Il digitale diventa mainstream. Il futuro è investire nelle infrastrutture
tratto da www.infrastructureinvestor.com – di Jordan Stutts – 26 dicembre 2018
L’infrastruttura digitale è decollata come il nuovo settore caldo sul quale investire. Con la domanda in aumento per data center e torri di telecomunicazioni, si sono mossi i gestori di fondi di grandi dimensioni.
Nella sua forma più semplice, l’infrastruttura digitale è il patrimonio su cui si basa sempre di più mondo interconnesso. Miliardi di dollari sono necessari nei prossimi anni per sostenere il flusso dei dati nello storage cloud e per le economie che operano attraverso internet.
MERCATO IN FORTE AUMENTO
Secondo la società di servizi finanziari JLL, il mercato dei servizi gestiti dal cloud vedrà un aumento da 35,5 miliardi di dollari nel 2016 a 76,7 miliardi nel 2021. Secondo i dati raccolti dalla società SUA Markit il numero di dispositivi con funzionalità internet crescono da 15,4 miliardi nel 2015 a 75,4 miliardi nel 2025. E tra il 2016 e il 2021, la crescita wireless globale dovrebbe passare da 96 a 278 exabyte al mese.
Mentre torri di telecomunicazioni, data center e reti in fibra ottica sono via via comparse nei portafogli dei gestori da oltre un decennio, la domanda di tali beni sta raggiungendo un massimo storico. L’investimento che sarà necessario per sostenere questa crescita è, probabilmente, paragonabile al capitale necessario per decarbonizzare le economie del mondo.
I GESTORI
I primi speculatori hanno già preso posizione in questa tendenza, con grandi e piccoli gestori di fondi che pubblicizzano una parte delle loro proposte di investimento dedicate all’infrastruttura digitale. Ma dopo una stagione di raccolta fondi a ritmo serrato nel 2018, il prossimo anno potrebbe vedere gli investimenti nel settore raggiungere nuovi picchi. Una tendenza interessante da comprendere sarà la quantità di investimenti che verranno orientati a impegni di sviluppo, simili al build-out delle energie rinnovabili.
Prendiamo ad esempio KKR, che ha gestito il più grande fondo infrastrutturale del 2018, Global Infrastructure Investors III, con 7,4 miliardi di dollari. A giugno, l’azienda ha acquistato una partecipazione del 49% in un portafoglio di torri di telecomunicazioni in Francia dall’olandese compagnia Altice. Oltre alle 10.000 attività acquisite da KKR, l’azienda ha affermato che contribuirà a sviluppare altre 1.200 torri.
A luglio, CDPQ Infra e AMP Capital hanno collaborato in un’altra opportunità di sviluppo: i due hanno fornito 500 milioni di dollari – CDPQ 300 milioni e AMP Capital 200 milioni – alla società di telecomunicazioni statunitense Tillman Infrastructure, dando agli investitori una partecipazione in un portafoglio di 1.500 torri da costruire negli Stati Uniti.
Considerando che i gestori di fondi hanno raccolto più di 80 miliardi di dollari entro il 18 dicembre, non è così difficile vedere più offerte come questa in arrivo nel 2019.
Anche i fondi più piccoli specializzati nell’infrastruttura digitale saranno certamente coinvolti. Questi veicoli stanno diventando più comuni nel settore, in parte perché l’infrastruttura digitale è nuova rispetto ad altre attività e in effetti un’esperienza nel settore può aiutare a creare un’offerta specializzata.
SDC Capital Partners – una società di private equity con sede negli Stati Uniti che ha raccolto 400 milioni di dollari per il suo primo fondo quest’anno – è una società che segue questa strategia. Secondo Jeff Eaton, di Eaton Partners, che ha lavorato come agente di collocamento per la raccolta fondi, ci si aspetta di vedere sempre più questo tipo di veicoli. Altri capitali sono stati raccolti da gestori di infrastrutture e immobiliari, sottolineando l’ampio appeal delle opportunità di investimento.
Digital Colony, ad esempio, è stata creata come una partnership tra il settore immobiliare della Colony NorthStar (ora Colony Capital, Inc. NYSE: CLNY) e la società di telecomunicazioni Digital Bridge. La joint venture dovrebbe presto chiudere il suo fondo inaugurale con oltre 3 miliardi di dollari e ha già fatto una manciata di investimenti, compresa la piena acquisizione della società finlandese di telecomunicazioni Digita Oy e della Stratto, una società del Regno Unito in via di sviluppo di piccoli servizi di rete mobile.