David Gilmour: un ritorno sul palco
David Gilmour ha fatto il suo attesissimo ritorno sul palco dopo otto anni di assenza, portando con sé l’energia e la maestria che lo hanno reso una leggenda della musica rock. Il chitarrista britannico ha inaugurato il suo tour mondiale nella storica cornice del Circo Massimo a Roma, esibendosi di fronte a un pubblico di 15.000 persone, in una serata che ha mescolato nostalgie e nuove sonorità.
Il concerto è iniziato con un caloroso “Buona sera” da parte del 78enne artista, che ha imbracciato la sua chitarra per quasi tre ore di musica intensa, accompagnato da un affascinante spettacolo di luci e laser. Questo evento non è stato solo un concerto, ma un vero e proprio viaggio attraverso la storia della musica, culminando con momenti iconici che hanno fatto vibrare i cuori dei fan. Gilmour ha saputo catturare l’attenzione del pubblico sia con i brani del suo ultimo album, Luck and Strange, appena uscito il 6 settembre, sia con le canzoni che hanno segnato la sua carriera con i Pink Floyd.
La nostalgia si è unita a un’energia palpabile, mentre l’artista ha guidato il pubblico in un’esperienza unica, lontana da qualsivoglia compiacimento e rivisitando un repertorio che abbraccia sei decenni di storia musicale. Con la sua chitarra, ha dato voce a ricordi e nuovi emozioni, senza mai perdere di vista la freschezza delle sue nuove composizioni.
Il concerto al Circo Massimo
Il palco del Circo Massimo si è trasformato in un palcoscenico di straordinarie emozioni, dove l’arte di Gilmour ha preso vita. Con un impianto luci creato per l’occasione e una scenografia che ha saputo esaltare i suoni, il concerto si è evoluto in un’esperienza multisensoriale. I 15.000 spettatori, rigorosamente seduti, hanno vissuto un’atmosfera di intensa partecipazione, alimentata dalla maestria dell’artista e della sua band, che ha saputo reggere il confronto con il bagaglio emozionale del repertorio.
Gilmour ha esordito con “5 A.M.”, brano d’apertura che ha immediatamente messo in mostra la sua abilità chitarristica e il suo tocco inconfondibile. La serata si è poi arricchita di suoni e colori, grazie a un perfetto equilibrio tra nuovi brani e classici dei Pink Floyd. La performance è culminata nell’epico “Comfortably Numb”, chiudendo un cerchio che ha portato il pubblico a viaggiare nel tempo, attraverso le note che hanno segnato un’epoca.
Durante lo spettacolo, Gilmour ha mostrato la sua gratitudine verso i fan e la città di Roma, creando un legame intimo che ha reso la serata ancora più speciale. La musica vibrante è stata accompagnata da un incessante gioco di luci e immagini proiettate su uno schermo circolare, mentre i brani si alternavano, fondendo passato e presente in un’unica esperienza indimenticabile. L’interazione con il pubblico è stata una costante, con applausi e cori che hanno riempito lo spazio, rendendo ogni momento della serata unico e coinvolgente.
Un viaggio tra passato e presente
Il concerto di David Gilmour si è configurato come un indimenticabile viaggio tra le epoche, unendo un passato glorioso e un presente vibrante. Durante le quasi tre ore di esibizione, il chitarrista è riuscito a trasformare il Circo Massimo in un luogo dove le memorie musicali si sono fuse con le nuove creazioni, regalando emozioni intense e spunti di riflessione sia ai fan di lunga data sia ai neofiti. Gilmour ha dimostrato che la musica, in tutte le sue forme, ha il potere di unire le generazioni, facendo brillare ogni nota sia per la sua storicità che per la sua attualità.
Oltre a richiamare i ricordi di chi ha vissuto l’epoca d’oro dei Pink Floyd, l’artista ha presentato i brani tratti dal suo ultimo lavoro, Luck and Strange. Questi nuovi brani, pur nella loro freschezza e novità, si sono inseriti naturalmente in un contesto che abbraccia sei decenni di creazioni musicali. La peculiarità di Gilmour risiede nella sua capacità di far sentire ogni canzone parte di un discorso più ampio, facendo emergere le connessioni tra le sue opere passate e presenti.
La scaletta del concerto ha presentato una coesistenza di classici intramontabili e di nuove melodie, mettendo in risalto l’evoluzione artistica di Gilmour e la sua incessante ricerca di innovazione. Questa fusione ha reso il concerto un’affermazione di continuità, un esplicito riconoscimento del fatto che la musica, come la vita, è un processo in continua evoluzione, dove ogni nota risuona in modo unico e irripetibile. Gilmour ha incarnato questa idea, facendosi interprete di un legame indissolubile tra la nostalgia del passato e l’entusiasmo del presente.
