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Donna truffata via cellulare: hacker avverte e poi sottrae 28mila euro dal suo conto

  • Redazione Assodigitale
  • 25 Dicembre 2025

Frode telefonica e spoofing

Un risveglio telefonico trasformato in violazione bancaria: nelle truffe via telefono il numero visualizzato sullo schermo può essere falso, ma l’effetto è reale. Lo spoofing consente ai criminali di apparire come l’istituto di credito della vittima, instaurando subito fiducia e urgenza. Attraverso dialettica persuasiva, dati personali puntuali e messaggi SMS di conferma, gli aggressori inducono l’utente a compiere operazioni che svuotano conti e autorizzano accessi remoti. Questo episodio evidenzia la combinazione di tecniche tecniche e psicologiche usate per aggirare anche clienti attenti e mette in luce la necessità di protocolli di verifica più robusti.

 

Indice dei Contenuti:
  • Frode telefonica e spoofing
  • FAQ
  • Il falso blocco della carta e il recupero dati
  • FAQ
  • Isolamento digitale e trasferimenti verso conti esteri
  • FAQ
  • Contenzioso con la banca e denuncia alle autorità
  • FAQ

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Spoofing è la tecnica con cui il numero chiamante viene falsificato per far apparire la chiamata come proveniente dalla propria banca. L’efficacia del metodo risiede nella percezione di autenticità: il display mostra un numero noto e la voce al telefono si presenta con tono professionale, spesso qualificandosi come addetto all’antifrode. Questo abbassa le difese dell’interlocutore e crea un senso di urgenza che favorisce scelte affrettate.

Nel caso analizzato, la telefonata indicava la presenza di transazioni non autorizzate su un sito di e-commerce; la strategia classica è accendere l’ansia tramite una minaccia economica immediata. L’operatore fittizio fornisce dettagli apparentemente riservati — indirizzo, elementi della domanda di sicurezza — per consolidare la fiducia. Questi elementi certificano la credibilità apparente e spingono la vittima a seguire istruzioni senza verificarne l’origine.

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Contemporaneamente alla chiamata, arrivano SMS legittimi o opportunamente simulati che sembrano confermare le operazioni sospette. La coesione tra voce e messaggio aumenta l’illusione di autenticità: il destinatario percepisce più segnali concordanti e abbassa le soglie critiche. Gli SMS possono contenere codici o link che, se utilizzati o cliccati, forniscono agli attaccanti gli accessi necessari per prendere il controllo dei servizi bancari via smartphone.

L’arma principale non è solo tecnica ma psicologica: il truffatore induce la vittima a divulgare codici temporanei o a eseguire procedure di “verifica” apparentemente necessarie per bloccare le transazioni. In realtà, la lettura o l’inserimento di quei codici autorizza i criminali a completare operazioni finanziarie e ad associare dispositivi al conto. Anche utenti con buona dimestichezza digitale possono essere colti alla sprovvista quando la comunicazione è costruita su informazioni personali precise.

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La prevenzione richiede tre atteggiamenti chiave: non fidarsi solo del numero visualizzato, non comunicare codici ricevuti via SMS a terzi e interrompere la chiamata per ricontattare l’istituto con numeri ufficiali. Le banche non richiedono mai la condivisione di codici di sicurezza o password per telefono; riconoscere questa regola è il primo filtro di difesa contro lo spoofing e le frodi telefoniche.

FAQ

  • Che cos’è lo spoofing telefonico? Lo spoofing è la falsificazione del numero chiamante per far credere che una chiamata provenga da un soggetto fidato, come la propria banca.
  • Come riconoscere una chiamata fraudolenta? Dubitare se vengono richiesti codici o informazioni sensibili, verificare il numero tramite canali ufficiali e non seguire istruzioni urgenti senza conferma autonoma.
  • Le banche chiedono mai codici via telefono? No. I codici temporanei (OTP) non devono essere comunicati a terzi né per telefono né via messaggio.
  • Cosa fare se ricevo una chiamata sospetta? Terminare la chiamata e richiamare l’istituto usando il numero stampato sul sito ufficiale o sul retro della carta.
  • Gli SMS possono essere falsificati? Sì, esistono tecniche per inviare messaggi che sembrano provenire da numeri legittimi; non considerare un SMS come prova sufficiente di autenticità.
  • Qual è il primo passo dopo aver consegnato un codice per errore? Contattare immediatamente la banca da un altro dispositivo, bloccare carte e servizi e effettuare denuncia alle autorità competenti.
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Il falso blocco della carta e il recupero dati

