Difesa di Google nel processo per monopolio pubblicitario
Google ha concluso la sua difesa nel processo per monopolio pubblicitario del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti questa settimana, dopo una settimana di testimonianze da parte di testimoni che, secondo gli esperti, sembravano mancare di credibilità. Il gigante tecnologico ha avviato la sua difesa mostrando un grafico ampiamente deriso che l’esecutivo di Google Scott Sheffer ha definito un “spaghetti football”, il quale dovrebbe mostrare un settore fluido che prospera grazie alla piattaforma pubblicitaria di Google, ma ha per lo più semplicemente “confuso” tutti, e potrebbe persino aver aiutato a sfatare il suo caso, come riportato dall’analista delle politiche presso l’Open Markets Institute, Karina Montoya.
“L’effetto di questa immagine potrebbe essersi ritorciuto contro, poiché ha anche reso evidente che Google è onnipresente nella pubblicità digitale,” ha riferito Montoya. Durante il contro-interrogatorio del DOJ, il “spaghetti football” è stato “srotolato” per mostrare solo i prodotti ad tech utilizzati specificamente da editori e inserzionisti sul web aperto.
Un testimone, Marco Hardie, attuale capo industria di Google, è stato addirittura rimosso dal banco dei testimoni, il suo intervento ritenuto “inquinato” e irrilevante dalla giudice distrettuale degli Stati Uniti Leonie Brinkema, come riportato da Montoya. Ma forse lo scambio più acceso sulla credibilità di un testimone è avvenuto durante il contro-interrogatorio da parte del DOJ di Mark Israel, il principale esperto su cui Google sta facendo affidamento per contestare la definizione di mercato del DOJ.
Il caso di Google dipende in gran parte dall’accordo di Brinkema sul fatto che la definizione di mercato del DOJ sia troppo ristretta, con un focus presuntamente obsoleto sugli annunci display sulla rete aperta, piuttosto che su un mercato più ampio che includa annunci display apparsi in app o sui social media. Tuttavia, gli esperti che monitorano il processo hanno suggerito che Brinkema potrebbe finire per mettere in discussione la credibilità di Israel dopo la dura interrogazione dell’avvocato del DOJ Aaron Teitelbaum.
Testimonianze controverse e problemi di credibilità
Nel corso del processo, il testimone Mark Israel ha affermato che la quota di mercato di Google negli annunci display negli Stati Uniti è solo del 25%, minimizzando così il presunto dominio di Google e sottolineando come l’azienda affronti “una competizione intensa” da altri giganti tecnologici come Amazon, Meta e TikTok in questo mercato più ampio, come riportato dall’analista delle politiche dell’Open Markets Institute, Karina Montoya. Tuttavia, durante il contro-interrogatorio, Teitelbaum ha messo in discussione la credibilità di Israel, definendolo un “esperto seriale” chiamato da aziende che affrontano sfide antitrust, il quale “trova sempre un modo per giustificare la definizione di mercato.”
Questo scambio ha portato molti ad osservare che la strategia di difesa di Google potrebbe non essere in grado di superare le preoccupazioni legate alla credibilità dei testimoni presentati. Teitelbaum ha persino citato passati giudizi in cui la testimonianza di Israel era stata descritta come “non credibile” e basata su “falsi presupposti,” rafforzando la diffidenza nei suoi confronti. L’avvocato del DOJ ha quindi sottolineato che “80 percento” del reddito di Israel proviene dall’offrire questa forma di testimonianza per aziende come Jet Blue e Kroger-Albertsons, insinuando che le sue opinioni potrebbero essere influenzate finanziariamente.
La situazione ha sollevato ulteriori dubbi sulle sue motivazioni, rendendo evidente che Google è pronta a investire in “testimoni di prestigio,” ma non senza rischi. “Non sembra una buona immagine,” ha osservato un commentatore, suggerendo che i tentativi di Google di presentarsi come un giocatore giusto nel panorama pubblicitario possano essere compromessi dall’apparente conflitto di interessi dei suoi esperti.
In aggiunta a questi eventi, l’azienda ha cercato di presentare testimoni come Courtney Caldwell, il CEO di una piccola impresa che ha ricevuto un finanziamento da Google, per sostenere che una vittoria del DOJ potrebbe danneggiare le piccole aziende. Tuttavia, la prova offerta da Caldwell è stata interpretata come un tentativo di fare pubblicità per Google piuttosto che un autentico contributo al caso.
Critiche alle strategie di difesa di Google
Implicazioni delle prove interne di Google
Durante il processo, le prove emerse dai documenti interni di Google hanno rivelato affermazioni inquietanti che potrebbero influenzare la decisione del giudice Brinkema. Un commento di David Rosenblatt, ex presidente della pubblicità display di Google, risalente al 2008, ha affermato che sarebbe “necessario un atto di Dio” per indurre le aziende a cambiare piattaforma pubblicitaria a causa degli elevati costi di switching. Questa osservazione suggerisce non solo una consapevolezza interna dell’elevata barriera all’uscita dal sistema pubblicitario di Google, ma anche un potenziale intento monopolistico.
Inoltre, durante una presentazione nel 2009, Rosenblatt aveva sottolineato che l’acquisizione di DoubleClick per Publishers avrebbe permesso a Google di agire come “il New York Stock Exchange”, posizionandola in modo da monitorare ogni vendita pubblicitaria e trasformando la pubblicità display “in quello che Google ha fatto per le ricerche”. Questo tipo di dichiarazione, sebbene risalente, potrebbe contribuire a delineare un modello strategico di Google volto a ostacolare la concorrenza.
