con la sua Honda CBR1000RR ed il numero “2”, e Sandro Cortese, tedesco a dispetto del nome, in forze al team GRT Yamaha WorldSBK con il numero “11”. Dopo questa ecatombe iniziale e relativi ritardi dovuti alle varie sospensioni per sistemare la pista, sembra essere Jonathan Rea, il nord irlandese del team Kawasaki Racing WorldSBK e campione del mondo in carica per la quarta volta, il più veloce, ma negli ultimi minuti la sua Kawasaki ZX-10RR con il numero “1” viene beffata dalla Ducati Panigale V4 R con il numero “7” del connazionale Chaz Davies, team Aruba.it Racing-Ducati; terzo il dominatore della stagione, lo spagnolo proveniente dalla classe Moto GP Álvaro Bautista, compagno di squadra di Davies, con la sua Ducati numero “19”. Seconda fila per Leon Haslam (“91”, team Kawasaki Racing WorldSBK), Alex Lowes (“22”, team Pata Yamaha WorldSBK) e Tom Sykes (“66”, team BMW Motorrad WorldSBK). Grande assente l’irlandese Eugene Laverty, Team Goeleven, con la sua Ducati numero “50”, a causa di una frattura occorsagli ad entrambi i polsi durante le prove libere del venerdì.
REA
Se la Superpole è stata un colpo di scena dietro l’altro, Gara 1, svoltasi al caldo di un bel sole primaverile, non è da meno. Già prima di terminare il primo giro Rea e Bautista avevano passato Davies, così come Sykes; il vincitore della pole position poi cade alla curva Tamburello ed è costretto al ritiro. Rea tiene il comando della gara per non lasciarlo più fino alla fine: Bautista lo insegue ma il britannico vola, macinando centesimi su centesimi giro per giro. Lo spagnolo di Talavera de la Reina finisce secondo per la prima volta: infatti nelle sette gare precedenti disputate ne ha vinte ben… Sette! Australia, Thailandia, Spagna (Aragón) ed Olanda, dove si è corsa solo Gara 2. Dopo il ritiro di Sykes per problemi alla moto, assistiamo ad una bella lotta per il terzo posto tra l’olandese Michael Van Der Mark, Pata Yamaha WorldSBK con la sua Yamaha YZF R1 “60” ed il turco Toprak Razgatlioglu, team Turkish Puccetti Racing, con Kawasaki ZX-10RR “54”: è quest’ultimo ad avere la meglio ed a salire sul gradino più basso del podio.
Tra gli storici del Mondiale SuperBike c’è sempre Marco Melandri, team GRT Yamaha WorldSBK: il “33” della sua Yamaha YZF R1 è il sesto a tagliare il traguardo.
Sul podio e nelle interviste successive al Paddock Show vediamo un Rea felice ma, da buon britannico con aplomb, più di tanto non fa trasparire; un Bautista indubbiamente un pochino deluso ed un Razgatlioglu abbastanza perso dato che, come lui stesso ha affermato, non si aspettava assolutamente di salire sul podio. Una bella giornata di sport e di motociclismo: lasciamo il circuito fra appassionati entusiasti, piloti a disposizione per autografi e meccanici sempre al lavoro. Ci pregustiamo già il giorno successivo e soprattutto Gara 2.
La domenica inizia con meteo molto incerto, dopo diversi acquazzoni che nella notte hanno innaffiato per bene questa parte di Romagna. E’ nuvolo ma non piove; l’ottimismo però svanisce presto. Dopo le prove della mattina, il tempo volge decisamente al peggio: ricomincia a piovere. E parecchio. Tutto pronto per Gara 2, ma la partenza viene ritardata in quanto il circuito è bersaglio di una pioggia torrenziale. A mezz’ora dall’inizio stabilito ancora non smetta di diluviare: la Direzione di Gara, dopo aver consultato i piloti, decide quindi prima di farli provare per un paio di giri, e poi, vedendo che il meteo non accenna assolutamente a migliorare, di annullare definitivamente Gara 2 per salvaguardare la sicurezza dei piloti, che, nonostante il cambio gomme, avrebbero rischiato davvero molto, contando che si viaggia a più di 300 km/h! Pubblico e teams delusi, la fortuna ha arriso solo per il 50% a questa tappa del Mondiale Superbike. In più, come fatto notare da Bautista “I muri sono sempre lì”, ossia la vicinanza delle barriere che, in caso di caduta, non sono a grande distanza dalla pista, come a dire: se si cade, senza ombra di dubio ci si sbatte contro; anche Sykes dello stesso avviso, lui, che è da sempre il centauro senza macchia e senza paura. Tutti i piloti con più esperienza affermano che la sicurezza, in queste condizioni, è compromessa. Sembrano più dispiaciuti per il pubblico che per gli sforzi loro e dei teams, ma così è davvero troppo rischioso; alcuni di loro escono a salutare il pubblico che, in fondo, è venuto per niente. La classifica mondiale vede quindi Bautista sempre in testa con 263 punti, seguito da Rea e Lowes.
Qualche settimana di pazienza e potremo tornare ad applaudirli in Spagna, a Jerez, durante il weekend dell’8-9 giugno.
Chiara Pedretti
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Photos by Luigi Tesan
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