Draghi afferma che solo l’Ue può gestire sfide geopolitiche senza conflitti commerciali
Draghi e le sfide geopolitiche dell’Unione Europea
Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea e figura di spicco nella politica europea, ha recentemente ripreso la parola per discutere il futuro dell’Unione Europea, sottolineando la necessità di unire le forze per affrontare le attuali sfide geopolitiche. Durante un evento tenuto presso il think tank Bruegel a Bruxelles, Draghi ha messo in guardia riguardo alla “sovranità” limitata dei singoli Stati membri, che sono “semplicemente troppo piccoli per affrontare le sfide” in un contesto internazionale complesso.
Secondo Draghi, l’integrazione è essenziale per ottenere la dimensione necessaria a garantire la competitività europea. “In molti settori serve dimensione e si ottiene solo se ci integriamo” ha affermato, evidenziando l’importanza di eliminare le “barriere nazionali” che ostacolano la crescita delle piccole e medie imprese (PMI). Egli ha avvertito che l’assenza di una strategia industriale comune non comporterebbe semplicemente una mancanza di direzione, ma porterebbe a una frammentazione in cui “ogni Stato membro decide quali tecnologie sono strategiche”.
Questa mancanza di coordinamento non solo distorce l’allocazione delle risorse, ma può anche portare a risultati economici insoddisfacenti, come dimostrano i recenti fallimenti di progetti nazionali significativi. Draghi ha espresso la sua visione per un’Europa ambiziosa, focalizzata sull’innovazione e aperta alla competizione, richiamando l’importanza di un’assegnazione di risorse efficace e strategica per il futuro del continente.
La necessità di una strategia industriale europea
Draghi ha sottolineato che per garantire una vera competitività sul mercato globale, l’Unione Europea deve sviluppare una strategia industriale coerente e integrata. “L’alternativa a avere una strategia industriale europea non è, come pensano alcuni, non avere alcuna strategia”, ha proseguito, “bensì avere molte strategie industriali, scoordinate tra loro”. Questo approccio frammentato, ha avvertito, comporta svantaggi significativi, poiché ogni Stato membro agisce in modo indipendente, compromettendo la reciproca competizione e causando una cattiva allocazione delle risorse.
Draghi ha affermato che la mancanza di una visione comune ha portato a “risultati scadenti”, citando fallimenti recenti di progetti nazionali di alto profilo come esempi delle conseguenze di decisioni strategiche prese a livello locale senza una direzione condivisa. “Se vogliamo che le PMI crescano e raggiungano una dimensione competitiva, è fondamentale che possiamo operare su scala più ampia, e questo richiede una concertazione”, ha aggiunto.
Per raggiungere questo obiettivo, l’ex presidente della BCE ha evidenziato che l’Europa deve puntare su investimenti significativi in settori chiave come la tecnologia, il digitale e le infrastrutture. “Una vera compattezza sostanziale dell’UE consentirebbe di portare avanti quei 700-800 miliardi di euro di investimenti necessari per il futuro della competitività europea”, ha dichiarato, specificando che questi fondi sono cruciali per affrontare anche le sfide legate al clima, all’istruzione e alla formazione delle competenze.
La necessità di un approccio integrato è quindi chiara: solo attraverso una strategia coordinata l’Unione Europea potrà posizionarsi come una potenza competitiva nel panorama globale, capace di affrontare le sfide emergenti e di garantire un futuro prospero per i suoi cittadini.
L’importanza degli investimenti pubblici
Mario Draghi ha evidenziato la cruciale necessità di denaro pubblico per sostenere lo sviluppo economico dell’Unione Europea. Secondo l’ex governatore di Bankitalia, molti dei grandi investimenti richiesti, specialmente quelli considerati fondamentali, ricadono negli ambiti dei beni pubblici. “Il settore privato tende a sottofinanziare gli investimenti in beni pubblici per una serie di ragioni, una delle quali è che hanno molte ricadute”, ha spiegato Draghi, sottolineando la complessità del finanziamento di progetti che producono benefici diffusi per la società.
L’ex presidente della BCE ha anche messo in chiaro che gli investimenti pubblici sono essenziali per realizzare quella visione integrata dell’Europa necessaria a competere a livello globale. “Una vera compattezza sostanziale dell’UE consentirebbe di portare avanti quei 700-800 miliardi di euro di investimenti necessari”, ha affermato, aggiungendo che tali fondi sono legati a iniziative di grande portata come il Repower Eu, gli sforzi nel campo del digitale e del 5G, così come il raggiungimento degli obiettivi in materia di banda larga e ricerca e sviluppo.
