Gino Sorbillo risponde a Flavio Briatore sulla pizza margherita da 17 euro
Botta e risposta: Briatore e Sorbillo sulla pizza
Il dibattito sulla pizza ha visto un nuovo episodio tra Flavio Briatore e Gino Sorbillo, i cui scambi di opinione hanno acceso l’interesse dei buongustai e dei media. Recentemente, Briatore ha espresso le sue riserve sulla pizza napoletana durante un’intervista a La Zanzara, definendola “sembra un chewing gum”, un’affermazione che non è passata inosservata. Infatti, le sue parole hanno scatenato la reazione del noto pizzaiolo partenopeo Sorbillo, che non ha esitato a controbattere e difendere la tradizione della pizza napoletana.
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Sorbillo, intervenuto ai microfoni di Radio CRC, ha sottolineato differenze sostanziali tra la pizza di Briatore e quella tipica di Napoli. “Non sono d’accordo con lui – ha dichiarato Sorbillo – La sua pizza è più sottile della nostra poiché i suoi pizzaioli usano lo schiacciapizza, un attrezzo elettrico che va a schiacciare tutti gli alveoli della pizza, rendendola sottile e croccante. La sua è un’altra pizza.”
Continuando sulla distinzione fondamentale tra le due preparazioni, Sorbillo ha comparato la pizza proposta da Briatore con una “scrocchiarella”, una tipologia che si avvicina più all’idea di cracker, mentre ha ribadito che “la pizza napoletana è morbida e facilmente manipolabile”.
Questo scambio non è solo una questione di gusto, ma un’affermazione delle identità culinarie e delle tradizioni che due diversi approcci alla pizza possono rappresentare, evidenziando il contrasto tra una visione innovativa e una radicata nella storia gastronomica partenopea.
Le critiche di Briatore alla pizza napoletana
Durante il suo intervento a La Zanzara, Flavio Briatore ha lanciato pesanti critiche non solo sulle caratteristiche organolettiche della pizza napoletana, ma anche sulla sua percezione e valorizzazione. Briatore ha affermato che i pizzaioli partenopei non stanno facendo abbastanza per promuovere il loro prodotto simbolo, provocando così la reazione immediata di Gino Sorbillo.
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Sorbillo ha respinto con forza questa osservazione, sottolineando come la pizza napoletana sia già un simbolo di riconoscimento internazionale. Infatti, ha fatto notare il suo impegno e i risultati ottenuti, evidenziando la sua espansione e l’apertura di numerosi locali sia in Italia che all’estero. “Noi abbiamo una storia”, ha affermato Sorbillo, richiamando l’attenzione sul prestigio e la tradizione della vera pizza napoletana.
Le critiche di Briatore non si sono limitate a questioni tecniche, ma sono state formulate anche in termini di marketing. Invocando una maggiore valorizzazione della pizza napoletana, ha insinuato che i pizzaioli dovrebbero adattarsi ai cambiamenti del mercato e delle tendenze culinarie contemporanee. Sorbillo, d’altro canto, ha evidenziato che molte pizzerie di Napoli continuano a prosperare proprio grazie all’autenticità del loro prodotto e all’affetto dei clienti che apprezzano la tradizione, dimostrando così che la pizza napoletana non ha bisogno di cambiamenti per essere apprezzata.
La difesa di Sorbillo: la vera pizza napoletana
Gino Sorbillo ha voluto difendere con fermezza la qualità e l’autenticità della pizza napoletana, affermando che essa non è solo un alimento, ma una parte integrante della cultura e della tradizione gastronomica di Napoli. Nel suo intervento ai microfoni di Radio CRC, ha dichiarato: “La pizza napoletana è morbida e facilmente manipolabile”, sottolineando l’importanza della consistenza e della lavorazione a mano, pilastri fondamentali della preparazione tradizionale.
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Sorbillo ha messo in evidenza come al centro della pizza napoletana ci siano ingredienti freschi e di alta qualità, come il pomodoro San Marzano e la mozzarella di bufala, che contribuiscono a creare un sapore unico e inimitabile. A suo avviso, la preoccupazione principale non dovrebbe essere la forma o la croccantezza della pizza, ma la sua autenticità e il rispetto per la tradizione che la caratterizza. “Le pizze con l’impasto all’acqua sono più simili a ‘scrocchiarella’, tipo crackers. Non è questo ciò che rappresenta la nostra pizza”, ha concluso Sorbillo, evidenziando il contrasto con le scelte culinarie di Briatore.