La procedura di blocco della carta, così come illustrata dagli interlocutori, era presentata come un intervento urgente e necessario per «salvare» il patrimonio della cliente. L’operatore fittizio ha richiesto alla vittima di seguire passaggi precisi: leggere codici ricevuti via SMS, inserire numeri di conferma nell’app della banca e consentire procedure di verifica del dispositivo. A ogni richiesta seguiva un’apparente spiegazione tecnica che giustificava la necessità di condividere quei codici. In realtà quei codici erano OTP (one‑time password) che attivavano l’autorizzazione alle operazioni e consentivano ai criminali di registrare e legittimare dispositivi remoti sul conto.

Durante la fase di «recupero dati», il linguaggio usato dagli impostori era calibrato per rassicurare e comprimere i tempi decisionali: parole come *procedura*, *verifica urgente*, *blocco immediato* hanno l’effetto di ridurre il sospetto. Contestualmente venivano inviati SMS reali o contraffatti contenenti PIN temporanei; la vittima, convinta dell’autenticità del contesto, li ha comunicati al finto operatore. Ogni codice letto a voce veniva prontamente impiegato dai truffatori per autorizzare modifiche e trasferimenti.

I criminali non si sono limitati a ottenere codici: hanno richiesto alla cliente di eseguire operazioni nell’app bancaria che apparivano come passaggi di sicurezza — revoca di sessioni, cambio di impostazioni telefoniche, abilitazione di strumenti di pagamento — ma che in realtà attivavano funzionalità utili agli autori del furto, come la registrazione di un nuovo dispositivo o l’aumento dei massimali.

Nella pratica investigativa, questa fase è spesso decisiva: la consegna volontaria di credenziali dinamiche permette agli aggressori di aggirare i sistemi di autenticazione a due fattori. Non si tratta solo di cattiva conservazione delle credenziali, ma di manipolazione psicologica che trasforma il cliente in coautore involontario dell’autorizzazione. L’effetto è una prosecuzione delle operazioni fraudolente con apparente regolarità tecnica, dato che i sistemi bancari registrano autorizzazioni valide generate dalle OTP comunicate dalla vittima.

Gli elementi emersi nel caso mostrano come la sovrapposizione di elementi autentici (SMS legittimi, dati anagrafici corretti) con indicazioni fraudolente renda estremamente difficile distinguere il vero dal falso sotto pressione emotiva. Per questo le contromisure operative devono includere un rafforzamento delle informative al cliente e protocolli interni che prevedano controlli incrociati prima di accogliere richieste di blocco o modifica da canali non certificati.

FAQ

  • Perché i truffatori chiedono i codici OTP? Perché gli OTP autorizzano operazioni e associano dispositivi: chi li possiede può completare transazioni apparentemente legittime.
  • È possibile bloccare una procedura dopo aver fornito un codice? Sì, ma è necessario agire immediatamente contattando la banca da un dispositivo diverso e chiedendo il blocco dei flussi autorizzati.
  • Le banche possono chiedere la lettura di SMS per assistenza? No. Le richieste ufficiali non prevedono la comunicazione di codici OTP o password via telefono.
  • Cosa controllare nell’app bancaria per verificare modifiche non autorizzate? Controllare dispositivi registrati, sessioni attive, limiti di spesa e movimenti recenti; segnalare anomalie immediatamente.
  • Come distinguere un SMS autentico da uno contraffatto? Non è sempre possibile osservando solo il testo; verificare le comunicazioni con i canali ufficiali della banca prima di agire.
  • Qual è il comportamento più efficace per difendersi durante una chiamata sospetta? Interrompere la comunicazione, non fornire codici e richiamare l’istituto usando contatti ufficiali reperibili su canali certificati.
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Isolamento digitale e trasferimenti verso conti esteri

Nel corso del fine settimana i malviventi hanno messo in atto una serie di interventi tecnici mirati a isolare la vittima e a creare una finestra operativa libera da interferenze esterne. Hanno sfruttato funzioni telefoniche e impostazioni di rete per deviare comunicazioni e impedire che la donna ricevesse avvisi o potesse essere contattata da terzi. L’effetto voluto era duplice: bloccare eventuali tentativi della cliente di verificare le operazioni e mantenere accesso continuo e indisturbato ai servizi bancari via smartphone.

