Entro il 2080 gli Italiani saranno una minoranza nel Paese?
Italiani a rischio? Giorgio dell’Arti, nella sua “Anteprima” (newsletter quotidiana che alle 7 di ogni mattina aggiorna i lettori sui principali fatti del momento) pubblica questo allarmante trafiletto: «Senza immigrati la popolazione dell’Italia crollerà da 60 milioni oggi a 20 milioni entro la fine del secolo. Invece, con i flussi di immigrati attuali e previsti la metà della popolazione italiana sarà fatta di immigrati o figli di immigrati entro 60 anni, cioè entro una sola generazione. Questo significa che il numero di immigrati in Italia sta per esplodere dai 5 milioni di oggi (dati Istat) ai 40 milioni entro il 2100. E che ogni anno fino alla fine del 21° secolo saranno 250mila italiani in meno» tratto da una ricerca degli olandesi di Gefira pubblicata su “Il Giornale” a firma Farrell.
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“Arrivederci, Roma” titola infatti il sito www.villagerpublishing.com che ha ripreso la stessa notizia. “L’Italia moderna sta cantando una canzone simile, dicendo addio a una lunga e ricca storia”.
“L’Italia è conosciuta per le antiche città piene di torri, cattedrali e piazze. Fuori dalle città ci sono vigneti e dolci colline. I cibi raffinati e i vini completano il paesaggio. Secoli di storia e patrimonio potrebbero finire” dice l’autore del pezzo, Bryan C. Joondeph “Gefira, un think tank europeo, ha previsto che entro il 2080 gli Italiani saranno una minoranza nel proprio Paese. La popolazione italiana ha smesso di crescere nel 2015. Dopo alcuni decenni di stabilizzazione, la popolazione è in declino … come la Torre di Pisa.”
Entro il 2080, la metà dei residenti italiani sarà di origine africana o asiatica: l’immigrazione riempirà il vuoto lasciato dalla bassa natalità dagli italiani. Speriamo che gli immigrati lavorino e con i loro contributi alimentino il vorace appetito dello stato sociale europeo, visto che i nuovi migranti vorranno lavorare regolarmente piuttosto che partecipare semplicemente ai generosi benefici gratuiti, come fa attualmente uno su sette dei migranti in età lavorativa verso l’Unione europea.
Ecco la “verità scomoda”. Non si tratta di riscaldamento globale, ma di semplici dati demografici. Mediamente nei Paesi sviluppati il tasso di sostituzione della popolazione è 2,1, il che significa che ciascuna donna deve avere, in media, poco più di due bambini, due in sostituzione dei genitori e un “decimo di bambino” che consente di contrastare la mortalità infantile. Se ogni madre ha tre o quattro figli, la popolazione cresce, come in tutti i Paesi dopo la seconda guerra mondiale.
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Il tasso di sostituzione dell’Italia è 1,34, molto al di sotto di quanto è necessario per sostenere la crescita della popolazione. L’Europa, nel complesso, non è molto migliore con un tasso di sostituzione di 1,58. La Francia guida il gruppo a 1,96, quasi sufficiente per mantenere prevalente la sua popolazione nativa.
Il Giappone lotta anche a 1,44 con gli Stati Uniti a 1,82. Sembra che gran parte del mondo occidentale non si stia riproducendo con una percentuale abbastanza alta da mantenere le proprie popolazioni. Alcuni Paesi stanno cercando di aumentare i loro tassi di fertilità, incoraggiando la natalità con incentivi di varia natura.
Molti Paesi sostituiscono la loro popolazione in calo con i migranti. Non cercandoli all’interno dell’Europa, visto che tutti i Paesi sono alla ricerca di migranti, ma accogliendoli prevalentemente dal Medio Oriente e dall’Africa. Il Giappone è un’eccezione, perché rifiuta di sostituire il suo numero decrescente di abitanti con i migranti, temendo una diluizione della sua cultura.
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