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  • GUIDE

Set di piatti: fai un regalo alla tua batteria

  • Redazione Assodigitale
  • 23 Agosto 2017
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Sei un (o una) batterista e hai appena compiuto gli anni? Hai fatto qualche risparmio e ora desideri coccolarti un po? Videogames, abiti o gioielli valgono poco per il musicista: una spesa compiuta per la propria passione batterà sempre qualsiasi altri prodotto comprabile. Ma cosa potresti procurarti al fine di rendere la tua batteria ancora più personale e apprezzabile dal tuo gusto musicale? Un set di piatti è sicuramente l’idea migliore.

Indice dei Contenuti:
  • Set di piatti: fai un regalo alla tua batteria
  • Charleston: partiamo dalla base del brano
  • Piatto ride: un’alternativa per la base ritmica
  • Piatto crash: per i momenti più energici del tuo brano
  • Piatto china: un altro must
  • Piatto splash: un ultimo tocco


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Il set di piatti, infatti, offre la possibilità di aggiungere qualcosa al tuo strumento a percussione in grado di rinnovare e determinare realmente il groove e il sound della tua batteria. Si tratta in poche parole di una reale innovazione del tuo strumento.

Ma perchè? Inanzitutto perchè i piatti, si sa, sono parti fondamentali dello strumento. Danno quel tocco in più ai brani che spesso sa fare la differenza.

Sì, è vero anche col tom si possono ottenere suoni diversi a seconda di come si punta la bacchetta e della modalità del tocco.

Ma pensiamo solo a tutto quello che si può fare con un buon charleston (o charlie in gergo): il suono ottenibile dall’esecuzione fatta con charleston aperto o chiuso è radicalmente diversa.

Ma non solo, col charleston anche a seconda dell’uso della bacchetta e del punto che si va a toccare ovviamente si andranno ad ottenere risultati distinti.

E così via: i piatti sono componenti essenziali per la creazione del tuo sound e del brano stesso e quindi possono fare la differenza.

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Ma se sei un batterista, sono più che sicura che non ti sto parlando di nulla di nuovo. Pensaci un secondo: apri amazon, sezione di strumenti musicali, precisamene a percussioni…come può non caderti l’occhio sulle infinite e appettitose offerte di piatti delle marche e qualità più varie?

E sii sincero: sai già che succederà e, per questo, nella maggior parte dei casi, eviti perfino di aprire il sito in modo da evitare spese che magari vorresti evitare o che magari hai già fatto a una distanza di tempo eccessivamente breve.

Ma uno sfizio ogni tanto va tolto (fidatevi: vi parla una cantante fanatica di accessori e vinili) e se questo è il momento giusto per farlo, non resta altro che aprire amazon e lasciarti corrompere dal set di piatti che più ti aggrada.

Ma come possiamo fare una scelta il più ragionevole possibile? Abbiamo giusto appena finito di parlare di quanto sia dispendioso decidere di comprare un set di piatti.

Infatti, per ovvi motivi, nella maggior parte dei casi a un livello di qualità maggiore per forza di cose corrisponde anche una spesa economica più alta.

E quindi scegliamo al meglio le nuovi componenti da sostituire o, per esempio nel caso dello splash, anche da aggiungere ai pezzi che attualmente costituiscono la tua batteria.

Questa guida cercherà di indirizzarti verso la alternativa più adatta alle tue esigenze, delineandoti il quadro generale del funzionamento e delle caratteristiche dei vari piatti che compongono un set.

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Charleston: partiamo dalla base del brano

Abbiamo già nominato il charleston, parlando di come, a seconda della modalità in cui si usa, può dare suoni diversi. Ora entriamo più nel vivo di questa componente esseniale della tua batteria. Perchè ho usato il termine “essenziale”?

Perchè si tratta di un pezzo sfruttato inanzitutto per ottenere la base della tua esecuzione musicale: tenere il tempo. Infatti, per tenere ad esempio il quarto, ovvero l’unità essenziale che compone una battuta di 4\4 (che è il tempo più comune e sfruttato per comporre un brano), nella maggior parte dei casi ci si rivolge al charleston.

Si tratta di un pezzo del tuo strumento costituito da due piatti di ugual misura e costituzione posti l’uno sopra l’altro, in modo che la concavità dell’uno sia speculare e simmetrica a quella dell’altro.

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Un apposito pedale collegato ai due piatti poi regolerà l’apertura o, al contrario, la chiusura dei due piatti.

Nel caso in cui si scelga di tenere premuto il pedale, ad esempio, si otterrà la chiusura dei due pezzi e, dunque, un suono più misurato e lieve rispetto a quello che si otterrebbe rilasciando il pedale.

Nel caso in cui, infatti, tu decida di suonare con il charleston aperto, otterai un suono più vivo, più energico e, se vogliamo, banalmente più “rumoroso” o “forte” che dir si voglia.

