Il punto sull’educazione finanziaria nelle scuole
Pochi giorni fa il capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Bankitalia ha sottolineato l’importanza di introdurre l’insegnamento dell’educazione finanziaria a scuola, già dalla scuola primaria. Ma non tutti sono d’accordo sull’aspetto formale con cui si presenta l’intervento pubblico in materia.
Alfio Bardolla, da oltre 15 anni impegnato nel settore della formazione finanziaria personale, crede fortemente nell’importanza dell’insegnamento e dell’apprendimento. “Come dice un vecchio adagio” ci confida Alfio Bardolla “chi non si forma, si ferma. Seppur condivida quindi l’importanza del tema e l’urgenza di intervenire, non condivido però la metodologia e gli attori. L’educazione finanziaria è un potente strumento per migliorare la qualità delle scelte finanziarie delle persone e migliorare la qualità di vita delle famiglie, incoraggiare una politica attiva di investimenti consapevoli, favorire l’empowerment femminile, ridurre il rischio di malattie da lavoro, legate a tutte quelle le situazioni di stress lavorativo. Questi risultati si otterranno però solo a due condizioni:
– se “il denaro” verrà trattato in modo accessibile, semplice e pratico
– se chi tratta il denaro non ha conflitti di interesse.
Invece il progetto di educazione finanziaria è costruito dal mondo bancario per “trasformare i ragazzi in banchieri”, come cita il promotore stesso della proposta di legge”.
Banche e cittadini
“La banca ha un ruolo sociale” prosegue Bardolla “ma dobbiamo rendere edotte le persone che si tratta di enti commerciali, non sicuramente attori cui affidare in modo cieco il nostro denaro. E non sono nemmeno enti cui chiedere consigli di investimento, perché c’è un chiaro conflitto di interesse. L’obiettivo dovrebbe consistere nell’avere un Paese dove il cittadino sappia utilizzare le banche e non il contrario. Vi faccio degli esempi concreti di conflitti di interesse: uno dei più grandi errori finanziari è comprare casa per abitarci. Semplicemente perché la propria liquidità e la propria capacità di prendere a prestito dovrebbero essere utilizzate per investimenti che generano nuovo reddito (per esempio un immobile che metto in affitto e sul quale guadagno). Potete mai immaginare le banche farvi questo discorso? Quanti soldi perderebbero?”
Debiti buoni e debiti cattivi
“Considerate poi che esistono debiti buoni e debiti cattivi, questi ultimi sono debiti che non producono valore” conclude il noto Financial Coach, autore di Bestseller e Founder di Alfio Bardolla Training Group. “Per esempio indebitarsi per andare in vacanza. A vostro avviso le banche e le società finanziarie potranno mai sconsigliare questo tipo di comportamento? Oltre al TAEG e al TAN, ci sono cose molto concrete e più immediate da spiegare ai ragazzi in merito al denaro. Auspico che questo momento non venga vanificato costruendo un percorso di formazione che mantenga sostanzialmente lo status quo. Ma che si prenda il coraggio di affrontare argomenti che aiuteranno i nostri ragazzi ad essere dei cittadini migliori, dei genitori migliori e in ultimo delle persone più felici”.