Draghi ha enfatizzato l’urgenza di un impegno del 3% del PIL in ricerca e sviluppo, insieme al requisito del 2% del PIL in difesa imposto dalla NATO, come passi cruciali per garantire la sicurezza e la competitività dell’Europa. “Per inciso, questi numeri sono una stima relativamente conservativa”, ha specificato, mettendo in evidenza come, in realtà, non comprendano ancora la necessità di investimenti per affrontare le sfide climatiche, che si stanno rivelando sempre più urgenti.
Inoltre, l’ex presidente ha ricordato l’importanza di investire nell’istruzione e nella formazione delle competenze, due elementi vitali per adattare la forza lavoro alle sfide del futuro. “Questi aspetti potrebbero non includere altri investimenti essenziali” ha concluso Draghi, richiamando l’attenzione su quanto sia fondamentale un approccio lungimirante e coordinato da parte dell’Unione Europea per garantire un futuro di prosperità e competitività.
Il rischio di una guerra commerciale con gli Usa
Nel contesto delle sfide geopolitiche e delle necessità strategiche dell’Unione Europea, Mario Draghi ha messo in guardia riguardo ai potenziali danni derivanti da una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Secondo Draghi, una tale iniziativa rappresenterebbe un autogol per l’Europa, poiché “una guerra protezionistica commerciale con gli Stati Uniti, l’Europa si danneggerebbe da sola”. Estasando questo punto, l’ex presidente della BCE ha ricordato che il 50% del PIL europeo è legato al commercio, in contrasto con il 37% della Cina e il 27% degli Stati Uniti.
Draghi ha sottolineato l’importanza dell’open trade per il continente europeo, avvertendo che emulare le politiche protezionistiche statunitensi potrebbe portare a conseguenze devastanti: “Se dovessimo fare come gli Stati Uniti, ci danneggeremmo”. L’idea di erigere muri commerciali, ha argomentato, non è applicabile alla realtà economica dell’Europa, la quale è profondamente interconnessa con le economie di tutto il mondo.
Il panorama economico attuale richiede una risposta concertata e strategica da parte dell’Unione Europea, piuttosto che divisioni interne dovute a politiche commerciali scoordinate. Draghi ha avvertito che l’Europa non può permettersi di perdere il suo slancio nel commercio internazionale e che è essenziale mantenere relazioni forti e aperte con tutti i partner commerciali, in particolare con gli Stati Uniti. La sua posizione è chiara: l’Europa deve continuare a lavorare per una cooperazione commerciale che favorisca la crescita e la prosperità, evitando le insidie di un protezionismo distruttivo che potrebbe vanificare decenni di progressi.”
La posizione unica dell’Europa nel commercio globale
In un contesto globale in continua evoluzione, la posizione dell’Europa nel commercio internazionale risulta essere fondamentale e richiede un’analisi attenta e strategica. Mario Draghi ha chiarito che, per mantenere la propria competitività, l’Unione Europea deve evitare di adottare misure protezionistiche simili a quelle degli Stati Uniti. L’Europa, infatti, si distingue per una dipendenza del 50% del suo PIL dal commercio, un valore significativamente superiore rispetto a quello di Cina e Stati Uniti.
Questa interdipendenza economica mette in evidenza l’importanza di relazioni commerciali aperte e collaborative, poiché l’Europa non può permettersi di erigere barriere commerciali che potrebbero ostacolare la crescita e lo sviluppo. Draghi ha avvertito che tali misure porterebbero a conseguenze dannose, compromettendo non solo l’economia europea ma anche la sua influenza nel panorama globale.
Le relazioni commerciali interne ed esterne all’Europa sono vitali in questo contesto. Draghi ha sottolineato l’importanza di mantenere canali di comunicazione aperti con gli Stati Uniti e altri partner, evidenziando che la forza dell’Europa risiede nella sua capacità di essere unito e proattivo nel commercio internazionale. “Non possiamo costruire un muro protezionistico”, ha affermato, enfatizzando il bisogno di lavorare insieme per affrontare le sfide globali senza cedere a spinte nazionaliste o egoistiche.
In un mercato così interconnesso, l’Europa deve considerare attentamente le sue strategie commerciali, promuovendo il libero scambio e la cooperazione per sfruttare al meglio le opportunità economiche. Draghi ha esortato i leader europei a prendere decisioni sagge e coordinate, poiché una frammentazione interna si tradurrebbe in una debolezza collettiva e in un potenziale svantaggio. Per questo, è essenziale che l’Unione europea mantenga un approccio coeso e lungimirante nel commercio globale.