Festival di Sanremo: la Rai critica il Comune e minaccia di spostare l’evento altrove

La posizione della Rai sul Festival di Sanremo
La Rai conferma con fermezza il proprio ruolo centrale nell’organizzazione del Festival di Sanremo, ribadendo che l’evento andrà sicuramente in onda nel 2026, seppur posticipato a causa delle Olimpiadi invernali. L’Amministratore Delegato Giampaolo Rossi, nel corso della presentazione dei palinsesti a Napoli, ha puntualizzato che, pur attendendo l’esito del bando comunale, la Rai è determinata a mantenere il proprio impegno nella realizzazione del festival, anche nel caso in cui non si dovesse tenere nella città ligure. La produzione, infatti, è già in fase di avvio e, secondo Rossi, sarà la Rai a condurre lo spettacolo, ovunque venga deciso si svolga.
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Il messaggio è netto e senza margini di interpretazione: se la tenuta dell’evento a Sanremo dovesse vacillare, la Rai ha le capacità e la volontà di spostare l’evento altrove, garantendo così la sopravvivenza del Festival. Questa posizione sottolinea un cambio di paradigma rispetto alle storiche certezze: la kermesse non è più esclusivamente legata al territorio sanremese, ma profondamente ancorata all’ente pubblico radiotelevisivo, che considera il Festival come propria esclusiva competenza produttiva e televisiva.
Il ruolo insostituibile della Rai nella kermesse
La Rai si conferma attore imprescindibile nella conduzione del Festival di Sanremo, non solo per un legame storico, ma per la capacità produttiva unica che consente la realizzazione di uno spettacolo di tale portata. L’Amministratore Delegato Giampaolo Rossi ha sottolineato come, senza la Rai, l’evento perderebbe la sua identità e la sua dimensione di rilevanza nazionale e internazionale. Il Festival, infatti, «è il festival della Rai», poiché l’azienda detiene le risorse, le competenze e la rete necessarie per organizzare e trasmettere una manifestazione di così grande complessità tecnica e mediatica.
Rossi ha evidenziato che difficilmente in Europa esiste un broadcaster in grado di mettere in piedi uno show simile a quello annualmente prodotto al Teatro Ariston, rafforzando così l’importanza strategica del servizio pubblico radiotelevisivo nel mantenere alta la qualità e la continuità dell’evento. La Rai non svolge un mero ruolo di trasmissione, ma è coinvolta profondamente nei meccanismi editoriali e organizzativi, coordinando direttori artistici come Carlo Conti e gestendo regolamenti e contenuti.
Questa centralità si traduce in una posizione di forza che consente alla Rai di rivendicare il controllo esclusivo sul Festival e di garantire la prosecuzione della manifestazione anche in condizioni avverse, come dimostra la disponibilità a realizzare il festival al di fuori di Sanremo, qualora si presentassero ostacoli dall’amministrazione comunale. Senza l’intervento e la guida della Rai, insomma, il Festival perderebbe gran parte del suo valore simbolico e operativo, facendo emergere la Rai come pilastro irrinunciabile dell’intero ecosistema della kermesse.
Le implicazioni del bando comunale e le alternative future
Il bando comunale per l’assegnazione dei diritti relativi all’organizzazione del Festival di Sanremo ha acceso un fronte di discussione cruciale sul futuro della kermesse e sulla sua tradizionale collocazione geografica. La novità del procedimento amministrativo ha introdotto un elemento di incertezza, spingendo la Rai a chiarire la propria posizione e a prefigurare scenari alternativi qualora la città di Sanremo non dovesse garantire le condizioni necessarie alla realizzazione dell’evento.
Da un punto di vista pratico, la Rai dispone di risorse e capacità produttive tali da poter replicare il format del Festival anche in sedi differenti, preservandone il valore e la qualità. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto all’immagine consolidata di una manifestazione inscindibilmente legata al Teatro Ariston e alla città che la ospita da decenni. L’azienda pubblica conferma la propria supremazia come detentrice esclusiva dell’evento e, in caso di esito negativo del bando o di conflitti con le amministrazioni locali, non esclude la possibilità di delocalizzare la produzione, garantendo continuità e diffusione nazionale.
Questa posizione rafforza una dinamica di potere che vede la Rai non solo come broadcaster, ma anche come principale artefice e custode della manifestazione. Il bando comunale, quindi, pur rappresentando un tentativo di coinvolgimento più strutturato del territorio e delle sue istituzioni, rischia di risultare secondario se non aggirabile, dato che l’ente televisivo pubblico può avvalersi di piattaforme alternative e di una logistica autonoma per portare avanti il Festival, indipendentemente dalla volontà del Comune di Sanremo. La sfida per il futuro sarà quindi quella di trovare un equilibrio tra il radicamento territoriale e l’autonomia produttiva della Rai, in un contesto in cui le alternative non solo esistono, ma sono concretamente percorribili.
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