Nel turbinio di luci e suoni, il chitarrista ha portato il pubblico in un’avventura sonora che ha superato le barriere del tempo e dello spazio, dimostrando come l’arte possa essere un potente veicolo di emozioni e connessioni umane. La serata al Circo Massimo è stata, così, non solo un concerto, ma un’autentica celebrazione della musica in tutte le sue forme.
La scaletta e i brani eseguiti
Durante la serata, la scaletta ha rappresentato un viaggio musicale ricco e variegato, alternando nuove composizioni a pezzi storici della leggendaria avventura musicale dei Pink Floyd. L’apertura con “5 A.M.”, dal suo ultimo album Rattle That Lock, ha immediatamente catturato l’attenzione, seguita da una serie di brani che hanno fatto vibrare le corde del cuore dei presenti.
I sei brani inediti eseguiti dal vivo hanno trovato spazio tra i classici, lasciando una forte impressione: “Luck and Strange,” “Black Cat,” “The Piper’s Call,” “Dark and Velvet Nights,” “Scattered,” e la cover di “Between Two Points” dei Montgolfier Brothers, cantata insieme alla figlia Romany. È stato un momento toccante, arricchito dal senso di continuità e legame familiare che ha attraversato l’intera esibizione.
Oltre ai new entry, Gilmour ha fatto ampio uso del repertorio dei Pink Floyd, con brani iconici che hanno fatto la storia, come “Wish You Were Here,” “Sorrow,” “Fat Old Sun,” e “Marooned.” Quest’ultimo non era presente nella scaletta dal 2004, un autentico regalo per i fan. Inoltre, non poteva mancare “Breathe (In The Air)” e “A Great Day for Freedom,” che hanno ulteriormente sottolineato l’importanza del passato musicale di Gilmour.
Durante “Time”, le immagini e le luci proiettate sullo schermo circolare alle spalle dell’artista hanno creato un’atmosfera suggestiva, mentre in “High Hopes” i palloni fluttuanti sopra le teste del pubblico hanno dato vita a un momento magico. Gilmour ha dimostrato una connessione sincera con il pubblico, ringraziandolo più volte e condividendo la gioia di esibirsi in una città così evocativa come Roma.
La chiusura con “Comfortably Numb” non solo ha rappresentato un tributo alla sua storica band, ma ha anche segnato un apice emotivo, lasciando i fan con il desiderio di continuare a vivere quel momento di condivisione e celebrazione della musica.
L’energia del pubblico e delle collaborazioni
La serata si è trasformata in un autentico festival di emozioni, amplificato dalla straordinaria energia del pubblico che ha riempito il Circo Massimo. Ogni nota suonata da David Gilmour sembrava risuonare nel cuore dei 15.000 spettatori, che seguivano con attenzione e passione ogni passaggio della performance. L’atmosfera era carica di un’energia palpabile, dove il silenzio tra i brani veniva interrotto da applausi e urla di gioia, uniti all’eco dei ricordi di chi era presente, molti dei quali avevano vissuto l’apice della carriera dei Pink Floyd.
Durante l’esibizione, la presenza della band è stata fondamentale nel creare un sound pieno e avvolgente. Guy Pratt al basso, Greg Phillinganes e Rob Gentry alle tastiere, Adam Betts alla batteria e le voci di Louise Marshall, Hattie e Charley Webb hanno contribuito a ricreare l’atmosfera unica delle canzoni di Gilmour. Le armonie vocali e il sostegno strumentale hanno reso ogni brano ancora più vibrante, esaltando il legame tra artista e band, una sinergia che ha arricchito ulteriormente l’esperienza musicale.
Un momento particolarmente toccante è stato l’interpretazione di “Between Two Points”, che Gilmour ha cantato insieme a sua figlia Romany. Questo inaspettato coinvolgimento familiare ha aggiunto una dimensione di intimità al concerto, commuovendo non solo i fan ma anche lo stesso artista, che ha scherzato in modo affettuoso con il pubblico prima di presentarla. Questo gesto ha rappresentato un simbolo di continuità e della trasmissione dell’amore per la musica attraverso le generazioni.
Il clima di festa si è intensificato quando Gilmour ha ringraziato più volte il pubblico e la città di Roma, affermando: “Che bella serata qui a Roma.” Ogni espressione di gratitudine è stata accolta da ovazioni e applausi, dimostrando quanto fosse sentita la connessione tra il musicista e i suoi fan. La compostezza delle sedute in arena ha lascia spazio ad un finale liberatorio, con un’impetuosa corsa sotto il palco durante il bis, mentre il pubblico si lasciava travolgere dalla musica e dall’energia del momento.