Un’ulteriore prova scritta da Neal Mohan, attuale CEO di YouTube, in un’email del 2010, suggerisce di “parcheggiare” un rivale con una forte trazione per garantire il predominio di Google nel mercato della pubblicità display. Questa ammissione tocca direttamente le accuse secondo cui Google potrebbe aver adottato pratiche anti-competitive per soffocare la concorrenza.
Le dichiarazioni di Google e le sue pratiche aziendali sono state esaminate da vicino, e le prove interne potrebbero minare la sua posizione di difesa, evidenziando l’intento di monopolizzare il mercato della tecnologia pubblicitaria. Le testimonianze di testimoni contrari e le prove interne potrebbero costituire la base per la decisione finale del giudice. È evidente che questi elementi potrebbero rendere difficile per Google sostenere di operare in un mercato competitivo, soprattutto per quanto riguarda l’impatto negativo sulle pubblicazioni giornalistiche nella crisi attuale delle notizie.
Implicazioni delle prove interne di Google
Prospettive future e possibili ricorsi legali
Nonostante il clima incerto del processo, è già atteso che Google si prepari a un possibile ricorso legale se il Dipartimento di Giustizia dovesse avere la meglio. La situazione attuale sottolinea che, indipendentemente dall’esito, il percorso legale per affrontare le preoccupazioni antitrust è lungo e complesso. Google CEO Sundar Pichai ha recentemente minimizzato l’impatto immediato che questo processo o una potenziale sconfitta potrebbero avere sul business dell’azienda, affermando che “ci vorrà tempo perché il tutto si sviluppi”. Pichai ha aggiunto che in passato è stato necessario un intero quadriennio per rovesciare una multa dell’Unione Europea da 1,7 miliardi di dollari, evidenziando quanto possano essere prolungate e complesse le dispute legali.
Facendo eco a questo, Google ha sollecitato il giudice Brinkema a concludere che “lontano da effetti anti-competitivi, il comportamento di Google in questo caso ha portato a una maggiore scelta per i consumatori, a un aumento drammatico dell’offerta, a una riduzione dei prezzi e a maggiori opportunità per imprese di tutte le dimensioni, in particolare per le piccole aziende.” Queste affermazioni mirano a dipingere un quadro positivo del ruolo di Google nel mercato, cercando di contrastare le accuse di pratiche monopolistiche.
Google ha avvertito che una vittoria del DOJ potrebbe “minacciare di interrompere e ostacolare i milioni di business, in particolare le piccole imprese, che dipendono da un ecosistema molto complesso che per 16 anni ha costantemente migliorato per soddisfare le loro esigenze.” Queste osservazioni testimoniano la strategia difensiva dell’azienda, che punta a dissuadere il giudice da qualsiasi azione che potrebbe compromettere la sua operatività.
L’analisi di esperti e osservatori suggerisce che, mentre Google prova a difendersi dai vari attacchi, il giudice Brinkema avrà in considerazione le testimonianze e le prove emerse per dictare il verdetto. In ultima analisi, la questione di come le pratiche di Google impattano il panorama pubblicitario e, più ampiamente, il mercato della pubblicità digitale sarà centrale nella decisione finale, la quale potrebbe avere ripercussioni durature su tutta l’industria e sull’approccio giuridico verso il monopolio tecnologico in futuro.
Prospettive future e possibili ricorsi legali
Nonostante il clima incerto del processo, è già atteso che Google si prepari a un possibile ricorso legale se il Dipartimento di Giustizia dovesse avere la meglio. La situazione attuale sottolinea che, indipendentemente dall’esito, il percorso legale per affrontare le preoccupazioni antitrust è lungo e complesso. Google CEO Sundar Pichai ha recentemente minimizzato l’impatto immediato che questo processo o una potenziale sconfitta potrebbero avere sul business dell’azienda, affermando che “ci vorrà tempo perché il tutto si sviluppi”. Pichai ha aggiunto che in passato è stato necessario un intero quadriennio per rovesciare una multa dell’Unione Europea da 1,7 miliardi di dollari, evidenziando quanto possano essere prolungate e complesse le dispute legali.
Facendo eco a questo, Google ha sollecitato il giudice Brinkema a concludere che “lontano da effetti anti-competitivi, il comportamento di Google in questo caso ha portato a una maggiore scelta per i consumatori, a un aumento drammatico dell’offerta, a una riduzione dei prezzi e a maggiori opportunità per imprese di tutte le dimensioni, in particolare per le piccole aziende.” Queste affermazioni mirano a dipingere un quadro positivo del ruolo di Google nel mercato, cercando di contrastare le accuse di pratiche monopolistiche.
Google ha avvertito che una vittoria del DOJ potrebbe “minacciare di interrompere e ostacolare i milioni di business, in particolare le piccole imprese, che dipendono da un ecosistema molto complesso che per 16 anni ha costantemente migliorato per soddisfare le loro esigenze.” Queste osservazioni testimoniano la strategia difensiva dell’azienda, che punta a dissuadere il giudice da qualsiasi azione che potrebbe compromettere la sua operatività.
L’analisi di esperti e osservatori suggerisce che, mentre Google prova a difendersi dai vari attacchi, il giudice Brinkema avrà in considerazione le testimonianze e le prove emerse per dictare il verdetto. In ultima analisi, la questione di come le pratiche di Google impattano il panorama pubblicitario e, più ampiamente, il mercato della pubblicità digitale sarà centrale nella decisione finale, la quale potrebbe avere ripercussioni durature su tutta l’industria e sull’approccio giuridico verso il monopolio tecnologico in futuro.