Google denuncia Microsoft per abuso di posizione nella competizione cloud in Europa
Accusa di stifling della concorrenza nel cloud
Google ha presentato una denuncia antitrust alla Commissione Europea mercoledì, accusando Microsoft di utilizzare contratti di licenza ingiusti per soffocare la concorrenza nell’industria del cloud computing, che vale miliardi. Al centro della denuncia di Google c’è l’affermazione che Microsoft utilizzi termini di licenza sleali per “bloccare” i clienti e esercitare un controllo sul mercato del cloud.
Nel suo reclamo, Google sostiene che Microsoft, attraverso i suoi prodotti dominanti Windows Server e Microsoft Office, renda difficile per i suoi numerosi clienti utilizzare qualsiasi offerta di infrastruttura cloud diversa dal suo servizio Azure. Secondo Google, le restrizioni contenute nei termini di licenza del cloud di Microsoft complicano il trasferimento dei carichi di lavoro dalla tecnologia cloud di Azure a quella di concorrenti, nonostante non ci siano barriere tecniche per farlo.
Google ha anche affermato che le aziende europee e le organizzazioni del settore pubblico sono state costrette a pagare fino a 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) all’anno in penali di licenza a causa delle restrizioni sull’abilità dei clienti di cambiare fornitore di cloud, citando uno studio del 2023 da parte di CISPE, un’associazione di categoria per il settore del cloud computing.
Questa denuncia antitrust da parte di Google arriva dopo che CISPE e i suoi membri hanno raggiunto a luglio un accordo con Microsoft che prevede modifiche per affrontare le preoccupazioni relative alla concorrenza. Google ha rilevato che tali pratiche restrittive di Microsoft danneggiano la sicurezza informatica e compromettono l’innovazione.
Termini di licenza ingiusti di Microsoft
Nel suo reclamo, Google ha messo in evidenza come i termini di licenza di Microsoft creino un ambiente di mercato iniquo. Secondo Google, quando un’azienda utilizza la suite di produttività Office di Microsoft o altri software correlati su Google Cloud Platform o su altre piattaforme concorrenti, essa è praticamente obbligata a pagare un “tassa” sotto forma di costi di licenza elevati a Microsoft. Questo scenario porta a una situazione in cui le aziende si sentono vincolate ad utilizzare il servizio Azure per evitare di incorrere in spese aggiuntive significative.
Google ha fatto riferimento a uno studio condotto dall’Autorità della concorrenza e dei mercati del Regno Unito, secondo cui Microsoft ha acquisito oltre il 60% al 70% di tutte le nuove attività britanniche nel 2021 e nel 2022. La denuncia sottolinea l’impatto diretto delle pratiche di licenza di Microsoft sulla competitività nel settore del cloud, ritenendo che tali pratiche non solo danneggino le aziende concorrenti, ma abbiano anche un impatto negativo sulla sicurezza informatica, indicando che le restrizioni alla mobilità dei dati e delle applicazioni possono esporre i clienti a rischi maggiori.
Amit Zavery, responsabile della piattaforma di Google Cloud, ha dichiarato: “Oggi le restrizioni non consentono scelta per i clienti”, enfatizzando l’esigenza di un mercato più aperto e competitivo. Google si oppone fermamente ai termini restrittivi, affermando che le aziende devono poter scegliere liberamente il fornitore di cloud più adatto alle loro esigenze commerciali e tecniche, senza essere ostacolate da costi aggiuntivi o vincoli contrattuali imposti da Microsoft. Questa strategia di locking, secondo Google, non solo limita la concorrenza, ma impedisce anche l’innovazione nel settore del cloud computing.
Conseguenze economiche per le aziende europee
Google ha evidenziato che le conseguenze economiche delle pratiche di licenza di Microsoft sono significative per le aziende europee, che si trovano a dover affrontare oneri finanziari considerevoli. Secondo quanto riportato, le aziende e le organizzazioni pubbliche europee sono costrette a pagare fino a 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) all’anno in penali di licenza legate a restrizioni che limitano la loro capacità di cambiare fornitore di cloud. Questo scenario non solo rappresenta una perdita per le imprese, ma può anche compromettere la loro competitività sul mercato globale.
La relazione di CISPE del 2023 ha fornito dati allarmanti, mostrando come la posizione dominante di Microsoft abbia impatti diretti sull’economia delle aziende. Le restrizioni imposte sui cambi di provider portano a una forma di legame forzato che impedisce alle aziende di esplorare opzioni più vantaggiose, limitando la loro capacità di fare investimenti strategici o di adattarsi a nuove tecnologie. Questi costi aggiuntivi si riflettono non solo sul bilancio delle aziende, ma possono anche tradursi in costi più elevati per i consumatori, creando un circolo vizioso di inefficienza.
