Il mondo ha bisogno di una rivoluzione “empatica”
Un nuovo libro della psichiatra e ricercatrice americana Helen Riess spiega come possiamo imparare l’empatia e avere migliori interazioni sociali.
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“È difficile guardare qualcuno che sta soffrendo. Potremmo sentire il loro dolore o assorbire il loro dolore; potremmo preoccuparci perché non sappiamo che cosa fare o dire. Quei momenti di disagio potrebbero farci allontanare dalla loro angoscia, per preservare il nostro benessere o continuare la nostra vita. Ma questo è l’approccio sbagliato”, afferma la psichiatra e ricercatrice Helen Riess, autrice del nuovo libro The Empathy Effect.
CONNETTERSI AGLI ALTRI
La capacità di connettersi empaticamente agli altri – sentirsi vicini a loro, prendersi cura del loro benessere e condividere i loro sentimenti – è fondamentale per le nostre vite, ci aiuta ad andare d’accordo con tutti e a lavorare in modo più efficace. Così la società nel suo complesso riesce a crescere.
La maggior parte delle ricerche di Riess sull’empatia si è concentrata sull’assistenza sanitaria. Dal momento che i medici affrontano la sofferenza giorno dopo giorno, la loro situazione è adatta per osservare come l’empatia influenzi il benessere. Mentre i medici possono pensare che, rimuovendo i propri sentimenti e creando una barriera emotiva, riescano a rimanere obiettivi e fornire cure migliori, la ricerca di Riess ha dimostrato che al contrario questo atteggiamento rende i pazienti diffidenti, scontenti e meno collaborativi. E rende i medici più isolati, meno efficaci e meno considerati.
ESERCITARE L’EMPATIA
Che cosa dovrebbero fare invece i medici? E tutti noi? “Esercitate l’empatia”, suggerisce Riess. “Non solo l’empatia migliora l’assistenza sanitaria – sostiene – migliora anche le interazioni umane in generale. Entrambe le parti sono ugualmente arricchite quando percepiamo e rispondiamo l’un l’altro con empatia e comprensione”, scrive. “Dopo tutto, è il legame umano che aggiunge la musica alle parole della vita”.
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CHE COS’E’ L’EMPATIA?
Molti confondono empatia (interagire con qualcuno) con simpatia (sentirsi vicino a qualcuno) e persino i ricercatori che studiano il fenomeno fanno spesso confusione nelle definizioni. Ma Riess fa un buon lavoro e riesce a spiegare le molte dimensioni dell’empatia. “L’empatia, scrive, implica l’abilità di percepire i sentimenti degli altri (e di riconoscere le nostre stesse emozioni), di immaginare perché qualcuno possa sentirsi in un certo modo ed essere interessati al suo benessere. Una volta attivata l’empatia, il coinvolgimento è la risposta più logica.”
LA COMPONENTE EMOTIVA
L’empatia si colloca in parti specifiche del cervello che si sono evolute per consentire la connessione emotiva con gli altri e la motivazione a prendersene cura. Quando vediamo qualcuno che soffre – per esempio se li vediamo ferirsi accidentalmente – i percorsi del dolore nel nostro cervello si attivano, anche se in misura minore. Questa è la parte emotiva dell’empatia – a volte chiamata risonanza emotiva – che molti medici ignorano o rimuovono “anche se questo può essere utile per mantenerli meno impressionabili” dice Riess.
LA COMPONENTE COGNITIVA
Tuttavia, non possiamo fare affidamento solo sulla risonanza emotiva. Per prima cosa, tende ad essere più forte per le persone che sono simili a noi, e questo sarebbe un problema in uno studio medico … e nella vita di tutti noi. Fortunatamente, l’empatia ha anche una componente cognitiva che ci aiuta a comprendere che i nostri sentimenti potrebbero non essere gli stessi di qualcun altro. Se riusciamo a separare il nostro dolore dal loro riusciamo a lenire il nostro disagio pur rimando disponibili a comprendere che cosa stanno passando.
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UN TERZO ASPETTO
Il terzo aspetto dell’empatia riguarda “la motivazione interiore che muove le persone a reagire ed esprime l’impulso di prendersi cura del benessere di un’altra persona”. Sfortunatamente, questa preoccupazione varia molto da persona a persona ed è influenzata da diversi fattori ambientali: come quanto la persona bisognosa di aiuto ti assomiglia o appartiene al tuo gruppo di riferimento. Oppure se ti trovi ad affrontare la sofferenza in una persona sola o quella di molte persone insieme. Al limite potresti pensare che qualcuno meriti di soffrire a causa del suo cattivo comportamento; in altri casi interviene il tuo status sociale (chi e più potente o ricco è meno probabile che riesca anotare la sofferenza degli altri e che voglia intervenire per portare aiuto).
Questo suggerisce che mentre l’empatia è una risposta biologica collegata alla sofferenza, dobbiamo ancora approfondirne la conoscenza, se vogliamo usarla in situazioni più difficili.
L’EMPATIA PUO’ ESSERE INSEGNATA
Potremmo trovare difficile entrare in empatia con alcune persone. Ma questo non significa che non possiamo rafforzare i nostri meccanismi di empatia, secondo Riess. Suggerisce di diventare più abili nel percepire le emozioni degli altri, apprendendo tecniche di autocontrollo per aiutarci a non essere travolti da un’eccessiva risonanza emotiva, ma nel contempo studiando il modo per incoraggiare l’apertura verso gli altri.
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Anche i bambini piccoli possono leggere le emozioni degli altri e avere la propensione a voler aiutare le persone in difficoltà, sottolinea Riess. Potremmo aiutarli a sviluppare queste abilità attraverso la migliore definizione dei ruoli e dando loro l’opportunità di esercitare i meccanismi dell’empatia. Più i genitori capiscono le emozioni dei loro figli e cercano di vedere le cose dalla loro prospettiva, più saranno in grado di trasmettere loro i propri valori e la propria visione della vita.
Naturalmente, a mano a mano che i bambini crescono, anche altre figure diventano importanti. Gli insegnanti scolastici possono aumentare il senso di autostima dei bambini trattandoli con rispetto e calore, evitando le dure tattiche disciplinari e coinvolgendoli nell’apprendimento, afferma Riess. Possono anche insegnare direttamente l’empatia attraverso la letteratura, le simulazioni e altre tecniche.
L’EMPATIA E’ CRUCIALE
Riess descrive altri casi in cui l’empatia è cruciale, ad esempio quando incontriamo persone che sono diverse da noi, quando abbiamo commesso un errore e abbiamo bisogno di auto-empatia, nei nostri luoghi di lavoro e persino all’interno del governo. E esamina anche i potenziali aspetti negativi dell’empatia, come quando il coinvolgimento viene usato per entrare nella testa delle persone e manipolarle piuttosto che aiutarle.
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In ogni caso l’importanza dell’empatia nella vita di tutti i giorni non può essere dimenticata. Comprendendo come funziona e come può essere potenziata in noi stessi e nei nostri figli, abbiamo uno degli strumenti chiave per la trasformazione culturale, ritiene Riess. Scrive: “Speriamo di contribuire a formare una società più civile, basata si di un maggior rispetto per gli altri, sulla loro comprensione e su un mondo più umano”.
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