GLI ORIZZONTI DELLA BELLEZZA: COME GIUNGERE DALLO STEREOTIPO ALLA VERA CONCEZIONE DI BELLEZZA
GLI ORIZZONTI DELLA BELLEZZA: COME GIUNGERE DALLO STEREOTIPO ALLA VERA CONCEZIONE DI BELLEZZA
FONDAZIONE DONNA A MILANO ONLUS
La prima giornata milanese dedicata al tema della Bellezza intesa in tutte le sue accezioni è organizzata dalla Fondazione Donna a Milano Onlus – nata nel 2005 con l’obiettivo di supportare le donne nella realizzazione del loro benessere – con il supporto del Comune di Milano e la sua Amministrazione.
In un momento strategico come quello della Fashion Week, durante la quale centinaia di modelle ci passano accanto per strada trasudando lo stridente contrasto dello stereotipo di bellezza che rappresentano e la bellezza reale della maggior parte delle donne, il convegno sulla bellezza offre nuovi orizzonti sullo stereotipo e sull’educazione al trattamento della bellezza in tutte le sue forme.
STEREOTIPI E DISAGIO SOCIALE
Nella splendida cornice della prestigiosa Sala Alessi a Palazzo Marino, durante la conferenza stampa di apertura è intervenuta come relatrice la Professoressa Maria Rita Gismondo, Presidente della Fondazione Donna a Milano Onlus, che ha chiarito come la bellezza sia mutevole e come tale mutevolezza ci porti a stereotipi e profili diversi.
L’ideale di bellezza nell’antichità era quella di una donna formosa, con curve burrose e morbide. Oggi il prototipo della bellezza è radicalmente opposto, e nella concezione di oggi – esasperata da televisione e ossessione psicologica – non è solo difficile da raggiungere, diventa addirittura ghettizzante.
La nostra cultura ha accolto rigidi stereotipi dai quali la maggior parte delle donne si distacca, ma che ossessivamente si prova a raggiungere, giungendo a volte a estreme conseguenze.
Ciò viene confermato e rimarcato dal dottor Valerio Perrone, chirurgo plastico, che illustra quante richieste di “correzione” di difetti estetici non vengano dalla reale necessità psicologica o medica del paziente ma dal profondo disagio sociale e somatico esasperato dalla concezione di bellezza odierna e che rappresenta un equilibrio fragilissimo troppo facile da spezzare.
Il dottor Perrone insiste sul fatto che sia necessario per un chirurgo capire di che tipo di disagio si tratti ed eventualmente indirizzare il paziente verso una terapia psicologica. È fondamentale, dice, non operare le persone che hanno solo disagio psicologico non curato, senza reale necessità medica.
L’IDENTITÀ COLLETTIVA E LA CREAZIONE DI UNA CULTURA COMUNE
Ciò che questo convegno si ripropone di mostrare alle persone è che anche se il concetto culturale di bellezza è cambiato e continuerà a cambiare nel tempo, esso rimane variegato negli orizzonti culturali globali. In questo modo si potrà creare una cultura includente, non escludente.
Il nostro stereotipo di bellezza non è lo stesso che hanno le persone dall’altra parte del mondo. La bellezza è e deve essere soggettiva, meno stereotipata e più volta a ciò che c’è veramente di bello nelle persone. Come si suol dire, “non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”.
Ma cosa è veramente bello?
A questo risponde il Professor James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, riassumendo brillantemente il senso tutto dell’intero convegno: non c’è risposta, dice, la bellezza è soggettiva. “Spesso la bellezza corrisponde a un’intenzione, a come vogliamo vedere il corpo di una persona e farne un modello che diventi il nostro stereotipo di bellezza dal quale la realtà si distacca o si avvicina.
Anche una cosa imperfetta (purché casuale e non costruita) può essere bella, anzi a volte è più bella. Il vero ideale è l’espressione creata dall’artista. La bellezza cambia tutti i giorni. La bellezza è un terreno minato.
È un errore generalizzare, bisogna entrare nella cultura corrente e territoriale, e soprattutto non bisogna mai astrarsi dal flusso del tempo”.
L’identità collettiva, insomma – ovvero la creazione di una cultura comune – è la vera bellezza.