La cuoca del Presidente, recensione del nuovo lungometraggio di Christian Vincent con Catherine Frot e Jean D’Ormesson
Croci e delizie del palato e del potere si fronteggiano in un elegante film francese, La cuoca del Presidente, il cui titolo originale ‘Les saveurs du palais’ indugia con sottigliezza proprio sul doppio senso tra i diversi, possibili sapori. Diretto con ritmo incalzante da Christian Vincent e sostenuto da una nitida e brillante fotografia, che esalta forme e colori degli innumerevoli manicaretti preparati, evocandone quasi gli aromi ed i sapori, il film è ispirato alla vita vera di Danièle Delpeuch, una raffinata cuoca ed animatrice di una fattoria/ristorante/scuola nel Périgord ed unica donna (sembra impossibile!) ammessa a lavorare nelle esclusive cucine dell’Eliseo, come responsabile dei pasti privati di Mitterand.
Il film inizia in Antartide, in un luogo lontanissimo dai fasti presidenziali, dove Hortense Laborie, la nostra cuoca protagonista, prepara la sua raffinata cena di arrivederci dopo un anno di duro ma ritemprante lavoro in missione presso una sperduta base scientifica (il denaro guadagnato servirà all’acquisto di una tartufaia). S’intuisce che qualche evento del passato le ha lasciato una ferita aperta, ma si rifiuta di parlarne, tanto più con una giornalista curiosa che ambisce a scrivere uno scoop sulla ‘cuoca del presidente in Antartide’. A poco a poco, grazie all’incontro con persone rudi ed autentiche e con una natura magnifica e incontaminata, Hortense elabora il suo vissuto e tutto riemerge, fra flash-back e presente.
Il resto della storia si scrive da solo: un’inattesa chiamata a lavorare all’Eliseo, un Presidente desideroso di ritrovare i perduti sapori della cucina francese di famiglia, un gruppo di chef gelosi e maschilisti che lungi dal mostrare solidarietà alla collega non perdono occasione per farle le scarpe, una ricerca appassionata dei menù e delle pietanze francesi tradizionali, a base di paté e tartufi, per andare incontro ai gusti del Capo di Stato, un ambiente dove l’etichetta ed il controllo giungono ad imporre fornitori e prodotti da utilizzare. Finché Hortense Laborie, donna di carattere, decisa a offrire il meglio al suo datore di lavoro, non prova a cambiare le cose e sovvertire l’ordine delle cucine di Palazzo. Per cominciare chiede un incontro col Presidente per conoscerne più a fondo i gusti e le aspettative, poi gli strappa l’autorizzazione ad acquistare i prodotti dei suoi menù da fornitori di sua conoscenza e provata fiducia, che producono il meglio del meglio, dai porcini alle uova, dai tartufi alle verdure, fino a tutti i tagli di carne. Hortense si conquista in breve tempo le antipatie di molti e la stima profonda del Presidente, il quale di quando in quando le fa visita in cerca di un breve momento di felicità gastronomica.
‘Mi è sempre piaciuto cucinare – afferma il regista – richiede precisione, tecnica e grande generosità. Mi piace la compagnia dei cuochi e per certi versi credo che il mio lavoro assomigli al loro: il cuoco pianifica il suo menù, lavora su materiale vivo, gioca con i colori, le forme, le consistenze. Deve cercare di rassicurare e sorprendere, far riferimento alla tradizione pur cercando di innovare’. L’interpretazione di Catherine Frot, l’impareggiabile attrice francese di tanti piacevoli film (fra cui ricordiamo ‘Odette Toulemond’, ‘La Voltapagine’ e ‘La cena dei cretini’, insieme a molti altri), dà alla protagonista Hortense, quel carattere rude e campagnolo, ma al tempo stesso raffinato e orgoglioso, che regala allo spettatore una caratterizzazione interpretativa d’eccezione.
Vera gioia per gli occhi e per la gola (tutte le pietanze mostrate sullo schermo sono state realmente realizzate da veri chef, per aumentare il senso di credibilità, gusto e bellezza delle immagini), il film mantiene intatto un buon ritmo per la sua intera durata, tranne forse un momento più riflessivo nelle ultime scene sulla base antartica. Nel ruolo del Presidente, Jean D’Ormesson, accademico di Francia, filosofo e uomo di lettere, amatissimo in patria, qui nei panni di un aggraziato anziano uomo politico alle prese con i mille, faticosi, oneri del potere. Il nazionalismo del film, in questa lettura del Capo di Stato francese, si mescola alla favola, per chi ci vuole credere, almeno al cinema…