In questo contesto, Amit Zavery ha sottolineato che, attraverso queste pratiche, Microsoft non solo danneggia i concorrenti ma in ultima analisi, minaccia l’innovazione e la crescita nel settore del cloud computing. Questa situazionie lascia le aziende europee nel dilemma di accettare le condizioni imposte da Microsoft o affrontare i costi di migrazione potenzialmente devastanti. Pertanto, le restrizioni di licenza di Microsoft non rappresentano semplicemente una questione legale, ma un problema economico tangibile che richiede attenzione immediata da parte delle autorità di regolamentazione europee.
Reazione di Microsoft e dichiarazioni ufficiali
In risposta alla denuncia antitrust presentata da Google, Microsoft ha prontamente dichiarato che si aspetta che la Commissione Europea respinga il reclamo. Un portavoce di Microsoft ha sottolineato che la società ha recentemente raggiunto un accordo con CISPE, l’associazione di categoria per i fornitori di servizi cloud europei, in merito a preoccupazioni simili sollevate da fornitori di cloud locali. “Microsoft ha risolto amichevolmente preoccupazioni simili sollevate dai fornitori di cloud europei, anche se Google sperava che continuassimo a litigare”, ha affermato il portavoce in una comunicazione via email a CNBC. Questa affermazione mostra l’intento di Microsoft di evidenziare che il proprio approccio è già in linea con le aspettative di mercato.
Secondo Microsoft, il reclamo di Google rappresenta un’incomprensione delle dinamiche del mercato e della concorrenza nel settore del cloud. Il gigante della tecnologia ha enfatizzato che il mercato dei servizi cloud stia funzionando adeguatamente e che i propri servizi sono accessibili e competitivi. “Crediamo fermamente che il mercato dei servizi cloud stia funzionando bene”, ha dichiarato un rappresentante di Microsoft, contestando l’idea che le proprie pratiche di licenza impediscano la concorrenza.
Inoltre, Microsoft ha espresso la volontà di collaborare con i propri partner e clienti per continuare a migliorare i propri prodotti e servizi, ritenendo che l’innovazione sia al centro della strategia aziendale. Nonostante l’accusa di “tassa cloud” mossa da Google, Microsoft sostiene che il proprio modello di business mira a offrire valore ai clienti e a garantire un’esperienza utente di alta qualità. La società ha anche sottolineato che il suo forte portafoglio di clienti dimostra che il mercato riconosce la qualità e le funzionalità elevate dei propri servizi.
Implicazioni per il mercato della tecnologia cloud
Le accuse di Google hanno il potenziale di alterare significativamente il panorama competitivo del mercato del cloud, creando un dibattito cruciale sulla libertà di scelta per le aziende nell’adozione di servizi cloud. L’industria del cloud computing sfrutta pratiche innovative e flessibili, ma le asserzioni di Google sulle restrizioni imposte da Microsoft potrebbero mettere in discussione la natura di tale flessibilità e le dinamiche di mercato esistenti.
Con l’aumento della consapevolezza riguardo alle pratiche di licensing di Microsoft, potrebbero emergere nuove opportunità per i fornitori di cloud alternativi, che potrebbero sfruttare il malcontento dei clienti nei confronti delle restrizioni imposte dal gigante tecnologico. La possibilità di un ambiente più equo e competitivo nel settore del cloud potrebbe incentivare l’innovazione, ridurre i costi per i consumatori e allargare le scelte disponibili per le aziende rispetto ai fornitori di servizi cloud.
Un maggiore intervento normativo nel settore potrebbe promuovere un sano clima di concorrenza, incentivando gli operatori a migliorare continuamente i propri servizi e ad adottare pratiche più flessibili. In questo contesto, le aziende europee potrebbero beneficiare di una maggiore variabilità nel panorama delle opzioni cloud, consentendo loro di selezionare i servizi più adatti alle proprie necessità, senza essere vincolate da condizioni contrattuali onerose.
Inoltre, l’esito di questa denuncia potrebbe influenzare anche i paradigmi di licensing e le strutture di costo in altri settori tecnologici, non limitandosi esclusivamente al cloud computing. Se l’Unione Europea decidesse di dare ragione a Google, le pratiche correnti di altre società potrebbero essere messe in discussione, incentivando così una generale revisione delle politiche contrattuali nel settore tecnologico.
Le accuse di Google non solo potrebbero portare a cambiamenti nelle pratiche di Microsoft, ma anche a una evoluzione più ampia del mercato dei servizi cloud, creando un ambiente più favorevole per la competitività e l’innovazione.