La modifica delle impostazioni del trasferimento di chiamata rappresenta una delle tecniche principali osservate: attivando la deviazione delle chiamate in ingresso verso numeri controllati dai truffatori, questi hanno potuto intercettare tentativi di contatto della banca o di familiari. Parallelamente, sono state effettuate operazioni per limitare le notifiche push dell’app bancaria, disattivando allarmi e avvisi che avrebbero potuto segnalare movimenti sospetti. Queste azioni creano un “limbo digitale” in cui la titolare non riceve più aggiornamenti e non è consapevole dell’evoluzione dei prelievi e dei bonifici.

Con lo spazio operativo garantito dall’isolamento, gli aggressori hanno proceduto ad aumentare i massimali delle carte e ad attivare strumenti di pagamento aggiuntivi. Le somme sono state quindi instradate verso circuiti esteri, principalmente tramite conti su piattaforme digitali come Revolut, dove i trasferimenti internazionali possono essere gestiti rapidamente e con minore controllo immediato rispetto ai circuiti tradizionali. Questo passaggio internazionale complica le possibilità di intervento tempestivo e richiede procedure complesse di indagine transnazionale per risalire ai beneficiari finali.

Dal punto di vista operativo, i trasferimenti verso conti esteri sono stati disaggregati in più movimenti e smistati su destinazioni diverse per rendere più frammentaria la traccia delle somme. In alcuni casi sono stati utilizzati “ponte” di conti intermedi per camuffare l’origine dei fondi, con il risultato che il conto della vittima è diventato sia fonte sia veicolo di transazioni che hanno poi alimentato reti di riciclaggio. La combinazione di deviazione delle chiamate, soppressione delle notifiche e bonifici strutturati ha consentito ai criminali di erodere rapidamente le disponibilità e di rendere più difficile la ricostruzione immediata dell’accaduto da parte delle autorità.

FAQ

  • Come possono i truffatori deviare le chiamate di una vittima? Attraverso l’attivazione della deviazione di chiamata sul suo numero o la manipolazione delle impostazioni dell’operatore, spesso con istruzioni fornite mentre la vittima è sotto pressione.
  • Perché i trasferimenti all’estero complicano il recupero dei fondi? Perché coinvolgono giurisdizioni differenti, tempistiche più lunghe e procedure di indagine internazionali per tracciare beneficiari e intermediari.
  • Quali segnali indicano che le notifiche dell’app bancaria sono state disattivate? L’assenza improvvisa di avvisi per attività che normalmente generano notifiche e la mancata ricezione di SMS o push in occasione di operazioni sensibili.
  • È possibile bloccare trasferimenti già inviati verso conti esteri? Può essere possibile ma dipende dalla velocità di intervento: occorre immediata comunicazione alla banca e alle autorità per mettere sotto osservazione i conti destinatari.
  • Come proteggere il proprio numero da deviazioni non autorizzate? Attivando PIN o restrizioni sul servizio di trasferimento di chiamata presso l’operatore telefonico e segnalando subito anomalie al provider e alla banca.
  • Cosa fare se si sospetta che il proprio conto sia usato come “ponte” per altre frodi? Denunciare immediatamente alla polizia, informare la banca da un dispositivo diverso e richiedere la sospensione dei canali di pagamento interessati.

Contenzioso con la banca e denuncia alle autorità

La vittima ha formalizzato la denuncia alle forze dell’ordine e avviato un contenzioso civile con l’istituto, ma la disputa si concentra su elementi tecnici e giuridici delicati: l’interpretazione dell’“autorizzazione” generata dalle OTP e la responsabilità nella custodia delle credenziali dinamiche. La banca ha rifiutato il rimborso sostenendo che le operazioni risultano regolarmente autorizzate dai sistemi, in virtù dei codici inviati e delle conferme registrate; la cliente replica che quei codici sono stati carpiti con inganno e che la pressione psicologica subita esclude una valida autorizzazione. La contrapposizione ruota quindi attorno alla prova dell’inganno piuttosto che alla mera registrazione tecnica delle transazioni.