E quello starà a te e alle tue esigenze: potrai scegliere quale delle due alternative utilizzare a seconda del carattere che intendi dare al brano, ma anche a seconda del punto della canzone da suonare.

Nel caso di un ritornello di un brano rock, dal sound magari aggressivo e “potente”, oltre ad aggiungere dei colpi di crash (che vedremo in uno dei prossimi paragrafi), sceglierai magari di utilizzare il crash aperto.

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Piatto ride: un’alternativa per la base ritmica

Un altro modo di tenere la ritmica di un brano è quello di utilizzare il ride.

Il ride è un piatto dal diametro maggiore rispetto a quelli del charleston e si utilizza non in coppia, ma singolarmente.

Ma non solo: il suo diametro può variare dai 18 ai 28 pollici (anche se il diametro più comune è quello di 20 pollici circa) e questo lo rende il piatto più grande di tutti quelli che compongono un set di piatti per batteria.

Tuttavia la sua funzione è la stessa del charleston: permette di sostenere la scansione ritmica dei pezzi e evidenziarne gli accenti.

La sua superficie si appiattisce perifericamente, mentre al centro presenta una zona rialzata, detta campana. Nei generi latin, fusion, pop rock ed heavy metal per lo più si usa concentrare i colpi sulla parte centrale in rilievo.

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Per quanto riguarda il genere jazz, invece, si predilige un piatto che permette di realizzare suoni più marcati e “secchi”: il flat ride. Quest’ultimo non è altro che un ride privo della campana e, quindi, del tutto piatto.

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Piatto crash: per i momenti più energici del tuo brano

Il piatto crash è un piatto sottile e dotato di un suono medio-alto. Il suo diametro varia, infatti, dai 14 ai 20 pollici.

La sua superficie è piatta e viene colpita dalle bacchette o dalle spazzole perifericamente. In una batteria si possono trovare più crash, prevalentemente dietro ai tamburi, in ogni caso posizionati in punti più alti rispetto agli altri, proprio per la forma e le sue caratteristiche costitutive.

Può essere anche suonato in modo che il piatto produca vibrazioni: in questo caso vengono utilizzati battenti in veltro e non bacchette.

Ma a cosa serve il crash e per cosa lo puoi utilizzare nell’esecuzione di un brano?

Il crash è utilizzato per segnalare l’ultimo colpo di una battuta o di un passaggio, evidenziandone così l’accento. Oppure viene utilizzato in vari punti del brano per enfatizzare qualche momento particolare.

In molti casi, ritornelli o parti specifiche delle tracce vengono suonate col crash e non ad esempio col ride, per creare un suono più energico e “massiccio”.

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Piatto china: un altro must

Un set di piatti per così dire “standard”, però, non include esclusivamente ride, crash e charleston. Sia che si tratti di un set di piatti per batteria sia che si tratti di un set per percussioni un altro elemento fondamentale è il china, caratterizzato dalla presenza di una campana “rovesciata”. La parte centrale in rilievo è infatti “scavata” e quindi sporge verso il basso e non il contrario.

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Viene così chiamato proprio a causa della sua forma, che ricorda quella del tipico copricapo dei contadini cinesi. Il suo suono è grave e aspro e viene usato soprattutto nel rock e nell’heavy metal, ma anche per effettuare i virtuosismi tipici del jazz.

Stiamo parlando di una dimensione tra i da 8 a 27 pollici: nel caso di un diametro più largo l’uso può essere differente e il piatto in questa particolare versione viene definito “pang”.

Infatti, se normalmente viene utilizzato in alternativa al Crash per i suoni finali di una frase o per i momenti che si desidera enfatizzare, nel caso di un pang, soprattutto, può essere utilizzato anche solo per accompagnamento.

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Piatto splash: un ultimo tocco

Un piatto minuto, ma “incisivo” è sicuramente il piatto splash. Non tutti scelgono di attribuirgli una particolare rilevanza, ma voglio proportelo ugualemente in quanto spesso costituisce quel tocco in più da dare al tuo sound (parola di figlia e cugina di batteristi).

Ma perchè spesso non viene nominato nel set “standard” di piatti? La risposta è facilmente intuibile da questa osservazione: nel rock e nei generi più “comuni” non viene utilizzato molto.

Si tratta, infatti, di un piatto tipico del sound del jazz-fusion. Pensiamo solo a Mike Portnoy, l’ex-batterista dei Dream Theater, che utilizza un numero notevole di splash nell’esecuzione dei suoi brani.

Visto l’andamento del mercato attuale, sempre più aperto alla sperimentazione e alla contaminazione, lo propongo anche a te. I rami più progressive del rock, per esempio, ne fanno già ampiamente uso.

Ha un suono acuto e netto, per questo viene utilizzato prevalentemente per dare accenti brevi, molto spesso sincopati. Inoltre è il piatto più piccolo con cui puoi completare il tuo set: la dimensione va dai 6 ai 12 pollici e lo spessore è minimo.

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