Questo dibattito non si limita solo a una discussione sul cibo, ma tocca anche le questioni identitarie legate alla gastronomia. Sorbillo ha anche voluto sottolineare che, mentre alcuni possono cercare di modernizzare o reinterpretare il concetto di pizza, la vera pizza napoletana continua a mantenere viva la sua essenza, celebrando una tradizione che dura da secoli. La difesa di Sorbillo per la pizza napoletana è dunque non solo una questione di preferenza alimentare, ma un appello a riconoscere e rispettare un’identità culinaria che rappresenta la storia e la cultura di un’intera comunità.
L’espansione di Sorbillo nel mondo
Gino Sorbillo ha portato la pizza napoletana ben oltre i confini della sua città natale, segnando un’importante espansione del suo marchio. La sua filosofia di preservare l’autenticità della pizza napoletana ha trovato successo anche in contesti internazionali. Sorbillo ha apertamente parlato della sua crescita, svelando di aver superato i 30 punti di vendita, cosa che dimostra un notevole impegno e una grande capacità imprenditoriale.
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Tra le sue aperture più significative spiccano quelle di Tokyo e Miami, dove la pizza napoletana è stata accolta con entusiasmo, testimoniando l’interesse crescente verso questa tradizione culinaria. Non si ferma qui: oltre ai locali già esistenti, Sorbillo ha annunciato progetti di apertura di nuovi ristoranti in luoghi strategici come Roma Termini e Pompei, oltre a nuove iniziative negli Emirati Arabi. Ogni nuovo locale rappresenta un’opportunità per educare e avvicinare i clienti di diverse culture alla vera pizza napoletana.
Sorbillo ha sottolineato come ogni sua apertura non abbia solo lo scopo di vendere pizza, ma di condividere una storia e una passione per l’arte culinaria partenopea. Il suo approccio mira a creare un’esperienza autentica per i clienti, dove la preparazione della pizza diventa un rituale apprezzato e riconosciuto. “Noi abbiamo una storia”, ribadisce Sorbillo, enfatizzando il valore della tradizione e del legame con le radici professionali che rendono la sua proposta unica nel panorama gastronomico mondiale.
La continua espansione di Sorbillo rappresenta non solo una crescita commerciale, ma anche un’importante missione di diffusione della cultura gastronomica napoletana a livello globale, facendo sì che sempre più persone possano gustare e riconoscere la qualità della pizza napoletana autentica.
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Il costo della margherita: un confronto tra i due imprenditori
La questione del costo della pizza margherita è diventata un punto cruciale nel dibattito tra Gino Sorbillo e Flavio Briatore. Recentemente, Sorbillo ha commentato il prezzo della margherita nel ristorante di Briatore, Crazy Pizza, che è proposta a 17 euro. Un prezzo che, secondo il pizzaiolo napoletano, non può essere isolato dalla notorietà e dalla rete di relazioni sociali che Briatore ha costruito nel tempo.
Sorbillo non ha esitato a indicare che il costo elevato può anche riflettere un determinato tipo di clientela e un ambiente esclusivo, affermando: “Briatore utiliza anche la notorietà che ha e il suo giro di amici”. Questa affermazione suggerisce che il posizionamento del ristorante va oltre la semplice offerta gastronomica, entrando nel campo della ristorazione di lusso. Sorbillo, con uno dei suoi otto locali a Milano, ha messo in evidenza come la sua esperienza di successo nel settore pizzerie tradizionali offre un contrasto diretto con quella di Briatore.
In un contesto dove il valore della pizza napoletana è paragonato a quello di un’esperienza gastronomica più ampia, Sorbillo mette in discussione la sostenibilità del modello di business di Briatore, con particolare riferimento al numero di locali e al loro rendimento. “Non so se Briatore nelle altre città che ha aperto lavora o meno”, ha detto, richiamando l’attenzione sul fatto che il successo di un locale non si misura solo con il prezzo della pizza, ma anche con la capacità di attrarre e mantenere una clientela affezionata.
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Questo scambio di opinioni pone in luce le differenti strategie commerciali e le visioni sul valore del prodotto, tanto nostro, quanto estero, e su ciò che distingue la pizza napoletana non solo come alimento, ma come simbolo di una tradizione gastronomica profondamente radicata nella cultura italiana.
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