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Dal punto di vista procedurale, l’ufficio legale della donna ha richiesto l’acquisizione dei log di accesso, degli screenshot delle sessioni attive e degli IP associati alle autorizzazioni contestate. L’obiettivo è dimostrare che gli accessi non sono riconducibili al comportamento legittimo della titolare, ma a dispositivi e reti estranee. Parallelamente, la denuncia penale punta a far emergere la responsabilità degli autori materiali e a ottenere misure cautelari sui conti destinatari dei trasferimenti esteri.

La banca, dal canto suo, si è avvalsa delle analisi dei sistemi antifrode per sostenere la congruità delle procedure, citando la conformità agli standard di autenticazione a due fattori e l’assenza di evidenze interne di un’anomalia tecnica. Questa posizione evidenzia il nodo centrale dei casi simili: i registri informatici possono risultare formalmente corretti pur essendo stati ottenuti attraverso tecniche di social engineering. La disputa legale pretende quindi di superare la semplice interpretazione dei log tecnici e di valutare l’efficacia delle informazioni e degli avvisi forniti al cliente.

In termini pratici, la complessità del contenzioso comporta tempi lunghi e necessità di consulenze tecniche specialistiche. La ricostruzione forense richiede il coinvolgimento di esperti in cyber‑security, la richiesta di dati agli operatori telefonici e alle piattaforme estere coinvolte nei bonifici, nonché l’eventuale attivazione di cooperazione internazionale per seguire i flussi di denaro. Per la vittima, questo si traduce in una fase processuale estenuante, durante la quale la disponibilità economica è compromessa e la reputazione può subire conseguenze se il conto è stato usato per ulteriori reati.

Infine, la vertenza solleva questioni sistemiche: la necessità di protocolli bancari che prevedano verifiche indipendenti in caso di segnalazioni di frode, l’obbligo di fornire strumenti di prevenzione efficaci ai clienti e la responsabilità degli istituti nel predisporre meccanismi che limitino l’impatto delle manipolazioni telefoniche. La risoluzione del caso dipenderà in larga misura dalla capacità degli uffici legali e degli investigatori di dimostrare che le autorizzazioni sono state ottenute mediante coercizione ingannevole e non da un esercizio volontario e informato da parte della titolare del conto.

FAQ

  • Chi decide se una transazione è “autorizzata” in caso di frode via telefono? La valutazione iniziale compete alla banca sui suoi log; la determinazione finale può essere oggetto di contenzioso giudiziario che valuta la legittimità dell’autorizzazione alla luce dell’inganno subito.
  • Quali documenti richiedere alla banca per contestare le operazioni? Richiedere log di accesso, dettagli sulle sessioni e dispositivi registrati, registrazioni delle comunicazioni interne e copia delle procedure antifrode applicate.
  • Quanto è utile la denuncia penale per ottenere il rimborso? La denuncia è fondamentale per l’azione investigativa e per mettere in moto sequestri conservativi, ma non garantisce automaticamente il rimborso civile: è spesso parte di un percorso parallelo penale e civile.
  • Come può la vittima accelerare le indagini sui trasferimenti esteri? Fornendo elementi probatori precisi, collaborando con gli inquirenti e sollecitando la cooperazione internazionale attraverso rogatorie e richieste agli intermediari coinvolti.
  • La banca può rifiutare il rimborso se sostiene un uso delle credenziali da parte del cliente? Sì, le banche possono rifiutare, ma devono motivare la decisione e fornire prove tecniche; in caso di contenzioso, tale decisione può essere impugnata in sede giudiziaria.
  • Qual è il ruolo della consulenza tecnica nel contenzioso? Fornire analisi forensi su dispositivi, reti e log, ricostruire la catena degli accessi e validare se le autorizzazioni sono state ottenute mediante tecniche di ingegneria sociale.
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